Punto d’ombra: le fotografie di Teju Cole

(le immagini sono tratte dal libro: ringraziamo la casa editrice Contrasto)

«Una mattina del 2011 mi sono svegliato, dopo aver letto la sera prima Virginia Woolf, ma non sto dando la colpa a lei, e non ci vedevo dall’occhio sinistro. Raggiungo il lavandino, mi sciacquo, non mi faceva male però non ci vedevo. Dopo due giorni la visione è tornata. Il responso di accurati consulti medici è stato: “Boh, però se ne andrà”. La chiamano sindrome della grande macchia cieca, della quale non si conosce la causa e può ripresentarsi. La relazione con il mio lavoro è segnata, influenzata anche dal fatto che potrei svegliarmi la mattina e non vederci da un occhio», racconta Teju Cole.

Lo scrittore d’origine nigeriana, classe 1975, fotografo e critico per il New York Times, una delle voci più interessanti della letteratura e delle arti d’oltreoceano che, dopo l’esordio brillante di Ogni giorno è per il ladro, un ritorno politico alle proprie origini, ha stregato la critica e i lettori su scala mondiale con il libro bellissimo Città aperta non abbandona mai l’urgenza di assecondare la propria sensibilità visiva. Cole tira fuori dalla propria borsa la macchina fotografica, che l’ha già accompagnato in trenta paesi, lì sempre alla ricerca della prossima immagine da scattare quasi a curare l’ossessione per il vedere. Dopo un passaggio romano per il Festival Letterature, l’autore ha raggiunto il Sud Italia e poi approderà a Malta.

Paesaggio italiano, oggi

  Questo pezzo è uscito, in forma leggermente diversa, su “Artribune”. (Immagine: Luigi Ghirri, Reggio Emilia, 1973) Dolce e chiara è la notte e senza vento, e queta sovra i tetti e in mezzo agli orti Posa la luna, e di lontan rivela Serena ogni montagna. (…) Giacomo Leoparti, La sera del dì di festa (1819-’21) Una […]

Un omaggio a Gabriele Basilico

Oggi è morto Gabriele Basilico. Il suo lavoro è stato per me una scoperta tutto sommato recente, eppure fin dal primo momento rivelatrice. Da quando ho cominciato a guardare le foto che Basilico ha scattato nel corso del tempo mi sono reso conto che fino ad allora non avevo capito niente di che cosa è lo spazio, soprattutto quello urbano, e di che cosa è la misura, nel senso dell’equilibrio, della precisione. Le immagini del fotografo milanese sono sempre, nella loro nettezza, l’equivalente fotografico di quando finalmente, dopo averla inseguita a lungo, la parola esatta, spietatamente esatta, compare sulla pagina o nella voce.

Intervista a Fulvio Bortolozzo

Fotografo torinese, autore di lavori dedicati al paesaggio urbano della sua città (e non solo), Fulvio Bortolozzo viene qui intervistato da Fabio Severo di Hippolyte Bayard. di Fabio Severo Quali sono stati i primi stimoli verso la fotografia? Puoi dirci qualcosa della tua formazione fotografica? I tuoi lavori che abbiamo potuto vedere, seguendo il filo […]