Gerusalemme è Ovunque. Una conversazione sull’invisibile

Photo by David Clode on Unsplash di Andrea Cafarella Quando abbiamo cominciato a scrivere questa conversazione era da qualche mese in circolazione un’ottima traduzione del libro di culto Il cibo degli Déi (Piano B, 2019) di uno dei più importanti divulgatori della psichedelia, Terence McKenna. Un testo essenziale quando parliamo di sostanze in grado di […]

Lo spiegone di Interstellar, ovvero la fede scientifica e la chiacchiera spaziale

“Spiegazioni” scientifiche ridicole, recitate da un attore che si sforza di restare serio, mentre corre o digita tasti a casaccio: ci siamo abituati, è il cinema, non un convegno di fisica. Così, quando un giornalista troppo zelante scrive un articolo per sottolineare le molte incongruenze della fisica di Interstellar, viene giustamente accolto come un nerd: “È solo un film!”1. Eppure, perdendoci nella terra di nessuno tra science e science fiction che il cinema si assume il compito di esplorare, ci imbattiamo in un problema serio, di cui Interstellar è un esempio da manuale. Il problema non sta nella complessità di teorie scientifiche contemporanee su buchi neri e quinte dimensioni – peraltro, si tratta di programmi di ricerca aperti dall’esito ampiamente incerto – ma nel fraintendimento della scienza in generale, quale si dovrebbe conoscere a livello scolastico. Questa viene infatti sistematicamente scambiata per una fonte di miracolose certezze. Un fisico come Carlo Rovelli ha recentemente richiamato l’attenzione su questo punto: la mentalità scientifica coincide sempre con la consapevolezza dell’incertezza. Le teorie scientifiche sperimentalmente più efficaci presentano le idee attualmente migliori per la comprensione della natura, ma chi è impegnato nella ricerca fisica sulla struttura e lo sviluppo dell’universo (con teorie come gravità quantistica e stringhe) sa bene che le congetture sono talmente tante che non è prevedibile un futuro punto di arrivo.