Apuane, le ruspe cancellano i monti
Questo articolo di Tomaso Montanari è uscito sul Fatto quotidiano il 23 giugno.
Verrà un giorno in cui le Alpi Apuane saranno come i dinosauri: sparite. Con la differenza che dovremo spiegare ai nostri figli che siamo stati noi a distruggere un pezzo straordinario del nostro territorio e della nostra vita. Parlare delle Apuane vuol dire descrivere – attraverso un caso estremo, e dunque più comprensibile – la situazione di tutto ciò che la Costituzione chiama «paesaggio e patrimonio storico e artistico della nazione». Le Apuane sono cancellate da una industria che crea sempre meno occupazione; sono cancellate in violazione delle leggi vecchie e nuove (per esempio annullando le linee di cresta anche sopra i 1200 metri di altezza, in barba al Codice del paesaggio); sono cancellate inquinando acqua e aria, e abbassando la qualità della vita degli abitanti (si pensi solo ai 700 camion che attraversano ogni giorno Carrara); sono cancellate da una politica incapace (per ignoranza e corruzione) di comprendere che è possibile un’altra economia; sono cancellate dal silenzio mediatico.
Il web e l’arte della manutenzione della notizia
Esce oggi l’ebook Il web e l’arte della manutenzione della notizia di Alessandro Gazoia (jumpinshark), uno studio sul giornalismo digitale di cui anticipiamo qui un estratto. (Fonte immagine.)
Il giornalista e «quello che un tempo si chiamava lettore»
Con giornalismo/giornalista s’intende qui qualcosa di più largo rispetto alla comprensione tradizionale del termine. In primo luogo, come spiega Luca Sofri, direttore del giornale nativo digitale Il Post: «I giornalisti fanno in realtà una ricchissima varietà di cose diverse tra loro e lontane dal cliché immaginato del “reporter”, e per un – che so – Carlo Bonini o Concita De Gregorio o Massimo Gramellini ci sono decine di redattori che compilano oroscopi, scrivono recensioni di dischi sconosciuti, impaginano ricette, mettono insieme giochi enigmistici, assemblano vestiti per le riviste di moda, dirigono giornalini a fumetti, per dire solo delle cose a cui si pensa meno» («La fine del giornalismo routinario»). In secondo luogo questa grande varietà di cose può essere fatta oggi anche da non professionisti, e per il caso italiano dobbiamo necessariamente intendere l’espressione nel senso di non iscritti all’Ordine dei Giornalisti (da adesso OdG). Moltissimi siti di oroscopi, recensioni musicali, ricette, enigmistica, moda, fumetti o semplicemente di «notizie» sono alimentati in non piccola parte da redattori di testi che non sono né giornalisti professionisti, né pubblicisti, né praticanti (secondo le distinzioni dell’OdG).
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