Itinerari afgani

Pubblichiamo un articolo di Giuliano Battiston, uscito sul «manifesto», sui percorsi di lettura dedicati all’Afghanistan.

A più di dieci anni dall’inizio dell’intervento militare voluto dagli Stati Uniti, sull’Afghanistan è tempo di tirare le somme. Lo ha fatto la “comunità internazionale”, che a Chicago, nel corso del vertice della Nato del 21-22 maggio scorsi, ha ribadito la volontà di ritirare le truppe entro la fine del 2014. Lo fanno gli afghani, sempre più disillusi e preoccupati, per una situazione che a dispetto delle promesse fatte continua a essere fortemente instabile. E lo fanno anche alcuni italiani, coinvolti a vario titolo nel nuovo “grande gioco” in Asia centrale: da due anni a questa parte l’editoria italiana continua infatti a sfornare libri sull’Afghanistan. A quanto pare, un ciclo si è chiuso, quello della retorica che accompagna ogni operazione militare, e un altro se ne è aperto, quello della riflessione. I proclami lanciati dalle tribune politiche, dalle sedi delle ambasciate o dai quartieri generali delle forze Isaf-Nato evidentemente hanno perso la loro forza persuasiva; la realtà è troppo lontana dagli ideali sbandierati nelle conferenze stampa, troppo evidente il contrasto tra le promesse fatte nel 2001 e i risultati attuali. Su questo scarto si concentrano molti dei libri pubblicati di recente in Italia e dedicati all’Afghanistan, accomunati dalla tendenza a privilegiare l’aspetto diaristico, la memoria personale, l’autobiografismo, per raccontare le contraddizioni di un paese in cui, “nel dopo 11 settembre, si è asserragliata una formidabile legione stranera”.