#DirettaSalone – Lunedì 14 maggio
Aspettando Alex – sala gialla – ore 18
di Daniele Manusia
La Sala Gialla (Padiglione 3) dove fuori programma è stato deciso di presentare il nuovo libro dell’ormai ex-capitano bianconero Del Piero (dal paradossale titolo: Giochiamo ancora, Mondadori), era piena già un’ora prima dell’inizio dell’evento. Quando arrivo io la porta è chiusa, ma intorno a me c’è ancora la speranza che lascino entrare qualcuno.
#DirettaSalone – Domenica 13 maggio
Stili di Gioco Speciale #DirettaSalone – Editoria in crisi e senza idee?
Nazionale Italiana Scrittori – Nazionale Italiana Editori : 0-0
di Daniele Manusia
Per Gianni Brera il calcio, come tutti gli sport di squadra, è una sublimazione delle energie sessuali. “La porta è il sesso della madre, d’una sorella o di una sposa: la difendiamo accanitamente se è nostra; la insidiamo per profanarla se è degli antagonisti”. Nel tempo e a seconda del contesto, però, le metafore possono cambiare di significato. Lascio all’intelligenza del lettore la riflessione sul “significato emblematico” (sempre Brera) della partita che vado brevemente a riassumere.
Calcio contro anti-calcio. Un’intervista a Sandro Modeo
La rubrica sul calcio del lunedì è dedicata al Barcellona: Daniele Manusia intervista Sandro Modeo, autore di «Il Barça» e «L’alieno Mourinho» (Isbn Edizioni). Qui trovate tutti gli articoli di «Stili di gioco».
La semifinale di ritorno di Champions League tra Barcellona e Chelsea è un enigma calcistico. Come può una squadra che tiene palla per più dell’ottanta per cento del tempo, in vantaggio di due gol, in undici contro dieci, a cui viene persino fischiato un rigore a favore, farsi eliminare da un’altra che non ha fatto praticamente altro che difendersi? Sfortuna? Ingiustizia? Cosa è successo alla squadra più forte del mondo, capace di perdere, nel giro di quattro giorni e sempre davanti al pubblico del Camp Nou, la sfida scudetto con il Real Madrid di Mourinho ed uscire poi dalla Champions League in questo modo? Il Barcellona è amato per il suo atteggiamento offensivo, spettacolare e vincente la maggior parte delle volte – ultima manifestazione di quella tradizione calcistica chiamata Calcio Totale – ma come interpretare il caso in cui sia più vincente (e a suo modo anche spettacolare, vedi il triangolo Ramires-Lampard-Ramires) l’atteggiamento opposto?
Stili di gioco: solo un capitano
La rubrica del lunedì di Daniele Manusia ci racconta la figura di Agostino Di Bartolomei, capitano della Roma diventato un vero e proprio simbolo dopo la morte, contrapponendola a Francesco Totti. Qui trovate tutti gli articoli di «Stili di gioco».
A Roma, città-famiglia, ci si riferisce ad Agostino Di Bartolomei, capitano del secondo scudetto e della finale di Coppa dei Campioni persa all’Olimpico contro il Liverpool, chiamandolo con affetto e tenerezza “Ago” o “Diba” e quando si parla di lui, suicida esattamente dieci anni dopo quella finale, l’emozione è quella che si avrebbe per un fratello maggiore, o un figlio, scomparso troppo presto. La mitizzazione avvenuta dopo la sua morte lo ha trasformato nell’emblema del capitano silenzioso, simbolo di riservatezza contrapposto alla più comune spavalderia romana. Di Bartolomei rappresenta per alcuni, in sostanza, l’anti-Totti.
Stili di gioco: G-Foot
Nella sua consueta rubrica del lunedì dedicata agli stili di gioco nel calcio, Daniele Manusia ci presenta il terzino sinistro del Tottenham, Benoit Assou-Ekotto, un raro esemplare di giocatore con i piedi per terra. Qui trovate tutti gli articoli della rubrica
Terzino sinistro del Tottenham da sei stagioni ormai, Benoit Assou-Ekotto non ha nulla che lo possa rendere il giocatore preferito di nessuno.
