L’antifascismo risorgimentale di Leone Ginzburg
(Nella foto: Cesare Pavese, Leone Ginzburg, Franco Antonicelli e Carlo Frassinelli. Fonte immagine)
Una versione ridotta di questo articolo è uscita su L’indice dei libri del mese.
di Danilo Breschi
L’8 gennaio del 1934 Leone Ginzburg rifiutò di giurare fedeltà al fascismo. Decretato nell’agosto del 1931 ed entrato in vigore nell’ottobre di quell’anno, l’obbligo ai professori universitari di prestare giuramento di fedeltà non solo alla “patria”, come recitava un regolamento generale del 1924, ma anche al “regime fascista” fu respinto soltanto da tredici professori ordinari di università statali che, così facendo, persero cattedra, stipendio e pensione. Tredici su milletrecento. Ginzburg non è ancora professore di ruolo, ma libero docente di letteratura russa presso la Facoltà di Lettere dell’Università di Torino. Ha soltanto venticinque anni.
Il revival della masseria tra jet set e capolarato
Questo pezzo è uscito su Pagina 99. (Fonte immagine)
Guarda le masserie, e capirai la grande trasformazione della Puglia negli ultimi decenni. Perché se è vero, come diceva Cesare Brandi, che la vera Puglia è quella rurale, quella delle pianure di terra rossa solcate dagli ulivi, dalla vite, dal grano, quella delle carrarecce, dei muretti a secco e della pietra addomesticata, è proprio là che un intero mondo è mutato. Anzi, sì è letteralmente capovolto, molto più che nelle città che sorgono lungo la costa. Di quel mondo rurale, plurale e diversificato, la masseria era il cardine architettonico, economico, antropologico, una sorta di ecosistema capace di resistere al passaggio del tempo.
Il nuovo
Questo pezzo è uscito su Artribune.
La crisi socio-economica nel mondo culturale italiano coincide sempre più con il paradigma della desertificazione: in particolare, alcune tra le maggiori istituzioni dell’arte contemporanea vivono una fase di particolare debolezza e fragilità, tra disorientamento gestionale (l’impossibilità apparente di una ‘manutenzione del presente’) e assenza di una visione lunga che tenga conto dei mutamenti in atto e reagisca ad essi.
Nella città rumorosa la catastrofe che passa. Egli era venuto con il suo sguardo doloroso. Mangiava lentamente un dolce così tenero e così dolce che si sarebbe detto che stesse mangiando il suo cuore. Aveva gli occhi molto distanti l’uno dall’altro.
Contro l’oppressione fascista che voleva ridurre l’uomo a cosa
Con questa foto di un gruppo di partigiani fiorentini e con questo brano tratto da Passato e avvenire della Resistenza, discorso tenuto da Piero Calamandrei il 28 febbraio 1954 al Teatro Lirico di Milano, alla presenza di Ferruccio Parri, vogliamo augurare buona liberazione a tutti: buon 25 aprile!
di Pietro Calamandrei
[..] Ma fino da allora cominciò la Resistenza: contro l’oppressione fascista che voleva ridurre l’uomo a cosa, l’antifascismo significò la Resistenza della persona umana che si rifiutava di diventare cosa e voleva restare persona: e voleva che tutti gli uomini restassero persone: e sentiva che bastava offendere in un uomo questa dignità della persona, perché nello stesso tempo in tutti gli altri uomini questa stessa dignità rimanesse umiliata e ferita. Cominciò così, quando il fascismo si fu impadronito dello Stato, la Resistenza che durò venti anni. Il ventennio fascista non fu, come oggi qualche sciagurato immemore figura di credere, un ventennio di ordine e di grandezza nazionale: fu un ventennio di sconcio illegalismo, di umiliazione, di corrosione morale, di soffocazione quotidiana, di sorda e sotterranea disgregazione civile.
Parlare del premio Strega leggendo i libri del premio Strega. Seconda puntata: “Mandami tanta vita”
CR Francesco, dicevamo. Questa volta il libro di Paolo Di Paolo ci ho messo poco a leggerlo. Sarà perché il libro è breve, sarà perché l’autore pare cercare di accompagnarti passo passo, di avvolgerti. E se ti davano fastidio preventivamente i camioncini Iveco nella prima pagina di Siti, qui siamo al polo opposto. Anni Venti fra […]
Autobiografia di una repubblica
Riprendiamo il discorso di un nostro precedente post, in cui avevamo teorizzato come le tesi di Piero Gobetti nel suo Elogio della ghigliottina fossero ancora pericolosamente attuali e attuabili nel nostro Paese. Una conclusione molto simile sembra arrivare dal nuovo saggio di Guido Crainz, come ci racconta Nicola Lagioia in un suo articolo apparso sullo […]
Elogio della ghigliottina
Ho riletto recentemente il celebre Elogio della ghigliottina di Piero Gobetti, pubblicato su La rivoluzione liberale nel novembre del 1922, all’indomani della marcia su Roma. Temo che, per certi versi, l’analisi e le riflessioni di Gobetti (allora appena ventunenne) siano purtroppo ancora attuali. Così, mi sembra utile sottoporre ai lettori di minima&moralia questo brano d’antologia […]
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