Edificare castelli. C’è un’alternativa alla desertificazione culturale?
C’è un racconto di Chuck Palahniuk dove lo scrittore si meraviglia del fatto che diverse persone abbiano speso tempo e soldi per edificare castelli in giro per gli Stati Uniti. Non si tratta di un’opera di fiction, perché il libro da cui è tratto, «La scimmia pensa, la scimmia fa», è composto da una serie di reportage narrativi che raccontano storie improbabili ma assolutamente vere. Anche se si tratta di un’attività completamente senza senso, almeno dal punto di vista pratico, se la si guarda da un’altra angolazione può non stupire più di tanto: i castelli sono forme che hanno smesso di abitare la sfera del valore d’uso ma non sono mai usciti da quella del simbolico.
Anche l’Italia ha avuto i suoi eccentrici “costruttori di castelli”. È il caso del Castello di Sammezzano, del cui destino incerto si è tornato a parlare di recente. O del Castello Pasquini di Castiglioncello, che è stato invece recuperato dal comune di Rosignano, in provincia di Livorno. Chi si aggira per le strade del teatro contemporaneo il Castello Pasquini lo conosce bene, perché è da anni la sede di Armunia e del suo lavoro preziosissimo tra danza e il teatro.
Corpo e anima. Se vi viene voglia di fare politica
Pubblichiamo in anteprima un estratto da Corpo e anima. Se vi viene voglia di fare politica, libro-intervista di Luigi Manconi a cura di Christian Raimo, in libreria in questi giorni per minimum fax. L’autore presenta il libro domenica 20 marzo alle 15 a Libri come a Roma (spazio Garage – Officina 3) in una conversazione con Vito Mancuso. Modera Pietro Del Soldà.
Non so altrove, ma in Italia il Politicamente Scorretto rischia di rappresentare davvero «l’estremo rifugio delle canaglie». Esagero un po’ ma è certo che per molti si tratta solo di un pretesto per poter finalmente tornare a chiamare «froci» gli omosessuali e «negri» gli africani. E magari, un domani, «mongoloidi» le persone affette da sindrome di Down. Naturalmente, in nome della lotta più rigorosa «contro tutte le ipocrisie e tutti gli eufemismi». Fin qui, le «canaglie». Ma la cosa sarebbe scarsamente significativa se quella tendenza non fosse diventata un vero e proprio «fenomeno culturale», ormai largamente maggioritario, e se non riguardasse ormai anche tante brave persone, e persino amici intelligenti e avversari leali.
La buona letteratura non invecchia
Arriva in libreria Io odio John Updike, la raccolta di racconti che nel 2006 ha rivelato il talento di Giordano Tedoldi: Nicola Lagioia, editor della collana Nichel di minimum fax, racconta i motivi di questa nuova edizione.
Lo scorso maggio, in occasione dell’ultima edizione del Salone del Libro di Torino, io e Christian Raimo siamo stati invitati da Giuseppe Culicchia a parlare pubblicamente di quei libri che, usciti negli ultimi dieci anni e andati ingiustamente fuori produzione, meritavano di essere ripubblicati. L’intervento era inquadrato in un ciclo di incontri analoghi, tutti incentrati sul problema di come reagire ai ritmi sempre più frenetici del mondo editoriale, ritmi per i quali un libro rischia di essere definito commercialmente “vecchio” (e cioè di fatto fuori dai tradizionali canali di vendita) anche a soli tre mesi dal suo ingresso in libreria.
Il mondo dell’integralismo religioso oggi, tra fiction e memoir
Questo pezzo è uscito su Pagina 99, che ringraziamo (fonte immagine: un fotogramma del film Stop the Pounding Heart di Roberto Minervini).
