Bazarov
di Marco Mantello
Sono il figlio di Gianni Morandi
e ho fondato un gruppetto di amici
che suoniamo E qualcosa rimane
Sono il figlio adottivo di Agnelli
ho un fratello e portiamo i gemelli
a conoscere fabbriche tante
quanti sono i sonetti di Guido
e gli inferni del prossimo Dante
Sono il figlio di Giorgio Almirante
e da piccolo mi ero convinto
che la razza fosse un pesce variopinto
Sono il figlio di un giudice buono
e mi chiamo con il nome di mio nonno
sono il figlio di un prototipo sudista
di bracciante, contadino, emigrante
simboleggio la pittura divisionista
e mi chiamo pure io
con il nome di mio nonno
Sono il figlio del pane e del vino
e non c`era nessun modo di fondare
una setta o un giornalino
Sono il figlio di una multinazionale
e ora scrivo sul corriere e l`unità
proponendo a tutti i figli di papà
di ammazzarsi nei bagni di scuola
ma senza urlare
Sono il figlio di un ristoratore
e mi porto la mia bionda sul bancone
con la Roma o la Lazio nel cuore
ed il prossimo viaggio in Brasile
Sono il figlio di un prete
sono il male che vive
sulla tua faccia uguale
sono nato il trentadue di aprile
con un pallido anello nuziale
infilzato alla carne viva
Sono il figlio di un editore
e di una scopata estiva
sono il figlio di un maggiore
che la notte va a dormire
e da quando ho sedici anni
l`accademia è la scelta migliore
che dovessi mai fare
Sono il figlio di un giornalista
sono il figlio di un imprenditore
sono il figlio del sole
sono il figlio di un fiore
e di un consiglio di amministrazione
sono il figlio di un post virale
sono figlio di un caporale
Certe sere scrivo pure la poesia
certi giorni vado a sciare da solo
e con occhi da sempre discreti
mi ripeto sulla scrivania
raccomandano anche i poeti
funzionari di una nuova nostalgia
per qualcosa che piove dal cielo
Sono il figlio di una col velo
e domani me ne torno a casa mia
Sono l`unico figlio rimasto
di un insieme di quattro esemplari
sono nato da un rimpasto
nelle umide campagne elettorali
che mio padre teneva lì a Vasto
e da quando mi sono schiantato
con la mia motoretta arancione
l`hanno scritto sulle pagine locali
della sua disperazione
Sono il figlio di un bambino impomatato
e mi pagano quattro diarie
per pulire il sorriso da carie
la palestra coi bagni in ufficio
certi giorni trovi pure il dentifricio
Sono il figlio di un calciatore
ma il talento ha fatto sì
che il mio caro genitore
sia de sempre il padre di,
o al massimo, l`allenatore
Sono il figlio di uno che sa
come vanno gli attacchi di cuore
se rimani chiuso dentro un ascensore
a parlare di libertà alle porte
Sono il figlio di un figlio minore
sono il figlio dei figli mai nati
che dal coccio ateniese alle banche
sono in grado di fare il tuo nome
e si bruciano nei limiti previsti
dalla ragione sociale
dal sentimento personale
da un articolo del codice penale
Sono il figlio di un`intera società
che si fonda sui salotti e l`amicizia
sono il figlio dell`invidia degli altri
e di una legge sull`immondizia
Sono il figlio dei condonati
Ma ti giuro che non serve penzolare
sulla quercia millenaria come un pupazzo
sul pisello innalzato a pregare dio
nella cosa che esce dal ventre e vive
in tutto l`odio che non è tuo, ma di chi lo scrive
Io non sono neppure i vent`anni
passati a Roma al di là di un chiosco
con tutti i gramsci e gli alemanni, coi cappellini
dei soli figli che riconosco, intelligenti o cretini,
adottivi o in vitro, fatti a casa o in ospedale,
sui tassì e sui tavoli degli uffici
e su androni terrazze e scale
in quel libro terribile di Dessì
che leggevi come un disertore
assieme al figlio di un professore
destinato alla carriera di dittatore.
Perché alla fine lo sai, quello che sei davvero
dal volto pallido e sempre amato
di adolescente un po` invecchiato
con quell`aria purissima e attiva
la faccia ebete e mai cattiva
Il compromesso con la realtà
la fidanzata che lo tradiva
e il fattore di rischio, verso i quaranta,
per il prossimo figlio che sputerà
sulle foto di mamma e papà