Caro Marcel
Caro Marcel,
ho finito di leggere il tuo manoscritto “Alla ricerca del tempo perduto”, che mi hai sottoposto per la pubblicazione. Mi scuso vivamente per il fatto che questa risposta arrivi dopo la tua sopravvenuta morte. Sono stato incasinato, mi cospargo il capo di cenere.
D’altra parte i tuoi quaderni assommano a circa 3000 pagine, di scrittura molto densa, “letteraria”, e non è stato facile individuare l’inizio e la fine dei diversi libri (oltre al fatto che molti personaggi cambiano nome, si perdono di vista, ecc….). In generale c’è una forte componente saggistica, che non facilita le cose. Sinceramente l’ho letto integralmente perché sei tu.
Ma veniamo al punto senza ulteriore indugio. Da editore io vedo nel tuo libro un possibile “memoir”. Come tale avrebbe la sua vendibilità, lavorandoci a dovere. La proposta che ho elaborato è di ridurre il materiale eliminando alcune parti più faticose e facendo uscire la “storia”: innanzitutto, penso alle lunghe parti saggistiche e moralistiche, anche interessanti, ma che in Italia come si sa non funzionano; eliminerei anche tutte le feste e ricevimenti, facendone una sola scena (credo siano 1500 pagine); poi ci sono le altre ripetizioni: alcune vicende sono raccontate più di una volta, altre si assomigliano, sembrano come ripetersi, non è chiaro perché.
Ora: abbreviando la parte sull’infanzia, asciugando le riflessioni di poetica e estraendo magari la storia d’amore con Albertine, che emotivamente coinvolge, ma raccontandola una sola volta, abbiamo pensato che potrebbe uscirne, grosso modo, un volume di 3-400 pagine massimo.
Mi rendo conto che proporti una riscrittura, date le tue attuali condizioni, è problematico. Ma sarò del tutto sincero, Marcel: il problema è un altro. Abbiamo sottoposto l’idea al commerciale, che non è convinto di puntare su questo tipo di libro. Anche come scelta di “catalogo” ci pare troppo azzardata, troppo lontana dai gusti del pubblico, forse con poco futuro. La trama appare comunque esigua.
I riferimenti musicali (Wagner, Fauré ecc.), letterari (Racine, D’Annunzio), filosofici (Kant, Schopenhauer, ecc.) architettonici eccetera, andrebbero comunque modificati,magari attualizzati, o piuttostoeliminati. Ma io per primo mi rendo conto che questo snaturerebbe il senso del tuo lavoro, che va in una direzione anche interessante, poco battuta. Perciò mi vedo costretto a respingere la tua proposta, facendoti i migliori auguri postumi.
(Ci tengo a precisare che questo non è un giudizio, semmai sono le mie impressioni soggettive. In tutta sincerità, essendo passato molto tempo, mi pare che la storia mi stia dando ragione. Ma per massima trasparenza ti allego integralmente i giudizi forniti dai nostri consulenti:
- “Scrittura pantagruelica, sicuramente interessante. Comunque: da rivedere!”
- “Un uomo non sa se dispiacersi o no per la morte di una ex di cui non sa se lo amasse o no. Boh. (Wagner!?)”
- “Scrittura saggistica, con continui riferimenti alla tematica gender (molti personaggi bisessuali). Qualche bella pagina sulla guerra e sull’antisemitismo. Ma poi soprattutto regine, marchese, lunghe descrizioni di feste, dipinti e quartetti d’archi, parentesi di 20 righe ecc… 3000 pagine: anche no.”
- “Diversi capitoli iniziano con la solita stanza vuota con luce che filtra dalle tapparelle: non passerebbe un corso di scrittura.”
- “Per l’ampiezza e il disegno ricorda “La mia lotta” di Knausgard. Ma senza leggibilità.”
- “La mamma non viene a dargli il bacio della buona notte e lui si lamenta per 30 pagine. Mi sono fermato qui. Puerile.”
- “Notevoli alcuni passaggi sulla memoria, ma non mi ci immedesimo. Narratore e personaggi irritanti, contorti, onanismo intellettuale.”
- “No.”)
Paolo Pecere è nato a Roma (1975), dove vive. Nel 2000 si è laureato in Estetica, nel 2004 ha conseguito il dottorato di ricerca in Logica ed epistemologia (La Sapienza, Roma) e dal 2005 è ricercatore di Storia della filosofia presso l’Università di Cassino. Ha pubblicato volumi e articoli sui rapporti tra filosofia, scienze della natura e psicologia in età moderna e contemporanea. Tra i suoi libri La filosofia della natura in Kant (Edizioni di Pagina 2009) e Meccanica quantistica rappresentazione realtà. Un dialogo tra fisica e filosofia (con N. Argentieri e A. Bassi, Bibliopolis 2012). Ha in preparazione il volume Coscienza e natura. Un itinerario da Descartes alle neuroscienze (Carocci 2014). Scrive di letteratura, cinema e altre passioni, collaborando stabilmente con il supplemento culturale Orwell del quotidiano Pubblico. Con minimum fax ha pubblicato, insieme a Lucio Del Corso, L’anello che non tiene. Tolkien tra letteratura e mistificazione (2003). Dal 2011 ha iniziato un progetto intitolato Dalla parte di Alice. La coscienza e l’immaginario, di cui minima&moralia pubblica alcune parti inedite.
Gioco interessante e spero più ironico di quel che appare, sul perché oggi il più grande romanzo di tutti i tempi non sarebbe pubblicato da nessuno.
Come divertissement può anche far sorridere (soprattutto la parte con i commenti dei consulenti), ma non capisco bene il senso dell’operazione… Forse c’è un sottotesto che non colgo…
Meno male che poi Marcel non si arrese e procedette alla tanto vituperata pubblicazione a proprie spese.
Mai l’hai mai sentito nominare Umberto Eco?
Mi rendo conto che proporti una riscrittura, date le tue attuali condizioni, è problematico.
Questa vale tutto!