Arrivato dal Lens nel 2006 pareva dovesse diventare uno dei più forti giocatori di fascia in assoluto, invece ha faticato a imporsi e praticamente solo da quando l’allenatore degli Spurs è Redknapp è sicuro del posto da titolare. Quasi esclusivamente difensivo, non particolarmente tecnico e tutto mancino (con il destro, come si dice a Roma, non ci scende neanche le scale), si allontana raramente dall’angolo formato dalla linea di metà campo con quella laterale, dove la maggior parte delle volte il suo compito si limita a controllare la palla di suola e alzare la testa in cerca di Bale. Se non può verticalizzare (a volte scaglia la palla in avanti un po’ a caso sui piedi di Adebayor), ruota leggermente verso il centro del campo dove Modric tra le linee e Parker in orizzontale gli vanno incontro, e se anche loro sono marcati scarica all’indietro su Kaboul o la passa direttamente al portiere, Friedl, con retropassaggi rasoterra di trenta metri. Nelle partite in cui il Tottenham domina gli avversari nella loro metà campo (sto vedendo il secondo tempo della partita giocata in casa contro lo Swansea) gli può capitare di accentrarsi, ma senza mai avvicinarsi a più di trenta metri dalla porta.
Stili di gioco: il potere nel calcio
Partendo dall’analisi del libro di Gianfrancesco Turano, «Fuori gioco», oggi la rubrica di Daniele Manusia affronta la questione del potere nel calcio, che segue altre regole rispetto a quelle che valgono in campo.
Qui trovate le puntate precedenti.
Fuori gioco parla esattamente degli aspetti del calcio che a me non interessano. In effetti, non parla di calcio. Gianfrancesco Turano (giornalista de L’Espresso, romanziere e autore di testi di teatro) ritrae uno dopo l’altro i dieci più importanti presidenti di altrettante società di Serie A, attento ai bilanci, alle strutture societarie e al modo in cui, da Berlusconi a Della Valle, la politica ha usato il calcio come palcoscenico. I presidenti in questione sono Di Benedetto, Lotito, De Laurentis, Pozzo, Agnelli, Moratti, Zamparini, Preziosi e, appunto, Della Valle e Berlusconi (Turano lo tiene per ultimo, come il bouquet nei fuochi d’artificio).
StatsZone: La solitudine dei numeri nelle analisi calcistiche
Stamattina la rubrica sulle analisi calcistiche di Daniele Manusia esce dal campo di gioco e approda nel terreno delle App, presentandoci Stats Zone, un concentrato di statistiche riguardanti le partite di Champions League e della Premier League inglese creato dal sito Four Four Two.
Qui potete trovare il suo precedente pezzo dedicato ad André Villas-Boas, e ancora la prima e la seconda parte del lungo approfondimento su Zlatan Ibrahimović.
Stili di gioco: AVB o Quando ti viene voglia di criticare qualcuno ricordati che non tutti a questo mondo hanno avuto i vantaggi che hai avuto tu
La rubrica di Daniele Manusia dedicata agli stili di gioco nel calcio affronta oggi la parabola professionale e umana dell’allenatore alla guida del Chelsea, André Villas-Boas. Qui le prima e la seconda puntata dedicate a Zlatan Ibrahimović.
Arrivato al Chelsea per sostituire Carlo Ancelotti dopo una stagione semi-anonima conclusasi con un secondo posto in campionato e il record negativo di 71 punti (record che si riferisce al periodo di gestione Abramovich, dal 2003 ad oggi), Villas-Boas è stato accolto dalla stampa e dai tifosi come il naturale erede di Mourinho. Portoghese anche lui e suo assistente per sette anni, lo hanno subito ribattezzato lo Special Two.
Qualche tempo prima, nell’ottobre del 2010, Gabriele Marcotti sulle pagine del Wall Street Journal scriveva di quell’allenatore appena trentatrenne che, nel solco di Mourinho al Porto, aveva vinto undici partite su undici considerando tutte le competizioni. Ai paragoni che lo volevano il Luke Skywalker di un Mourinho-Yoda, o il Mini-Me del Dottor Male in Austin Powers, Marcotti preferiva quello con Theo Epstein.
Stili di gioco: Zlatan vs Barça /2
La seconda parte di Zlatan vs Barça, per la rubrica del lunedì curata da Daniele Manusia, Stili di Gioco. Qui la prima parte.
Illuminato in modo diverso dalla lettura del libro di Sandro Modeo: Il Barça e dall’autobiografia di Zlatan Ibrahimović: Io, Ibra, nella puntata precedente ho cercato di descrivere come l’allontanamento dello svedese dalla squadra più forte del mondo fosse dovuto a una reciproca incompatibilità.
In cattiva fede
di Daniele Manusia
Il razzismo, almeno a livello concettuale, è difficile da definire. Quello che è successo a Firenze lo scorso 13 dicembre ha evidenziato la confusione che regna nella società italiana sul tema. Ad esempio, i primi giornalisti a scriverne, gente che si guadagna da vivere con le parole, hanno definito le vittime col termine spregiativo, e antiquato, di “vu’ cumprà” (se ne parla qui ). Quanto è grave un errore del genere, dovuto senz’altro anche alla fretta e compiuto, si capisce, in buona fede?
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Stato dell’arte e proposta teorica
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