Nazifascismo: «Non è male…»
Otto mesi fa oggi, un giovane invasato nazifascista, estremista cattolico, di nome Andres Behring Breivik si rese responsabile di una strage di innocenti nell’isola di Utoya, dove si stava svolgendo un meeting dei giovani laburisti. L’articolo che vi proponiamo di Alberto Sebastiani è tratto da «Nuova Rivista Letteraria. Semestrale di letteratura sociale», n. 4, novembre 2011, parte da questo episodio che tutti ricordiamo per denunciare alcuni atteggiamenti violenti e allarmanti del presente, scorie di nazifascismo spacciate per folklore.
di Alberto Sebastiani
Venerdì 22 luglio 2011, da Oslo notizie di attentati, immagini da 11 settembre, vetri in frantumi, fumo e macerie, feriti, voci di stragi su un’isola: Utoya, spari al meeting dei giovani laburisti. Si pensa al terrorismo islamico, Al Qaeda, e partono pavlovianamente discorsi sul fondamentalismo e sull’attacco all’Occidente cristiano. Durano però poche ore.
OWS: notizie da Zuccotti Park
Partendo da due libri con l’omonimo titolo «Occupy Wall Street», uno di Riccardo Staglianò uscito per Chiarelettere, l’altro di autori vari appartenenti al movimento uscito per Feltrinelli, Alessandro Leogrande fa il punto sulla protesta dopo lo sgombero di Zuccotti Park in questo articolo uscito su «Saturno».
Può esistere un movimento senza leader? Quando la totale orizzontalità di un movimento di protesta rischia di rovesciarsi nel suo contrario, o addirittura di diventare controproducente? Sono queste le domande che attraversano due libri usciti di recente. Hanno il medesimo titolo, Occupy Wall Street, e costituiscono un dettagliato resoconto di quanto è accaduto negli ultimi mesi del 2011 a Zuccotti Park. Il primo, edito da Chiarelettere, è un reportage “dentro la protesta” di Riccardo Staglianò; il secondo, edito da Feltrinelli, è un lavoro collettivo nato dall’interno dei gruppi di lavoro del movement. Eppure, per essere un testo “interno”, è notevolmente autocritico e pieno di spunti di riflessione.
Stili di gioco: il potere nel calcio
Partendo dall’analisi del libro di Gianfrancesco Turano, «Fuori gioco», oggi la rubrica di Daniele Manusia affronta la questione del potere nel calcio, che segue altre regole rispetto a quelle che valgono in campo.
Qui trovate le puntate precedenti.
Fuori gioco parla esattamente degli aspetti del calcio che a me non interessano. In effetti, non parla di calcio. Gianfrancesco Turano (giornalista de L’Espresso, romanziere e autore di testi di teatro) ritrae uno dopo l’altro i dieci più importanti presidenti di altrettante società di Serie A, attento ai bilanci, alle strutture societarie e al modo in cui, da Berlusconi a Della Valle, la politica ha usato il calcio come palcoscenico. I presidenti in questione sono Di Benedetto, Lotito, De Laurentis, Pozzo, Agnelli, Moratti, Zamparini, Preziosi e, appunto, Della Valle e Berlusconi (Turano lo tiene per ultimo, come il bouquet nei fuochi d’artificio).
Mare chiuso
Verrà presentato stasera in anteprima al cinema Farnese di Roma (sono previsti due spettacoli: uno alle 20.30, l’altro alle 22.30) «Mare chiuso», il film inchiesta di Andrea Segre e Stefano Liberti sui respingimenti in mare a danno di profughi africani operati dal governo italiano tra il 2009 e il 2011 in seguito agli accordi presi dal nostro ex Presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, con il generale Gheddafi. In questi pochi anni i profughi africani respinti in Libia dalla marina e dalla polizia militare italiana sono circa duemila, tra questi ovviamente anche uomini e donne che avevano diritto ad asilo politico.
