Cosa potrete vedere alla 71a edizione della Mostra del Cinema di Venezia

di Carlotta Briganti

Mentre sta finendo la conferenza stampa e tutti i film son stati annunciati, vi raccontiamo cosa potrete vedere alla settantunesima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Non parlerò di tutti i film che verranno proiettati al Lido dal 27 agosto al 6 settembre. Per l’elenco ufficiale basta farsi un giro sul sito della Biennale o leggere i quotidiani domani. Provo a fare invece al volo un elenco delle cose più interessanti e/o bizzarre che mi sembrano venute fuori dagli annunci qui all’Hotel St. Regis (luogo della conferenza stampa).

Oltre 3000 tra lunghi e corti arrivati alla commissione. Ed ecco alcuni tra i film scelti dal direttore Alberto Barbera, insieme ai selezionatori Bruno Fornara, Oscar Iarussi, Nicola Lagioia, Mauro Gervasini, Marina Sanna, Giulia d’Agnolo Vallan.

Il soft power di Wes Anderson

Michele Masneri non esplora solo quartieri di Roma e case che non può permettersi, ma ogni tanto va anche al cinema, e gli piace Wes Anderson (senza fanatismi), e ci si immedesima un po’, e in questo pezzo che ha scritto prima di partire per la tournée pugliese di Addio, Monti, forse si vede.  Questo pezzo è uscito sull’ultimo numero di IL, il magazine del Sole 24 Ore.
Tutte le famiglie normali sono infelici allo stesso modo; ogni famiglia disfunzionale è infelice a modo suo. Wes Anderson ha elevato la malinconia a fenomeno glamour globale e l’adolescenza quarantenne a condizione aspirazionale per tutti noi. Secondo il fondamentale galateo del nuovo secolo The Hipster Handbook (2002) di Robert Lanham, Anderson è “il” regista per eccellenza, oltre a essere ai vertici della classifica «star per cui avere una cotta», subito dietro a Beck e a Edward Norton. Otto film di cui almeno uno già entrato nell’inconscio collettivo, I Tenenbaum (2001), Anderson è il principe emaciato della nuova malinconia globale che apre il cuore e fa vendere i profumi dei massimi marchi mondiali.

Alto, magro, diafano, metrosexual in tweed e cachemire europei, però texano rigorosamente etero, porta il sentimento di un bimbo sensibile al cinema, in un packaging impeccabile che mischia Truffaut, boy scout, Calvino e Huckleberry Finn, e tutto un bagaglio e una pelletteria da ceto medio-alto riflessivo del Sud traducendolo anche in primari spot non solo per Prada, per cui ha fatto tre commercials per il profumo Candy e il corto Castello Cavalcanti, ma anche per Stella Artois, Hyundai, American Express.