Ricordando Nadine Gordimer

Il 13 luglio è morta Nadine Gordimer. La ricordiamo con un’intervista di Giuliano Battiston pubblicata su il manifesto nel 2008.

Come racconta in uno dei saggi raccolti in Vivere nell’interregno, Nadine Gordimer ha cominciato a scrivere quando aveva appena nove o dieci anni, e lo fece con “un atto senza responsabilità”. Con il passare degli anni, però, grazie all’“apparentemente esoterica speleologia del dubbio, guidata da Kafka più che da Marx”, questa scrittrice naturale – dotata della capacità di cogliere nelle vite degli altri “vapori di verità condensata” e, “come un dito che disegna su un vetro”, di scriverne la storia – ha cominciato a riconoscere la vergognosa politica razzista del governo sudafricano, e a interrogarsi sul paradosso che lega il regno dell’immaginazione creativa a quello dell’impegno sociale. Infatti, più si immergeva nel primo, “per attraversare gli abissi dell’aleatorio e assoggettarli alle parole”, e più i suoi libri si caricavano inaspettatamente di valenza politica; più si abbandonava, senza resistenza, al soggetto da cui veniva scelta – perché, come spiega, ogni scrittore è scelto dal suo tema, e non viceversa – e più la sua scrittura diventava un potente e sensibile scandaglio delle contraddizioni del Sudafrica.

Da Sankara a Obama l’americano, l’Africa ritrovata di Mabanckou

Roma – Le luci di Pointe-Noire (66tha2nd, 246 pagine, traduzione di Federica Di Lella e Giuseppe Girimonti Greco) è qualcosa di più di un reportage intimo sulla strada del ritorno a casa. Alain Mabanckou restituisce con leggerezza ed emozione tutta la complessità di una vita africana. Tornato dopo molti anni nella sua città natale, su invito dell’Institut Français per un ciclo di conferenze, si dedica alla scrittura di un libro che scava nelle memorie dell’infanzia congolese. Avvertiamo la solitudine e il senso di straniamento dell’anima migrante: «Sono una cicogna nera le cui peregrinazioni sono talmente lunghe che ormai superano la durata media della vita umana. Mi sforzo di trovare qualche buona ragione per amare questa città, pur così scomposta e deformata. E intanto lei, vecchia amante, fedele come il cane di Ulisse, mi tende le sue lunghe braccia stanche, mi mostra giorno dopo giorno le sue profonde ferite, come se potessi sanarle con la bacchetta magica».

Tempo di imparare

Questo pezzo è uscito sulla rivista Gli Asini di Federica Lucchesini A volte per i libri non è sbagliato parlare di “uso”. Ce ne sono così tanti, buoni e meno, che chiedersi di uno quali pensieri e intenzioni ci lasci formulare e quali discorsi ci lasci mettere in opera, può essere un criterio critico non […]

Discorsi sul metodo – 6: Maylis de Kerangal

Maylis de Kerangal è nata a Le Havre nel 1967. Il suo ultimo libro pubblicato in Italia è Nascita di un ponte (Feltrinelli 2013)

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Quante ore lavori al giorno e quante battute esigi da una sessione di scrittura?

Nei periodi di scrittura intensa quando sono “sotto” scrivo otto ore al giorno anche nove. Nei periodi di “messa in moto” tengo un ritmo più lasso, faccio anche altre cose, lascio che l’idea del libro cresca.
Non ho un limite minimo o massimo di battute, ma la verità è che in una giornata standard se non ho fatto almento tre pagine – nel formato che uso 4500 battute – non sono per niente contenta. Quando poi, dopo 4-5 mesi della suddetta “messa in moto” entro veramente nella produzione del libro, quando, come si dice “il cavallo sente la stalla”, allora devo fare dalle 8000 alle 10‘000 battute al giorno, e ne farei di più, a volte vado avanti anche tutta la notte ma ho imparato anche a interrompere deliberatamente per ripartire più forte il giorno dopo.

Borges e i mondi paralleli del Don Chisciotte

di Lisa Orlando 

Pierre Menard (autore del Don Quijote de la Mancha) è un racconto scritto da Borges nel 1944. Lo scrittore argentino immaginò, in rispondenza a quella sua singolare idea di prolificazione del possibile e dell’impossibile, di un fantomatico scrittore francese (chiamato Pierre Menard) che, a un certo punto, iniziò a riscrivere parte del Don Chisciotte. Borges, si premurò di precisare che Menard non voleva copiare l’opera di Cervantes, ovvero trascriverla in modo meccanico, ma produrre, per mirabile ambizione, “delle pagine che coincidessero, parola per parola e linea per linea“ con l’opera originale.  Assolutamente non un altro Chisciotte; come spiegò Borges, Menard volle comporre il Chisciotte.

