I “blue jeans” di Franceschini, ovvero come parlare (piuttosto male) della promozione della lettura in Italia

di Christian Raimo Qualche giorno fa, all’interno del Festival Libri Come, c’è stato un incontro tra il ministro della cultura Franceschini e vari rappresentanti del mondo dell’editoria. Era un incontro a porte chiuse, e sembrava potesse essere l’occasione per ragionare nel merito e non fare proclami, più confronti e meno lagne. A una quindicina di […]

Grecia: il vero e il crudele

di Francesca Coin
È stato proprio Varoufakis lo scorso novembre in un seminario sull’estetica della moneta tenuto a Berkeley a ricordare come la signora Thatcher fosse contrarissima all’euro. Proprio io, diceva, che sono stato a duecento manifestazioni contro di lei. Proprio io, mi trovo ora a citare la Thatcher. Era stata accolta con scetticismo, l’opposizione intransigente della Thatcher. Allora, solo lei si era opposta all’integrazione monetaria, ma la sua opposizione le era costata cara: prima le dimissioni del Ministro degli Esteri Geoffrey Howe, e poi le proprie nel novembre del 1990. Venticinque anni dopo le sue posizioni tornano ad essere oggetto di discussione, ironicamente da parte di quegli stessi critici della scuola neo-liberale a cui lei si ispirava per difendere la necessità di mantenere disperso il potere e decentralizzate le decisioni senza cedere la sovranità a “un super-stato […] che esercita un nuovo dominio da Bruxelles”

Chi più, chi meno. Sulla “buona scuola” e il 5xmille

di Maria Pia Donato Parliamo ancora un po’ della kermesse del 22 febbraio La scuola che cambia, cambia l’Italia di cui ha appena scritto Christian Raimo. Grandi attese, ma ancora una volta solo annunci e parole d’ordine, oltre che messinscena un po’ ipocrita. Per ora, la riforma della scuola si va sempre più profilando come […]

Humanities e Terzo settore. Come tenere insieme innovazione sociale e mondo della ricerca

Questo pezzo è uscito su L’Huffington Post. (Immagine: Peter Paul Rubens, Two Sleeping Children_1612-13 ca., The National Museum of Western Art, Tokyo) Proprio in questi giorni David Folkerts-Landau, capo economista di Deutsche Bank, ha ammesso che “per tenere unita l’eurozona abbiamo sacrificato un’intera generazione”. Nella sua durezza, per niente attenuata dal proposito di sincerità, l’affermazione si commenta […]

L’arrembaggio sgangherato dei fascio-leghisti

Una cancellata si è materializzata all’Esquilino, in un sabato mattina romano. Larga da marciapiede a marciapiede, costruita in stile barricata/puzzle, alta più o meno due metri e mezzo, con dentatura appuntita in cima. Ad occhio, un patchwork poco geometrico. È blu, dello stesso blu dei blindati della polizia che la sostengono, ed è piazzata all’imbocco di via Napoleone III, una delle tante strade che partono da piazza Vittorio Emanuele II, la piazza più grande di Roma, costruita dai “piemontesi” nel quartiere oggi pieno di botteghe indiane, bengalesi, cinesi. I passanti si soffermano, guardano oltre la griglia di ferro. Giornalisti e turisti scattano fotografie, residenti e commercianti la osservano prima con stupore, quindi con quella che sembra una crescente familiarità. Si finisce con l’abituarsi a tutto. Troppo larga per una porta di calcio, la cancellata potrebbe andar bene per una partita di pallavolo, non fosse per la dentatura in cima. La superficie irregolare del reticolo renderebbe pressoché impraticabile lo squash. Difficile attaccarci bigliettini o messaggi. I poliziotti se ne stanno nei blindati, a vigilare sul loro checkpoint-charlie-per-un-giorno.

Prendersi Roma

Questo pezzo è uscito su Pagina 99. (Immagine: The Sack of Rome, Johannes Lingelbach)

“Conquisteremo la vostra Roma, spezzeremo le croci e faremo schiave le vostre donne”, questa la minaccia dell’Isis. Non bastavano la “Grande bellezza” e il “Sacro Gra” a farla sentire sotto i riflettori dell’immaginario, anche se fuori fuoco e con uno sguardo stanco, – ecco che Roma si riscopre nel mirino della sicurezza, ecco che puntuale arriva l’ironia romanesca, ormai unico gergo nazionalpopolare. Dagospia raccoglie una lista di commenti degli abitanti. Sono tutte risposte ispirate a un giorno di ordinaria convivenza, dalla suocera al traffico a Equitalia, una ironia che vuole smontare l’impalcatura serissima della minaccia stendendo sui feroci proclami dell’Isis la protettiva e indulgente nebulosa di malesseri, affanni e pesi made in Rome, chiamando a protezione il cerchio gastrosessuale di battute che compone il primato comico di una città Roma che vorrebbe seppellire il mondo con una risata apparentemente leggiadra ma che rivendica come anticorpo contro i mali del pianeta una infastidita autarchia. “Pjamose Roma” diceva il Libanese di Romanzo Criminale, “prima però pensateci bene” è la sintesi della risposte all’Isis. Insomma la globalizzazione a Roma deve chiedere il permesso per entrare e casomai mettersi in fila. Ma non è sempre andata così, anzi.

