La chiave a stella di Giorgio Poi

di Simone Tribuzio (foto di Fabio Mores)

“Scrivere, per me, è disegnare, unire le linee in modo che diventino scrittura, o disunirle in modo che la scrittura diventi disegno”
Jean Cocteau

Il prossimo 31 luglio si festeggeranno i cento anni dalla nascita di Primo Levi: partigiano, chimico e scrittore. Universalmente conosciuto per il suo impegno nel raccontare, attraverso diari e opere di enorme rilevanza letteraria, l’esperienza vissuta nei campi di concentramento di Auschwitz.

Con La chiave a stella cambiò direzione: fu infatti il primo romanzo di fiction dello scrittore torinese, che si inserì subito nel filone della letteratura industriale, e con il quale vinse il Premio Strega nel 1979.

Con Fa niente (Bomba dischi, 2017), Giorgio Poi, cantautore nato a Novara ma dall’animo cosmopolita, si era buttato in un calderone riempito di tropicalismi e di sonorità più mediterranee.

Proust folie

Questo pezzo è uscito su Doppiozero. (Immagine: una libreria di Parigi, 11ième arrondissement)

di Federico Iarlori

Pensate ad una trasmissione televisiva. Non ad una qualunque, ma al campione dei talk show nazionali. Poi, ad un certo punto del programma, immaginate di assistere ad una lunga intervista agli autori di un libro sulla vita e l’opera di Alessandro Manzoni. Una follia, vero? Non in Francia. Qui il Dictionnaire amoureux de Marcel Proust (Dizionario amoroso di Marcel Proust), scritto a quattro mani da Jean-Paul Enthoven e da suo figlio Raphaël, si è rivelato un autentico fenomeno mediatico. I due intellettuali di famiglia, che, oltre alla passione apollinea per l’autore della Recherche, hanno condiviso quella dionisiaca per Carla Bruni, sono stati capaci non solo di aggiudicarsi il prestigioso prix Fémina 2013, ma anche di presidiare costantemente i giornali, le radio e trasmissioni televisive del calibro di On n’est pas couché, la più nazional-popolare di Francia.

Raymond, enfant prodige

Questo testo accompagna l’edizione del Diavolo in corpo di Raymond Radiguet pubblicata da Marsilio nella collana “Biblioteca Novecento”.

“Avete scritto: un romanziere di diciassette anni. Ma fra tre mesi ne compite venti. Sarebbe allora forse più corretto dire: un romanzo scritto a diciassette anni, non ritenete?”
In questo modo Maurice Martin du Gard, uno dei più acuti testimoni della società letteraria francese tra le due guerre, si rivolgeva nella primavera del 1923 a Raymond Radiguet

Biografie sentimentali attaccate a un filo

Quest’articolo è apparso sul Manifesto in data 4 novembre 2009. Nel 1947 Roberto Rossellini gira L’amore. Uno dei due episodi che compongono la pellicola è La voce umana, tratto dal testo teatrale di Jean Cocteau del 1930. In scena ci sono soltanto Anna Magnani e un telefono – la cornetta di un nero smaltato, il […]