di minima&moralia pubblicato 6 Giugno 2022 · 1 Commento
di Leonardo Merlini Prologo La notte è scesa come una cappa sopra Campo Santa Margherita. Il tintinnare dei bicchieri sui tavolini all’aperto e le voci che si accavallano. Gli abiti corti, i sandali, qualcosa che sembra venire da altri luoghi e altri immaginari. Mi muovo circospetto, innervosito da quell’atmosfera da Ibiza, diffidente verso l’idea di […]
di Matteo Moca pubblicato 7 Dicembre 2018 · Aggiungi un commento
La collana Passaparola dell’editore Marsilio, ideata da Chiara Valerio, editor della narrativa italiana della casa editrice veneziana, ha un compito sulla carta abbastanza semplice: si tratta di un esercizio tutto sommato comune che consiste nello scrivere un libro in cui un autore rilegge, attraverso una chiave narrativa, un testo letterario che ha avuto un ruolo particolare nella sua vita e nella sua formazione.
Ad emergere sono dunque dei veri e propri memoir estremamente letterari, che nascono dall’incontro tra un libro e la biografia dello scrittore.
L’Almanacco del Giorno Stesso celebra la memorabilità di ciascuno dei giorni in cui si svolge BOOK PRIDE, la Fiera nazionale dell’editoria indipendente che si tiene a Milano da oggi fino al 25 marzo. Mescola fatti accaduti e fatti del tutto immaginati (dove l’accaduto può apparire inverosimile e l’immaginato del tutto verosimile), facendo del tempo ciò che in effetti è, vale a dire un’invenzione. Il tutto assume la forma di un reading con accompagnamento musicale. Il reading – con Enrico Gabrielli e Sabastiano De Gennaro – è previsto alle 18,00 di venerdì 23 marzo nello Spazio A di Base. Pubblichiamo un estratto del testo di Chiara Valerio.
di Chiara Valerio
Il 23 è un numero dispari, è un numero difettivo (è maggiore della la somma dei suoi divisori), è un numero primo ed è un numero primo fattoriale (la sua scomposizione è 4! -1).
Pubblichiamo, ringraziando autrice e casa editrice, un estratto dall’ultimo libro di Chiara Valerio, Storia umana della matematica (Einaudi). Il brano costituisce l’incipit del sesto capitolo.
di Chiara Valerio
Non c’è molto da spiegare. Nel 1984, quando ho visto per la prima volta Blade Runner, avevo sei anni. Mia madre portava in grembo quella che sarebbe stata mia sorella Giulia e io, guardandole la pancia, domandavo Come fa quella bambina a respirare? Mamma, con una mano sulla pancia, rispondeva Come i pesci nell’acqua.
Ricordo di aver cercato le branchie sul collo di Giulia appena nata e, anche se non ero riuscita a convincermi della loro presenza, avevo convinto mia sorella Silvia che, nonostante a quattro anni scrivesse già piuttosto correttamente, credeva, nell’ordine, di poter fare le uova come le galline (scherzo di mamma), che la nutrissero per poi cuocerla in forno a Pasqua (scherzo della baby-sitter altoatesina) e che in fondo al suo letto ci fosse un nido di squali (scherzo mio) motivo per cui dormiva, e tuttora dorme, rattrappita.
di Marco Peano pubblicato 16 Maggio 2015 · 6 Commenti
Questa riflessione di Marco Peano è uscita su Internazionale. Vi segnaliamo che domani, domenica 17 maggio, alle 17 Marco Peano presenta L’invenzione della madre (minimum fax) al Caffè letterario del Salone del libro di Torino insieme a Domenico Starnone.
Nell’Anno del pensiero magico Joan Didion ricorre a due metafore precise per descrivere l’espressione di chi ha subìto da poco un lutto. Per la scrittrice americana il dolore imprime sul viso lo stigma inconfondibile di qualcuno che “esce con le pupille dilatate nell’abbacinante luce del giorno” dall’ambulatorio dell’oculista. Didion rafforza l’immagine facendola seguire da un’altra appartenente allo stesso campo semantico: chi è a lutto è simile a qualcuno “che porta gli occhiali e che improvvisamente è costretto a toglierseli”.
