La leggerezza del leggere

invasione

Inizia oggi a Ivrea La grande invasione, la prima edizione del festival della lettura organizzato da minimum fax e Galleria del libro in collaborazione con l’associazione Liberi di scegliere. Pubblichiamo la riflessione che Marco Cassini e Gianmario Pilo hanno scritto per presentarla. 

di Marco Cassini e Gianmario Pilo

Nei mesi passati a immaginare La grande invasione abbiamo pensato alla parola “leggerezza” come alla sostantivazione del verbo leggere.

Leggerezza è dunque per noi l’atto, anzi la sostanza stessa del leggere.

Qui vogliamo affrontare il tema della lettura con una leggerezza che non vuol dire né sbadataggine né mancanza di serietà: siamo molto seri e molto concentrati nel volerci divertire, nel voler condividere un testo, e il piacere della sua lettura.

Vogliamo vivere con voi, con noi, un incanto: la sensualità della parola ­– letta, ascoltata, analizzata, scelta, tradotta, interpretata, commentata, assaggiata, cantata.

Per quattro giorni ci divertiremo, e quello che ad alcuni può sembrare anomalo o nuovo è che ci divertiremo con i libri, e grazie ai libri. Una casa editrice e una libreria si sono incontrate e hanno messo intorno a un tavolo, e intorno a un’idea, tante realtà: piccole e grandi, locali e nazionali, pubbliche e private; e tutte hanno aderito con entusiasmo alla creazione di questo festival, che di entusiasmo è fatto e si nutre. Nella nostra idea, è una invasione (pacifica, s’intende) dei libri nella città, nella vita di ciascuno di noi, nel nostro tempo.

Sentiamo dire da sempre che si legge poco, troppo poco. Molti se ne lamentano (ed è giusto nutrire una viva preoccupazione per questo fenomeno) ma sembrano aspettare risposte, o soluzioni, dall’alto. A noi piace cercarle dal basso, tra la gente, fra i lettori giovani o meno giovani, nelle strade e nelle scuole, in rete e in libreria, al bar o all’enoteca, in viaggio e a casa. La grande invasione ha l’ambizione di essere una piccola significativa risposta, nei modi e con lo spirito che ci sono vicini.

Già da tempo parliamo di questa come “la prima edizione del festival”, perché sappiamo che continuerà. Vorremmo che questa esperienza lasciasse un segno, e che fosse un segno.

Un segno che questa leggerezza pesa.

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