Ieri & Avantieri

“Spettrale, gigantizzato, / Protozoico, mangiasangue. // Il carapace / Della preclusione. // La pellicola / Dell’ultimo arresto” (Ted Hughes, L’usciere, in Cave Birds. Un dramma alchemico della caverna [1978], Mondadori, Milano 2001, p. 7). Bari, 7 agosto 2021. (La funzione dell’arte e della critica è) prepararsi per un mondo che non esiste – e che […]

Fuoriuscita: l’artista-sciamano

Questo articolo è stato pubblicato su “Artribune”, che ringraziamo. di Christian Caliandro Che cos’è in effetti l’atteggiamento decorativo oggi? In che cosa consiste? Per esempio: l’artista che tratta i materiali del passato e della storia recente come dei “blocchetti”, dei minuscoli oggetti di nostalgia, lascia di fatto le cose morte del (nel) passato e rende […]

“La forma delle cose” di Fabrizio Bellomo per La Chimera

Da lunedì 10 a sabato 15 giugno si è svolto presso il laboratorio urbano “Ex Fadda” di S. Vito dei Normanni (BR) la prima residenza artistica del 2019 – dopo quella svolta lo scorso anno da Roxy in the Box – della scuola d’arte contemporanea per bambini La Chimera, legata al bando “Funder35” che l’associazione […]

Est, l’ultimo romanzo di Gianluigi Ricuperati tra fiction e non fiction

In Est di Gianluigi Ricuperati (tunué, 197 pp., euro 16), Piccadilly 99 è un luogo in cui non valgono le regole del ‘fuori’, del mondo esterno: un esperimento spazio-temporale, una replica esatta, una simulazione – e al tempo stesso un tentativo molto serio di ricostruire e comprendere il mondo attraverso un suo doppio. È il luogo in cui entra il protagonista del romanzo nella prima parte (Una Storia d’Amore con la Realtà), in una fase di stallo professionale e emotivo della sua esistenza: un fotografo di moda che aspira a essere fotografo-artista, e a uscire dalle gabbie che si è costruito attorno. È anche il luogo che lo cambierà per sempre.

Ogni oggetto, ogni frammento di storia rimanda agli anni Trenta dell’Unione Sovietica, e dunque a una condizione di estraneità e di estraniazione massima: in questo rapporto tra realtà e riproduzione della realtà, si gioca una partita che richiede di cambiare in profondità le modalità della propria esperienza. Lo spiega bene Igor, inventore e realizzatore del progetto Ver: “io voglio che questo posto faccia nascere tempo nella pancia delle persone. (…) Io sto dedicando tutte le mie forze a questo. Solo questo. Ho avuto la visione di un sistema senza falle, qualcosa che reggesse al caos, alla divisione, alla fretta, alla burocrazia. Lo capisci? Non è un progetto artistico. Fanculo l’arte. Fanculo Londra.”

L’età del consenso: matasse

Questo pezzo è stato pubblicato all’interno della rubrica “inpratica” su Artribune.

La vita gemma e sfavilla e spumeggia. “Lemon / She’s gonna makeyoucry / She’s gonna makeyouwhisper…”; “…and I feel / likeI’mslowlyslowlyslowlyslipping under”.

29 maggio. Palermo, piazza Politeama (ore 7,30). Mentre Terry Riley e Don Cherry suonano la loro musica celestiale nelle cuffie (Köln, February 23, 1975), grazie per essere vivo e in forma in questa mattina nella splendida città, grazie per una seconda giovinezza inaspettata, grazie persino per i lavori in corso (fastidiosissimi) al di là della barriera, proprio di fronte ai tavolini del bar

Italia Evolution: narrazioni interdette

Pubblichiamo un estratto da “Italia Evolution. Crescere con la cultura” (Meltemi) di Christian Caliandro, ringraziando autore ed editore.

Moro

MOlto doloROso. MOlto doloROso. MOlto doloROso.

Il fantasma di Moro infesta ossessiona paralizza l’Italia da quarant’anni esatti – dice il figlio Giovanni Moro (oggi sessantenne, quasi coetaneo del padre quando fu ucciso).

Un paese fermo, un paese senza – senza baricentro, senza sviluppo, senza evoluzione. Inghiottito da una (finta? vera?) guerra civile. Il sollievo degli anni Ottanta è effimero – fantasmatico anch’esso.

“Essere-presenti-scomparendo”: l’arte italiana e la dimensione del fuori

Questo pezzo è uscito sul n. 100 di Espoarte, che ringraziamo. (Immagine: Eugenio Tibaldi, Questione d’appartenenza 03 (2015), dettaglio_courtesy l’artista e Galleria Umberto Di Marino, Napoli).

Contro un’ostentazione del Sé individuale e collettivo che maschera fragilità incorreggibili, è forse il caso di praticare definitivamente un’arte del nascondimento, sapere mimetizzarsi, confondersi con il terreno e con il contesto di riferimento, cercare il limite in cui un’opera smette di funzionare in quanto tale per entrare nello spazio della vita – poi torna indietro, non contenta – provare ad attraversare e riattraversare questo confine, continuamente.

Il profeta Elia tra le fiamme

Atene, 5-6 aprile. Grandi viali bui, palazzi semidistrutti (in cui la gente vive dietro le persiano inchiodate da assi di legno, le finestre senza vetri e i muri smangiati) che sembrano usciti fuori da Baghdad o da un film d’animazione di Katsuhiro Ōtomo; una società frammentata, frantumata, sottoposta nell’ultimo decennio a una pressione enorme; eppure, nonostante questo – a dispetto di questo – anche una grande piacevolezza di vita: il Museo Bizantino è pieno di bambini e di ragazzini vocianti, dai movimenti che guizzano, e di icone silenziose: mille anni di storia – che, tanto per dire, a Istanbul (Costantinopoli) vengono di fatto elusi e rimossi con grande nonchalance – si dispiegano qui, in un allestimento molto curato e cristallino, con naturalezza e spontaneità.

Spontaneità, comunità, libertà

Il modello ideale per gestire la “transizione” italiana attuale, per predisporre un immaginario più coerente e funzionale di quello vigente, e soprattutto per fare in modo che le dimensioni dell’innovazione culturale, politica, sociale, economica finalmente si sostengano a vicenda rimane sempre e comunque quello delle sottoculture: qualcosa che il nostro Paese, non a caso, ha conosciuto a differenza di altri finora in forma unicamente embrionale e subliminale.

Questo vuol dire anche un “metodo” per produrre cultura e per gestire i processi in determinate direzioni. Cominciamo da Steve Albini.