Due metafore che hanno a che fare con gli occhi; due metafore quasi opposte: un violento eccesso di luminosità e un repentino calo della vista.
È proprio tramite lo sguardo vigile e dolente di Margherita (Margherita Buy), grazie al primissimo piano dei suoi occhi, che nei minuti iniziali di Mia madre fa la sua comparsa sullo schermo Ada (Giulia Lazzarini). Il dodicesimo lungometraggio di Nanni Moretti (che firma sia il soggetto, insieme a Gaia Manzini, Valia Santella e Chiara Valerio; sia la sceneggiatura, scritta con Santella e Francesco Piccolo) introduce così la madre del titolo mostrandola lì dove lo spettatore la vedrà stazionare per la maggior parte del film: in una stanza d’ospedale.
Categoria approfondimenti, cinema · Tag Albert Cohen, Anne Philipe, Beatrice Mancini, Chiara Valerio, Francesco Piccolo, Gaia Manzini, Gérard Philipe, Giulia Lazzarini, Joan Didion, John Turturro, Marco Peano, Margherita Buy, Nanni Moretti, Roland Barthes, Valia Santella
di Elena Stancanelli pubblicato 17 Aprile 2015 · 5 Commenti
Questa intervista è uscita su il Venerdì di Repubblica. (Nella foto, una scena del film Mia madre di Nanni Moretti)
L’ultimo film di Nanni Moretti si intitola Mia madre. Semplicemente. È un film potente, commovente, importante. Racconta il nostro spaesamento di fronte alla morte. La protagonista, Margherita, è una regista che sta girando un film ambientato in una fabbrica. Mentre insieme al fratello Giovanni, ingegnere, assiste la madre – sempre più debole, sempre più confusa – in ospedale.
Incontro Nanni Moretti nel suo studio, alla Sacher Film.
«Semplicemente… La semplicità… Non so. Cos’è la semplicità? Mia madre mi sembrava il titolo giusto, ecco».
Categoria cinema, interviste · Tag Chiara Valerio, Elena Stancanelli, Francesco Piccolo, Gaia Manzini, Giulia Lazzarini, John Turturro, Margherita Buy, Michel Piccoli, Nanni Moretti, Philip Roth, Roland Barthes, Sandro Petraglia, Sandro Veronesi, Silvio Orlando, Valia Santella, Woody Allen
Pubblichiamo un estratto da Come finisce il libro. Contro la falsa democrazia dell’editoria digitale di Alessandro Gazoia (jumpinshark) e vi segnaliamo che oggi Alessandro Gazoia è ospite di Fahrenheit (Radio Tre) alle 14.45 e alle 19.30 presenta il saggio alla libreria Giufà di Roma con Chiara Valerio e Giorgio Vasta. (Fonte immagine)
Ognuno di noi lettori ha la sua personale storia di iniziazione alla lettura: la mia sta dentro una robusta scatola di cartone e un pomeriggio d’estate. Non è illustre e non è memorabile, ma può esser utile per riconsiderare alcune idee intorno al libro, alla promozione della lettura e al digitale conciliato con il cartaceo nella diffusione e fruizione del nostro patrimonio culturale.
Ecco il mio raccontino: alle elementari ero un alunno diligente, desideroso di «fare il mio dovere» – per usare l’espressione cara ai genitori – anche con le prime letture consigliate: quando un libro non mi piace molto (Gian Burrasca) lo finisco ugualmente e quando è bellissimo (Huckleberry Finn) penso che sono stato fortunato e chissà come sarà il prossimo. Quello che m’infastidisce è il dover leggere per piacere: dicono che leggere è bellissimo, un divertimento, una scoperta, quasi una magia, e tolgono ogni scoperta e rovinano buona parte del divertimento assegnandomi, come per magia, i libri. Rispetto l’autorità ma mi sento ingannato: se sono cose che devo fare (e farmele piacere) si dica onestamente che sono «compiti».
