Zerocalcare da MAXXI – Rebibbia è pop

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di Simone Tribuzio

La cosa buffa è che pensavo in partenza di fare una storia di zombi (Dodici, ndr), e in realtà sempre più mi sono accorto che ci sono pochissimi zombi e che stavo facendo una storia sul mio quartiere. È una cosa che faccio inconsapevolmente. Mi trovo sempre a raccontare le cose che conosco, piuttosto che a lavorare di fantasia. È una mia dichiarazione d’amore per Rebibbia.” Zerocalcare

Prodotta da Minimondi eventi e dal MAXXI stesso, la retrospettiva Scavare fossati, nutrire coccodrilli si pone l’obiettivo di contenere tutte le opere giovanili di Zerocalcare, venute prima della fase attuale di autore di fumetti e graphic novel per Bao publishing. La mostra è aperta al pubblico dallo scorso 10 novembre 2018, per chiudere il 31 marzo 2019.

Così il museo nazionale delle arti del XXI secolo ospita svariate locandine opere per concerti punk locali, manifestazioni, eventi culturali, centri sociali (luogo votato dall’artista come il più formativo della sua vita) e per contestazioni contro le più sinistre forze politiche del nostro Paese. Ma quel che più ne viene fuori è un ritratto per niente ingessato dallo spazio museale che lo circonda, anzi: gli esordi di Zerocalcare guidano il visitatore/lettore in una dimensione informale che ben si presta all’immaginario e alla visione del fumettista nato ad Arezzo ma residente – da sempre – nel quartiere romano di Rebibbia.

La mostra è divisa in quattro aree: “Pop”, “Lotte e resistenze”, “Non-reportage” e “Tribù”.

Pop è la sezione in cui viene mostrato il rapporto che ha Zerocalcare con le icone della cultura mainstream: ecco dunque i videogiochi (gameboy e cabinato su tutti), l’ondata di anime e manga che ha imperversato tra la fine degli anni ’80 e l’inizio dei ’90, e Jurassic Park di Spielberg: il primo amore che spinge il piccolo Zerocalcare a seguire gli studi da paleontologo. Salvo poi vanificarsi tutto perché lo studio non fa per Michele Rech.

Ma personaggi come Pegasus (di Saint Seya per il lettori del manga, e per i fan dell’anime I cavalieri dello zodiaco); i mecha che hanno reso gloriosa la stagione dei robottoni giapponesi e il peluche Uan, risultano in realtà d’essere dei felici ed evanescenti spauracchi di una generazione nata già precaria, ma inconsapevole d’esserlo. Perché è dagli anni 2000 che dovranno fare i conti con una società collassata su se stessa a causa della crisi economica globale, in cerca delle ultime briciole rimaste e di contratti lavorativi non proprio dei più appaganti (ma favorevoli piuttosto allo sfruttamento legalizzato).

Quelle delle icone anni ’80 restano dei palliativi di una generazione ingrigita, dequalificata e privata dei diritti sociali e umani conquistati in passato dai loro padri. Zerocalcare imprime su carta questi sentimenti e con una sincerità spiazzante e il più delle volte dalle tinte malinconiche.

Il fumetto vero e proprio avevo iniziato a farlo nel 2003, sulla spinta degli eventi del G8 di Genova. Non subito dopo, perché allora avevo 17 anni ed ero superscosso da quello che era successo, ma più ancora mi colpì un anno e mezzo dopo, quand oci furono gli arresti per devastazione e saccheggio, con una pena fino a 15 nni di carcere. […] Prima di questo l’unico fumetto che avessi mai fatto era una storia che avevo scritto e disegnata da ragazzino, a 14 anni: raccontava l’occupazione, da parte di Paperino e dei Bassotti, del deposito di zio Paperone per farne un centro sociale, con Basettoni che cercava di sgomberarli. Ovviamente ho disegnato solo le prime pagine, e temo proprio che ormai sia andata perduta.

In “Lotte e resistenze” emerge il ritratto di un ragazzino che a quattordici anni ebbe un’illuminazione sulla via di Damasco grazie a un concerto dei Chumbawamba. Un live nato e gestito grazie agli operatori dei centri sociali romani. Attraverso la visione di locandine sulle occupazioni, e contro le violenze di matrice nazifascista, si può scorrere la vita formativa del fumettista romano già sensibile e conscio della conquista dei diritti e di episodi di portata nazionale.

Una reazione che ancora oggi manifesta davanti alle ingiustizie sociali: una delle tante riguarda Renato Biagetti, ragazzo pestato e ucciso da militanti fascisti a Focene. Non manca un commento redazionale sincero di un compagno come Claudio Calia – di lavoro e di lotta sociale – che ricostruisce certosino gli eventi della formazione e dell’incontro avuto con il fumettista di Rebibbia.

Tra le diverse, “Non-reportage” è probabilmente la sezione più di ampio respiro, se non quella che fa emergere i conflitti fuori dai nostri confini e di cui nessun organo di stampa ne parla con la dovuta – perché vi scarseggia del tutto – conoscenza degli argomenti. Gli stessi che ai nostri occhi appaiono sbiaditi e lontani dal mondo occidentale in cui viviamo, ma prontissimi a scattare in piedi per la commozione davanti alle stragi nella nostra culla europea. A ergersi come portavoce sono i racconti poi contenuti nel volume Kobane Calling, con ben duecento pagine inedite sulla lotta curda contro lo Stato Islamico al confine turco-siriano. Un racconto che brilla per sincerità e passione tanto da ottenere nel 2017 un premio Attilio Micheluzzi – categoria miglior fumetto – al Comicon di Napoli.

Qui si fa più ampio il discorso di sensibilizzazione che Zerocalcare conduce sugli scontri tra manifestanti e le forze armate, avvenuti durante il G8 di Genova nel 2001: un’esperienza talmente totalizzante che lo spingerà successivamente alla realizzazione di materiali per le manifestazioni di cui abbraccia la causa e in primis da libero cittadino. Più la storia per il decennale intitolata A.F.A.B. esposta e presente nel catalogo.

“Tribù” chiude il viaggio nella memoria di Zerocalcare esordiente, proponendo al pubblico una vasta galleria di locandine e manifesti dei concerti punk locali a cui partecipava come pubblico e illustratore. Una riflessione sulla passione quale è quella della musica, vero e proprio moto di aggregazioni tra più parti. Un racconto affrontato sempre e nella maniera più viscerale dall’autore.

Quello che è più evidente è che le tribù che incontra Zerocalcare sono le stesse con cui abbiamo a che fare nella vita di tutti i giorni, perché in fondo siamo noi stessi e in primis ad esserlo, qualunque sia l’estrazione sociale da cui proveniamo. Il catalogo della mostra è di pregio a livello cartotecnico poiché presenta infine una cronistoria scritta da un esaustivo Oscar Glioti (curatore scientifico). Senza trascurare la storia pieghevole verso metà catalogo.

L’esposizione intitolata Scavare fossati, nutrire coccodrilli, fortemente voluta dal MAXXI e da Minimondi eventi, serve un ritratto completo e sincero di un artista prima della consacrazione avvenuta nel settore “graphic novel”; e prima ancora che le sue illustrazioni sarebbero poi finite sulle copertine dei quotidiani e dei periodici nazionali.

Tutte le dichiarazioni dell’autore provengono dal volume Lezioni di fumetto – Zerocalcare, ComicOut, 2013, intervista di e curata da Laura Scarpa.

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