Intervista a Federico Buffa

Questa intervista è uscita su IL a febbraio.

Federico Buffa commenta partite di basket americano da quasi vent’anni e insieme al suo socio Flavio Tranquillo ha creato uno dei linguaggi più sperimentali della storia dell’informazione italiana. Trasformando l’American english in italiano corrente, Tranquillo e Buffa hanno insegnato agli appassionati italiani una lingua esoterica e la storia di un continente. Hanno detto “Dodici Rodman ad allacciata di scarpe” al posto di “Dodici rimbalzi a partita”. Per Sky, Buffa da qualche anno si occupa anche di calcio. Parliamo di lingua, mentori, entrature, politica in un bar di Milano, nel tardo pomeriggio.

Come cominciano i tuoi rapporti con l’America?

C’è mio padre che vorrebbe farmi fare un anno negli Stati Uniti al liceo – che all’epoca era una cosa abbastanza traumatica – perché conosce una persona il cui figlio lo fa. Io vado in una sorta di ritiro preliminare sul lago di Como di sabato mattina e vengo tagliato al primo turno: “Inadatto al mondo americano”, al che mi sono abbastanza rassegnato. Mi immaginavo giocatore di calcio della squadra e immaginavo che sarei stato piuttosto forte rispetto ai miei coetanei degli anni ’70 americani. Mi avranno ritenuto chiuso e ombroso e quindi inadatto ad andare negli Stati Uniti per un anno. Non mi sono mai perdonato di non esserci andato.