Michel Houellebecq: romanziere islamofobo o genio del marketing?

di Federico Iarlori

Teresa Cremisi, l’editor di Michel Houellebecq presso la casa editrice francese Flammarion, ci aveva messo in guardia: “Non ho mai visto un’uscita editoriale così movimentata in 50 anni di carriera! Tutti se ne occupano, ne parlano, è elettrizzante”, si leggeva sul quotidiano Le Figaro alla vigilia della pubblicazione di Sottomissione. Oggi quelle premesse ci sembrano ben poca cosa alla luce di ciò che è accaduto. Lo scorso 7 gennaio 2015, giorno dell’uscita del controverso romanzo “islamofobo” dell’autore delle Particelle elementari, i fratelli Kouachi, vicini alla cellula jihadista parigina detta delle Buttes Chaumont, sono penetrati nella redazione del settimanale satirico Charlie Hebdo armati di Kalashnikov e hanno ucciso 12 persone, tra cui la quasi totalità dei vignettisti del giornale. È stata una semplice coincidenza che il dramma sia avvenuto in concomitanza con l’uscita del libro? Può darsi. Tutti sapevano che il mercoledì è il giorno della riunione di redazione a Charlie Hebdo; se i terroristi ne avessero scelto un altro avrebbero trovato gli uffici vuoti, o quasi. Ma perché proprio quel mercoledì? E che dire della caricatura di Houellebecq sulla prima pagina dell’ultimo numero del settimanale, pubblicato quello stesso giorno? Anche quella è stata una coincidenza? Difficile affermare il contrario. Fatto sta che lo scrittore francese non si è fatto pregare: ha lasciato Parigi il giorno stesso e ha sospeso la promozione del libro. Visto il personaggio, meglio non correre rischi.