Pranzi di famiglia, il nuovo romanzo di Romana Petri

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Pubblichiamo un pezzo uscito su Robinson, l’inserto culturale di Repubblica, che ringraziamo.

Ci sono, in certi romanzi, personaggi che si impongono con una forza tale da stare stretti dentro i confini del libro dentro cui sono nati: è così che vengono fuori nuove storie da costole delle precedenti, testi che raddoppiano se letti insieme ma capaci anche di vita autonoma.

Dalla lettura di Ovunque io sia restava Maria do Ceu, spigolosa madre di tre figli e attaccata alla primogenita, Rita, nata con una malformazione al viso. Adesso Romana Petri torna con un nuovo romanzo, sempre di ambientazione portoghese, scegliendo di raccontarla ancora, stavolta non sulla scena ma per sottrazione, attraverso gli effetti della sua morte e gli avvenimenti che scatena.

Pranzi di famiglia si apre così, con Maria che muore il quindici novembre, al mattino presto, in ospedale, senza un familiare accanto; non è presente nessuno dei suoi figli, che pure si davano il cambio per non lasciarla sola. C’è soltanto un’infermiera che registra l’evento con freddezza: mancanza di ossigeno, sussulti, il decesso. In pochi minuti e nel giro di poche righe Maria do Ceu non c’è più, ed è allora che comincia a esserci, con la sua ombra lunga che si allunga sulle vicende degli altri.

Pranzi di famiglia entra nella tradizione dei romanzi che si aprono con la morte del patriarca (o della matriarca, come Teresa Uzeda di Francalanza che scompare all’inizio dei Viceré) e raccontano cosa accade quando una colonna cade giù smettendo di sorreggere quello che c’era da sorreggere e di nascondere quello che c’era da nascondere. Che ne sarà di Rita, “una ragazza di trent’anni sempre furibonda, con quei nervi tanto a pezzi che per farli saltare in aria bastava niente”, minuscola cavalletta di quaranta chili scarsi capace di diventare tutta bocca, tutta un unico urlo?

Rita è la figlia che ha vissuto perché era la madre a tenerla attaccata alla vita, il suo viso deforme è stato tenacemente “riparato” da quindici operazioni a cranio aperto e lei è cresciuta odiando i normali, i sani, a partire dalla sorella Joana, bellissima e corteggiata dai ragazzi (ma li avrebbe volentieri dati tutti a Rita, per sedare il senso di colpa di non essere lei la malata).

Intanto l’altro figlio, Vasco, di fronte alla morte resta paralizzato dal tempo che non ha passato insieme alla madre, un tempo che improvvisamente pesa come sempre pesano i giorni mancati.Infine c’è Tiago, il padre di tutti e tre, sposato con Marta, la donna per la quale ha abbandonato la famiglia: quando compie sessantacinque anni è lei a voler chiamare per invitarli a pranzo, e “come per ogni compleanno, tutti vennero colti da una strana febbre che costruiva e distruggeva insieme.”

Romana Petri sa guardare dentro le famiglie e raccontarle come labirinti dentro cui si perdono tutti, nessuno escluso; è una scrittrice che conosce ogni particolare dei personaggi che crea e li rende credibili, vivi, con la serrata eleganza di una scrittura che nasce insieme ai fatti e da quelli procede per fare i conti con i segreti e la memoria.

Pranzi di famiglia è un romanzo irresistibile per l’intimità che costruisce con i personaggi e l’esattezza con cui incastra corpi, luoghi e desideri, seguendo il ritmo misterioso degli appuntamenti a tavola, quelli in cui le famiglie dovrebbero svelarsi tutto e finiscono per non confessarsi nulla rimandando al prossimo pasto, e poi al prossimo ancora. Tutto ciò che sappiamo della verità è che dobbiamo ancora dircela, sottintende ogni capitolo, ma intanto “è bello mangiare tutti insieme. Non sai mai di chi stai masticando i pensieri.”

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