Manu, la protagonista del romanzo Gli ipocriti (Chiarelettere), ha 15 anni ed è alla disperata ricerca di un posto nel mondo: legata a un gruppo religioso anonimamente chiamato il “movimento”, che i suoi genitori frequentano con grande zelo, salvo poi avere entrambi una vita segreta non proprio cristallina, se la prende con quest’ultimi, gli “ipocriti”. Ma alla fine, nonostante tutto, decide di fare ritorno al movimento: “Perché io sono del movimento. Anzi, sono molto del movimento. Poco cattolica (non so esattamente cosa vuol dire), pochissimo cristiana (pure di questo ne so poco), e credente, boh, credo proprio di no. Però, anche in mezzo a dubbi e voglia di fuggire, mi sento soprattutto del movimento, ecco. Per essere precisi né poco né molto, del movimento punto e basta”.
Perché da anni Walter Veltroni ci vuole prigionieri del suo sogno preadolescenziale, e perché noi ci facciamo ingabbiare?
di Christian Raimo 1. Walter Veltroni ha pubblicato da poco per Rizzoli il suo quinto romanzo, Ciao, ed è dedicato all’elaborazione del lutto per la morte di Vittorio Veltroni, suo padre, giornalista e giovane dirigente della Rai degli anni sessanta, morto a 37 anni quando Walter ne aveva poco più di uno. In realtà non […]
Il “porcile” di Pier Paolo Pasolini: intervista a Valerio Binasco
Da oggi Porcile di Pier Paolo Pasolini è in scena al teatro Metastasio di Prato, per la regia di Valerio Binasco. Pubblichiamo di seguito un’intervista a Binasco, comparsa nel programma dello spettacolo presentato in anteprima al festival dei 2 mondi di Spoleto (fonte immagine).
In un racconto intitolato «Calvino contro Pasolini», Christian Raimo immagina un destino alternativo dei due grandi scrittori del secondo Novecento italiano, in cui il primo è un autore “scomparso” che dopo il successo del primo libro si è rifugiato a Cuba scomparendo dai riflettori, mentre il secondo è diventato il boss un po’ mafioso della letteratura italiana. Proprio lui, PPP, autore contro per definizione. Si tratta ovviamente di un’operazione ironica e un po’ irriverente, che serve a prendere le distanze non tanto dal vero Pasolini, quanto dal momento a lui eretto dalla cultura italiana.
Di cosa ha bisogno il teatro italiano
Questo pezzo è uscito su Internazionale.
Quest’anno doveva essere l’anno d’oro per il teatro italiano e c’è il rischio che sia proprio il contrario. Il progetto di riforma – il testimone è passato dal ministro Massimo Bray a Dario Franceschini – che doveva mettere ordine, garantire sostegno, finanziare, strutturare lo spettacolo dal vivo, si sta dimostrando uno strano mostro di inutilità, insufficienza, distorsione.
Le nuove figure inventate da questa riforma – i teatri nazionali e i teatri d’interesse culturale – sono state scelte soprattutto per la possibilità di capienza delle loro sale e per la potenzialità di allargare il pubblico e diventare dei punti di riferimento all’interno della loro regione: sostanzialmente devono, per ottenere fondi, mostrare di essere efficienti, aumentare il numero degli spettatori, delle giornate lavorative, delle repliche, e dall’altra parte svolgere anche una specie di funzione di azienda comunale di servizi per lo spettacolo.
Una bellezza che ha a che fare con la verità. Il cinema di Claudio Caligari
Questo pezzo, un racconto di Teresa Ciabatti sulla realizzazione di Non essere cattivo, è apparso su La lettura del Corriere della sera. Ringraziamo l’autrice e la testata.
“Caro Martino, Ti scrivo per una ragione semplice. Tu ami profondamente il Cinema…” Così Valerio Mastandrea, in una lettera aperta, si rivolge a Martin Scorsese, chiamandolo Martino. Novembre 2014. A Scorsese Mastandrea chiede aiuto per chiudere il budget di Non essere cattivo, nuovo film di Claudio Caligari.
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Stato dell’arte e proposta teorica