Categoria editoria, estratti, libri · Tag Alessandro Gazoia, Beccaria, Cavalcanti, Chiara Valerio, Claudio Giunta, D'Annunzio, E.T.A. Hoffman, Edoardo Sanguineti, Gaxotte, Giaime Pintor, Gino Roncaglia, Giorgio Vasta, Giovanni Solimine, jumpinshark, Leopardi, Lucien Daudetù, Paolo Lecaldano, Pennac, Pirandello, Proust
Questo pezzo è uscito su Pagina 99. (Immagine: Robert Doisneau)
«Non lo sapevo, l’ho sempre saputo» potrebbe dire Alessio Medrano, protagonista di Almanacco del giorno prima, il nuovo romanzo di Chiara Valerio appena pubblicato da Einaudi. Il motto appartiene a Merleau-Ponty, che lo riferiva a Hyppolite, l’applicava all’inconscio freudiano, ma doveva infine addebitarlo a Platone. Platone: è nota la sua teoria secondo cui ogni conoscenza sarebbe solo un ricordo. «Non lo sapevo, l’ho sempre saputo», cioè: io non ti conosco, ti riconosco.
di Francesco Longo pubblicato 10 Febbraio 2014 · 2 Commenti
Pubblichiamo due recensioni di Livelli di vita di Julian Barnes (Einaudi) che hanno dei punti in comune: una di Chiara Valerio uscita sull’Unità e una di Francesco Longo uscita su Europa.
di Chiara Valerio
«Nella prima parte della vita, il mondo si divide grossolanamente tra chi ha già fatto sesso e chi no. Più avanti, tra chi ha conosciuto l’amore e chi no. Più tardi ancora – se si è fortunati almeno (o forse sfortunati, in realtà) – si divide tra chi ha vissuto il dolore e chi no. Si tratta di differenze assolute; di tropici che attraversiamo». Livelli di vita di Julian Barnes racconta la storia di un incontro d’amore, in tre passi. Il primo è un innamoramento, e gli innamoramenti – che sono tutti uguali -, consentono di raccontare le proprie passioni e i propri colpi di testa o di reni attraverso quelli degli altri, e così, Barnes comincia con Fred Burnaby, colonnello e viaggiatore e Sarah Bernhard, attrice e attrice. «Di lí a poco venne a piovere; l’attrice, famosa per la figura snella, rassicurò i presenti dicendo di essere troppo sottile per temere la pioggia; sarebbe semplicemente passata fra una goccia e l’altra». Inoltre, il colonnello Burnaby ha il volo e Sarah Bernhard il desiderio di volare, e dunque il principio di seduzione, la scintilla, è il dare che seduce chi riceve, anche se non voleranno mai.
Categoria libri, recensioni · Tag Antonio Tabucchi, Auden, C.S. Lewis, Chiara Valerio, Euridice, Felix Tournachon, Francesco Longo, Fred Burnaby, Julian Barnes, Marilynne Robinson, Nadar, Orfeo, Sarah Bernhard, Simone Weil, Susanna Basso, Yeats
di minima&moralia pubblicato 9 Febbraio 2012 · 1 Commento
La legge 40 del 2004 sulla fecondazione medicalmente assistita vieta la produzione di cellule staminali embrionali, anche a partire da embrioni congelati. Esistono ottimi saggi su questo tema e l’informazione è abbondante per chi vuole approfondire, mentre forse quello che manca è il racconto, la trasposizione dal generale al particolare. Marta Baiocchi, ricercatrice nel campo delle staminali, opera questo passaggio nel suo romanzo «Cento Micron», dove si riflette sui paradossi di questa legge discutibile proprio a partire dalla vita dei ricercatori e delle persone coinvolte, per desiderio o necessità. Di seguito il bell’articolo che Chiara Valerio le ha dedicato nell’ultimo numero della «Domenica» del «Sole 24 Ore».
di Chiara Valerio
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