Lo smoking di D’Alema

Questo pezzo è uscito su Studio.

Ero andato a questi Oscar del Vino 2014 un po’ controvoglia, più per assecondare la mia mamma che non per smanie mie; il luogo, questo hotel Hilton su su a Monte Mario, leggenda di abusi edilizi romani e lussi olimpici: o meglio, una volta si chiamava Hilton, e ora invece Rome Cavalieri Waldorf Astoria, con l’onomastica a difficoltà crescente che l’hôtellerie coltiva negli anni. Luogo simbolico, solita atmosfera da Hitchcock sul Grande Raccordo, gigantesco corpo di fabbrica che domina la città con architettura anni Sessanta e cancellate barocco-cinesi che sembrano cingere un gigantesco ristorante Lanterne Rosse, o l’ambasciata di Pechino.

«Questi Hilton pare siano alberghi coloniali, alberghi non solo di affari, ma di prestigio e Guerra fredda. Sorgono nei luoghi dove si vuole affermare un potere, come al Cairo, a Baghdad, all’Avana, a Berlino» scriveva Carlo Levi nel suo Roma Fuggitiva (2002). Ottocento stanze, cemento armato e vetro delle facciate, balconcini fioriti, un piazzalone tipo policlinico Gemelli. Pini romani. Bandiere. La meglio vista su Roma.