Il film racconta la vicenda di alcuni cittadini eritrei, etiopi, somali e libici respinti nella primavera di tre anni fa dopo un’operazione di salvataggio in alto mare. A bordo vi erano anche donne e bambini e, dopo un ordine arrivato per telefono, il barcone è stato fatto virare e tutte queste persone sono state rispedite in Libia e consegnate nelle mani dell’esercito di Gheddafi.
Come difendere il valore
del lavoro intellettuale e creativo
Sul sito La furia dei cervelli è apparso questo contributo alla discussione sullo stato del lavoro culturale in Italia firmato da Sergio Bologna. Lo pubblichiamo in previsione delle tre assemblee a tema che si svolgeranno durante festival «Libri come», 8-11 marzo, all’Auditorium-Parco della Musica: domenica 11 marzo, alle ore 20, questo intervento di Bologna aprirà l’assemblea «Il lavoro culturale: la bandella della Magliana», venerdì 9 e sabato 10, alla stessa ora, si svolgeranno le assemblee «0,60 a cartella» e «La cassa delle letterature». Vi aspettiamo per discutere insieme di argomenti che ci riguardano. la foto con cui apriamo il pezzo è un’illustrazione di Gipi.
di Sergio Bologna
Dovessi raffigurarmi il paradiso
me lo immaginerei come una biblioteca.
(H. Müller)
A che cosa serve la storia dell’arte?
In attesa delle tre discussioni pubbliche sulla cultura che si svolgeranno all’Auditorium di Roma nel prossimo finesettimana, condividiamo un intervento di Tomaso Montanari, autore di A cosa serve Michelangelo?, libro ritornato agli onori delle cronache recentemente dopo che la Corte dei conti ha chiesto danni per tre milioni di euro a Bondi e compari.
0,60 a cartella, la Bandella della Magliana, la Cassa della Letteratura: ovvero tre discussioni pubbliche a Libri Come
Il prossimo weekend a Roma si svolgerà il festival letterario, e culturale sì, Libri Come (per chi vuole sapere cosa accadrà, per esempio può vedere qui o qui). Qualche tempo fa, in vista dell’evento, molte persone che avrebbero partecipato al festival hanno chiesto all’organizzazione di poter avere a disposizione un momento di riflessione, di confronto assembleare sulla cultura e tutto quello che questo significa in Italia.
Il mondo è una valle di lacrime anche per quelli che sperano in esso
Il desiderio di fare le cose per bene,
pare che basti questo. Carte alla mano,
in discussione non è il se ma è il come,
oppure ormai non si torna più indietro.
Ma sono passati già tre giorni, quattro,
e io sono come tutti gli altri:
continuo a dimenticarmi di tutto
anche di andare a trovare Abbà padre in ospedale.
Contro l’antispecismo, senza nessuna rogna
Qualche giorno fa abbiamo pubblicato – con un titolo improvvido – una recensione di Matteo Nucci al libro di Fernando Savater, Tauroetica. La discussione che si è sviluppata è stata straordinariamente ampia e accesa. Abbiamo deciso di non moderare i commenti nonostante spesso questi travalicassero l’etichetta della discussione, il rispetto personale, sperando che il tutto si autoemendasse da sé e che la qualità del dibattito non dovesse essere il cosiddetto bambino da buttare con l’acqua sporca degli insulti ad personam. Cosa che in parte è accaduta, Ci siamo resi conto però che gli stessi termini della contrapposizione tra specisti e antispecisti meritavano un’attenzione a sé, una meta-riflessione. Per questo abbiamo deciso di pubblicare questa lettera che segue, dandogli un rilievo ulteriore rispetto ai commenti che sono seguiti all’articolo. Questa lettera ovviamente esprime una prospettiva di parte, molto polemica e molto schierata, ma non per questo – pensiamo – irrispettosa nei confronti di tutti coloro che con armi retoriche diverse stanno cercando di alimentare un dibattito talmente complicato e essenziale che è importante non lasciare cadere.
di Luigi Ronda
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Stato dell’arte e proposta teorica