Quanto piace la guerra ai National Book Award

di Matteo Bolzonella

Qualche mese fa, quando ho appreso la notizia che il National Book Award 2014 l’aveva vinto una raccolta di racconti sulla guerra in Iraq, sarò sincero, ho avuto paura. Ho avuto paura che il libro in questione potesse avvicinarsi allo spettro del banale,che potesse assomigliare ad un miscuglio ben scritto (si parla sempre e comunque di un vincitore dell’N.B.A.) di cliché alla American Sniper, proseguendo su una tradizione che fa del patriottismo vecchio stile americano e del lato umano del buon soldato statunitense costretto a malincuore ad obbedire agli ordini di superiori spietati, le sue teste d’ariete per far breccia nel cuore dello statunitense medio (e del botteghino medio).Timori del tutto immotivati, legati a sensazioni personali e forse dovuti a un po’ di malizioso pregiudizio, timori che mi hanno fatto rimandare la lettura di Redemployment fino all’uscita della traduzione italiana di Silvia Pareschi uscita per Einaudi lo scorso maggio.

Buon compleanno, “Catch-22”!

Questo pezzo è uscito su D di Repubblica. (Fonte immagine)

Questa è una storia che accade a Manhattan a metà del secolo scorso. Il protagonista lavora per un’agenzia pubblicitaria, la moglie si occupa della casa e dei due figli, una femmina e un maschio. E no, non è di Mad Men che stiamo parlando. Questa è la storia (vera) dello scrittore americano Joseph Heller. A raccontarla oggi sono un memoir e una biografia con cui in America si celebrano i cinquant’anni dalla pubblicazione del suo Catch-22. A firmare il memoir è la figlia, Erica Heller, copywriter e romanziera. Il libro si chiama Yossarian Slept Here. When Joseph Heller Was Dad, the Apthorp Was Home, and Life Was a Catch-22 (‘Yossarian ha dormito qui. Quando Joseph Heller era papà, l’Apthorp era casa e la vita era un Comma 22’, a pubblicarlo è Simon & Schuster) ed è quasi interamente ambientato all’Apthorp Building, nell’Upper West Side di New York, l’isolato tra Broadway, West End Avenue, la 78 e la 79, storico condominio che ha ospitato negli anni George Balanchine, Nora Ephron, Cyndi Lauper e Al Pacino, dove gli Heller andarono a vivere nell’estate del 1952 e dove Erica tuttora abita. Diviso in quattro parti, una per ognuno dei quattro diversi appartamenti dell’Apthorp abitati dagli Heller: i primi due da tutta la famiglia, il terzo dalla moglie Shirley dopo il divorzio da Joseph, il quarto da Erica dopo la morte della madre.

Martina Testa intervista Ben Fountain

Quando una traduttrice intervista uno scrittore: Martina Testa conversa con Ben Fountain, autore del romanzo È il tuo giorno, Billy Lynn! uscito per minimum fax nel 2013. 

di Martina Testa

Il tuo libro parla di un gruppo di giovani soldati americani impegnati al fronte in Medio Oriente che vengono riportati negli Stati Uniti e acclamati come eroi in un “Victory Tour” di due settimane, dopo che una loro missione viene filmata da una troupe televisiva e finisce su un tg nazionale. Dopo il tour di propaganda (che culmina in un’ospitata alla prestigiosa partita di football del Giorno del Ringraziamento), i ragazzi verranno rispediti al fronte.

Ammesso e non concesso che certe categorizzazioni abbiano un senso, se questo è un “romanzo di guerra” (è stato, in effetti, più volte paragonato ad altri romanzi di guerra, da Comma 22 di Joseph Heller al recente Yellow Birds di Kevin Powers), lo è in un senso molto vago, perché la guerra non si vede mai. Allora forse non è un romanzo di guerra? Tu come lo vedi?

È un romanzo che parla di un periodo storico – nel quale ancora ci troviamo – in cui gli Stati Uniti d’America sono impazziti. Le guerre in Afghanistan e in Iraq sono stati i sintomi più evidenti di questa pazzia, ma tutti gli altri elementi del romanzo – il football, le cheerleader, l’industria cinematografica, il capitalismo, la pubblicità, la religione – sono tinti di una loro particolare sfumatura di follia.