Dimmi due cose, Don

Il 7 aprile 1931 nasceva Donald Barthelme. Pubblichiamo la prefazione di Vincenzo Latronico alla raccolta di racconti La vita in città.

di Vincenzo Latronico

Cos’è esattamente che rende i racconti di Barthelme così teneri, così accattivanti? C’è un’emozione o un’atmosfera molto precisa che li caratterizza. È un’emozione che non ha nome. A volte la si può chiamare «dolcezza», altre volte «ironia», a tratti «divertito cinismo». Ma questo significherebbe ascriverla alla voce dell’autore, al modo in cui si racconta: mentre è chiaro che ha a che fare con le situazioni che vengono raccontate. Sono situazioni che toccano e fanno ridere e muovono a pietà; rivelano qualcosa di profondo sull’interiorità dei personaggi, sui nostri sentimenti e meccanismi mentali, e insieme mostrano che è una rivelazione da poco. Eccola qui la realtà, sembra dire Barthelme: è profondissima ed è struggente ed è qualcosa da riderci su. Se anche a lui fosse toccata la canonizzazione metonimica di Pirandello e di Kafka chiameremmo quest’emozione o quest’atmosfera «barthelmiana»; gli dei della storia letteraria, o forse i numi protettori dell’etimologia, hanno impedito che fosse così.