Così Giotto tradì la missione di San Francesco

Questo pezzo è uscito su Repubblica.

Quale Francesco? Quello del meraviglioso testamento, che «con un soprassalto di disperata energia» vuole ancora i suoi frati «illetterati e sottomessi a tutti», o quello clericale e conformista degli affreschi in cui Giotto impagina una storia riscritta da san Bonaventura (capo dell’ordine, ma anche cardinale), e bollata dalla Curia romana?

Quello davvero minore, che si firma «frate Francesco piccolino, vostro servo» e passa la vita tra i lebbrosi e gli ultimi di ogni specie,o quello che è celebrato per sempre sulle pareti della Basilica superiore di Assisi (circondato da cavalieri vestiti di vaio, cardinali e pontefici coperti d’oro e di porpora),cioè il Francesco reso letteralmente inimitabile dal miracolo delle stimmate, e dunque in qualche modo sterilizzato, depotenziato, disinnescato? E i suoi veri seguaci sono quelli rasati e calzati che studiano, posseggono e scalano la gerarchia fino al soglio pontificio, o sono i frati scalzi, barbuti, disposti a seguire il grido modernissimo di Francesco: «Ed io lavoravo con le mie mani e voglio lavorare; e voglio fermamente che tutti gli altri frati lavorino di un lavoro quale si conviene all’onestà»?

Opacità, irresponsabilità, reticenza: le abilitazioni universitarie per la storia dell’arte come ennesimo tradimento dei chierici

Pubblichiamo un intervento inedito di Tomaso Montanari (che uscirà in libreria a fine marzo con Istruzioni per l’uso del futuro) sul caso sollevato dalle abilitazioni universitarie per la storia dell’arte.

Vista nel complesso, questa prima tornata di Abilitazione Scientifica Nazionale assomiglia molto ad un suicidio di massa. Lasciati a noi stessi, con il compito di autovalutarci senza vincoli comparativi, ma solo in scienza e coscienza, noi professori universitari abbiamo dimostrato una totale incapacità, impastata variabilmente a disonestà, faziosità, ignoranza. È il bilancio terrificante raccontato all’opinione pubblica dagli articoli del «Fatto» e di Gian Antonio Stella, cui si aggiunge la valanga di ricorsi individuali e collettivi che – per quanto spesso legittimi, e in alcuni casi sacrosanti – avrà l’effetto di commissariare de facto l’università, affidando ai TAR anche la selezione dei docenti e dei ricercatori. Si fossero assegnate le cattedre attraverso una lotteria non sarebbe potuta andare peggio di così.