«Hiroshima mon amour è Faulkner più Stravinskij», 60 anni dopo

di Rossella Farnese

Rohmer: Saremo tutti d’accordo, credo, se comincio dicendo che Hiroshima è un film di cui si può dire di tutto.

Godard: E allora cominciamo dicendo che si tratta di letteratura.

Kast: I rapporti tra cinema e letteratura sono, a dir poco, ambigui e travagliati. La sola cosa che si può affermare è che i letterati nutrono un confuso disprezzo nei confronti del cinema […] La singolarità di Hiroshima è che l’incontro tra Alain Resnais e Marguerite Duras costituisce un’eccezione alla regola.

Godard: Quel che subito colpisce in questo film è che non sembra avere nessun riferimento cinematografico. Possiamo dire che Hiroshima è Faulkner più Stravinskij, ma non possiamo dire che è questo più quel cineasta.

Dopo la proiezione di Hiroshima mon amour al Festival di Cannes 1959, la redazione dei Cahiers du cinéma organizza una tavola rotonda – che aprirà il numero del luglio 1959 (n.97) – cui prendono parte il caporedattore Eric Rohmer, Jacques Rivette, Pierre Kast, Jacques Doniol-Valcroze, Jean-Luc Godard e Jean Domarchi.