Da Pascoli a Busi, critica in contropiede
Questo articolo è uscito, in forma abbreviata, sul quotidiano Europa.
Da alcuni anni a questa parte, il trentaquattrenne Matteo Marchesini, conosciuto anche come poeta e narratore, si è imposto come una delle voci più acute e stimolanti della nostra critica letteraria. Impresa tutt’altro che facile in un mondo in cui la critica ha ormai perso la propria tradizionale autorevolezza e lo spazio dedicato alla letteratura nelle pagine culturali dei quotidiani è sempre più esiguo. Oggi i critici acquistano una qualche visibilità soltanto quando sono coinvolti in qualche (più o meno oziosa) polemica, per esempio quella innescata recentemente da un discusso articolo di Franco Cordelli.
Su “Una formazione musicale” di Raimondo Iemma
Raimondo Iemma, nato nel 1982, torinese, ha scritto un piccolo e curioso libro di poesie – il secondo suo, se si esclude la plaquette del 2005 Ultime questioni aperte (Edizioni della Meridiana). Si intitola Una formazione musicale e lo ha pubblicato il circolo culturale “Le voci della luna” dopo aver assegnato all’autore il XIX premio internazionale di poesia “Renato Giorgi”.
Tra un’ampollosa prefazione di Ivan Fedeli e un’importante quanto breve presentazione, in quarta di copertina, di Elio Pecora, Iemma registra lo stato della sua ricerca a sei anni dalla prima raccolta organica, che fu luglio nella collana “Festival” di Lampi di Stampa.
Come quel libro, anche questo esordisce coi piedi ben piantati in terra. Camminando. La seconda poesia di luglio è intitolata «Un giro che mi piace fare» e si muove tra i quartieri San Paolo e Cenisia di Torino.
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