Il lungo sguardo di Elizabeth Jane Howard sulla vita a due

Pubblichiamo un articolo di Annalena Benini apparso su Il Foglio ringraziando l’autrice e la testata.

di Annalena Benini

Sua madre, che buttava via tutte le lettere della figlia ma conservava quelle dei fratelli maschi, e che non la mandò a scuola perché non la considerava abbastanza intelligente, le disse due cose soltanto, due insegnamenti per l’età adulta: “Non rifiutare mai tuo marito” e “Quando avrai un bambino, non devi fare rumore”. Non fare rumore per ventiquattr’ore quasi uccise Elizabeth Jane Howard, quando nacque la figlia Nicola e lei aveva vent’anni, sposata con il primo che passava per fuggire dal padre che a quindici anni la baciò alla francese, dalla madre che le ripeteva quanto fosse insignificante, stupida, bruttina (era già una scrittrice importante, premiata, famosa, un suo romanzo era diventato una serie televisiva, quando la madre rispose al fratello che ne lodava la scrittura: “Peccato che Jane non abbia niente da scrivere”).

Discorsi sul metodo – 5: Georgi Gospodinov, Vendela Vida

Georgi Gospodinov è nato a Yambol nel 1968. Il suo ultimo romanzo pubblicato in Italia è Fisica della malinconia (Voland 2013)

Quante ore lavori al giorno e quante battute esigi da una sessione di scrittura?

Sono uno scrittore pigro, lo dimostra il fatto che ho scritto due romanzi in dodici anni. Tra l’altro mi sono formato come poeta, mi considero ancora un poeta, e nella poesia questo tipo di approccio quantitativo funziona meno. Quando scrivo un romanzo, in ogni caso, sono quasi lento come con la poesia: comincio cercando di trovare una voce appropriata, ed è un processo lentissimo, cerco di seguire la voce andando avanti, facendola parlare, procedo senza editare, frase per frase, il suono della frase è tutto, ci si sposta sempre e solo frase per frase finché la linea si assesta, e da lì si genera il romanzo. Le ore di lavoro sono quindi variabili e non ho un limite minimo di battute, è più una ricerca, non avrebbe senso per me forzarla, l’importante è che proceda un poco ogni giorno. Sono consapevole che questo approccio si traduce in tempi di scrittura che per altri sarebbero inaccettabili.

Discorsi sul metodo – 4: Jonathan Lethem

Continuano i Discorsi sul metodo con gli ospiti del premio Gregor Von Rezzori – e, in questo caso, anche della sede fiorentina della NYU. Le precedenti interviste possono essere lette qui, qui e qui).

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Jonathan Lethem è nato a New York nel 1957. Il suo ultimo libro edito in Italia è I giardini dei dissidenti (Bompiani 2014)

Quante ore lavori al giorno e quante battute esigi da una sessione di scrittura?

Non conto più le ore né le battute, ma ho una regola semplice e inderogabile. La mia regola è: scrivi tutti i giorni. Se ogni giorno faccio qualcosa per il libro in lavorazione, che siano quarantacinque minuti o sei ore, che sia un paragrafo o due pagine, allora mi sento a posto con me stesso.

L’ultimo discorso di Thomas Mann

di Ubaldo Villani-Lubelli

Un congedo imprevisto dal proprio Paese. Il discorso Dolore e grandezza di Richard Wagner che Thomas Mann tenne il 10 febbraio del 1933 all’Università di Monaco fu l’ultima apparizione del grande scrittore tedesco in Germania prima dell’esilio. Nei giorni successivi all’incontro di Monaco, tenutosi in occasione del cinquantenario della morte di Wagner, Mann si recò ad Amsterdam, Bruxelles e Parigi per ripetere la stessa conferenza.

Nel frattempo gli eventi politici in Germania precipitarono. Già il 30 gennaio Hitler aveva giurato come Cancelliere. Ma l’evento che cambiò radicalmente gli equilibri fu l’incendio del Reichstag del 27 febbraio a cui seguironoil decreto che sospese molti diritti civili fondamentali, le libertà personali e d’espressione garantiti dalla costituzione della Repubblica di Weimar (1919) e, successivamente,il decreto dei pieni poteri (24 marzo) dopo che il 5 marzo Hitler aveva vinto le elezioni politiche. A quel punto il leader nazionalsocialista aveva instaurato la sua dittatura.

Da dove vengo

La rivista “Lo Straniero” ha lanciato un’inchiesta chiedendo a diversi scrittori italiani di raccontare attraverso quale percorso la storia del paese può aver fatto da ispirazione per i propri libri, “tenendo conto anche dell’intreccio tra le motivazioni pubbliche e quelle più personali”. Su questo numero sono usciti gli interventi di Giulio Angioni,  Paolo Cognetti, Pino […]