La scomparsa di Raimondo Coga

Questo pezzo è uscito sulla “Gazzetta del Mezzogiorno”. Ringraziamo autore e testata. Di Oscar Iarussi Nel 2015 la casa editrice Dedalo raggiungerà il traguardo del mezzo secolo di attività, ma il fondatore Raimondo Coga – scomparso ieri mattina all’età di 79 anni – di certo avrebbe scoraggiato le celebrazioni. Era un uomo schivo e fattivo. […]

Tornare a Mare Nostrum per evitare altre tragedie

Pubblichiamo una riflessione di Francesco Anfossi uscita su Famiglia Cristiana, ringraziando l’autore e la testata.  (Foto: Paolo Grazioli)

di Francesco Anfossi

Contro la stupidità cinica e strumentale di certe affermazioni bastava l’evidenza dei fatti: nonostante la missione Mare Nostrum sia stata cancellata, i barconi della morte carichi di profughi continuano a partire dalle coste dell’Africa. I 366 morti del 3 ottobre 2013 non ci hanno insegnato niente. Niente. Ieri (l’altroieri per chi legge, ndr) l’ennesima tragedia, oltre trenta migranti hanno perso la vita assiderati o inghiottiti dalle onde alte nove metri nel Canale di Sicilia. E pensare che c’è chi parlava di navi adoperate come taxi, accampando un’equazione tanto orribile quanto stupida: mettiamo al bando i soccorsi, non partiranno più. E invece – casomai qualcuno avesse qualche dubbio –  i disperati partono lo stesso. Se vogliamo affrontare il dramma delle migrazioni dobbiamo partire da un punto fermo: l’umanità, il dovere di salvare uomini, donne, vecchi, bambini dalla morte in mare. Tutto il resto viene dopo. Altrimenti è solo pericolosa demagogia.

Mattarella, Napolitano, Tsipras, la sinistra, l’europa (e l’italia): intervista a Luciana Castellina

«Caro Lucio, carissimo compagno di tante lotte e di tante sconfitte: nessuna sconfitta è definitiva, finché gli echi delle nostre passioni riescono a rinascere in forme nuove». Nella tensione emotiva dell’omaggio di Pietro Ingrao a Lucio Magri si ritrova tutto il travaglio di una stagione repubblicana dall’eredità ancora irrisolta. Con il saggio Da Moro a Berlinguer – Il Pdup dal 1978 al 1984 (Ediesse, 402 pagine, 20 euro) Valerio Calzolaio e Carlo Latini colmano un vuoto pubblicistico sulla storia del partito nato dall’unificazione del Pdup di Vittorio Foa e del gruppo de Il Manifesto, che fin dalla radiazione dal Pci nel 1969 si pose il problema di aggregare la nuova sinistra del ’68. Il testo sull’esperienza del Pdup per il comunismo, composto da un’élite politico-culturale ma anche radicato sul territorio, offre almeno quattro linee guida d’interesse contemporaneo. Il rapporto fra partiti, o quel che ne resta, e movimenti, ripercorrendo lo sforzo di tradurre in soggettività politica i movimenti del ’68-’69. Poi annotiamo la questione dirimente della scelta europea della sinistra italiana; l’ecologia e lo sviluppo industriale; infine la fermezza contro la politica del terrore fine a sé stesso del partito armato senza smarrire la lucidità dell’analisi. Luciana Castellina, che nelle file del Pdup è stata eletta parlamentare nazionale ed europea, scrive nella prefazione: « (…) È la testimonianza di un tempo in cui la politica è stata bellissima: vissuta dentro la società, colma di dedizione appassionata, di grande affascinante interesse perché impegnata a capire come rendere migliore la vita di tutti gli umani. Anche se non abbiamo vinto. Ma se vogliamo provarci ancora, questa archeologia è importante». Nella Grecia di Tsipras la giornalista Castellina sembra aver riascoltato echi di passioni mai sopite.

Il retroscena del retroscena del retroscena. Viaggio nel giornalismo parlamentare

di Quit “Non ce la faccio più” spiega un collega giovane e sveglio che fa cronaca parlamentare da molti anni, a mo’ d’incoraggiante introduzione nel magico mondo della politica vista da vicino. Siamo seduti su un divano del transatlantico della Camera, il luogo dove si fabbricano quelle 5-10 pagine dei quotidiani in cui i politici […]