Octavio Paz, autobiografia di un lettore
Questo pezzo è uscito su Europa.
Le autobiografie degli scrittori sono sempre il racconto di come si forma un canone letterario. Se dettagliate, possono essere una miniera di consigli su poeti e scrittori da scoprire. Di solito, contengono prese di distanza da poetiche che hanno imboccato vicoli ciechi e lodi per poesie e romanzi altrui. Le autobiografie degli scrittori sono sempre, insomma, prima di tutto biografie di lettori.
Edizioni Sur ha pubblicato il libro di Octavio Paz che si intitola Anch’io sono scrittura (pp. 160, euro15) e che racconta il mondo in cui è stato immerso lo scrittore che nel 1990 vinse il premio Nobel: l’esplosiva politica messicana e la storia planetaria del Novecento che ribolliva intorno al suo Messico. Le rivolte giovanili in Europa nel 1968, l’India, gli intellettuali parigini.
Roberto Bolaño e i detective selvaggi
Questo pezzo è uscito su inutile. (Fonte immagine)
di Pietro Menozzi
Città del Messico, 1975. È lì che senza accorgercene scivoliamo dentro a un dedalo di strade e storie che dopo averci smarrito, fatto innamorare, portato ai confini della pazzia e ai margini del deserto, ci sputa fuori oltreoceano, in Europa, Israele, Africa. Un viaggio lungo vent’anni, senza radici, aggrappato con fede cieca all’esperienza e alle persone che incontriamo, inesauribile (con)fusione di letteratura e vita. Se abbiamo il coraggio di seguire Ulises Lima e Arturo Belano, partiamo lasciandoci alle spalle il bagaglio inutile delle nostre abitudini, accettando di perderci dentro a un disordine necessario. La porta d’accesso ai libri di Bolaño è la potenza dell’abbandono. Si finisce inghiottiti in un vortice che sembra impreciso e pretende di essere seguito nelle sue sbavature. Sono così tanti i personaggi, le storie e le circostanze che si intersecano, da richiedere un’imprecisione programmatica. È il prezzo di un’impresa che non vuole estromettere l’imprevedibilità, l’ignoto e la follia.
L’arte della guerra di carta e inchiostro
Questo pezzo è uscito sul bimestrale Graffiti. (Immagine: Hiroshige.)
Leggendo L’arte della guerra di quel figlio di puttana di Sun Tzu mi è venuto in mente uno strampalato ipotetico Dao che riguardi la scrittura conscio che non seguirò mai tutti i dettami di un’eventuale via o principio universale che porta alla scrittura. Ma siccome predicar bene e razzolare male non è solo la prerogativa dei preti (fa’ come prete dice e non come prete fa), ci provo in questa pagina consapevole che non sarò in grado di rispettare nemmeno il 50% dei punti previsti.
Punto 1. Il Dao è dato nel momento in cui lo scrittore si pone la madre di tutte le domande: premesso che tu sia consapevole del tuo talento, quanto sei disposto a offrire per la Scrittura? Non ci sono mezze risposte a questa domanda. L’unica risposta è tutto. La vita. Il culo. Tutto, insomma.
Made in Europe
Questo pezzo completa il discorso di un mio analogo uscito qualche giorno fa su Repubblica. Inizia allo stesso modo, ma poi approfondisce altri aspetti che per questioni di spazio non entravano nello spazio del quotidiano. (Immagine: Jasper Johns.)
A quale idea di cultura ci aspettiamo che l’Europa si aggrappi nella stagione in cui le sue fondamenta economiche (nonché l’idea stessa di una casa comune) sono scosse come mai era successo dal dopoguerra? Ed è lecito attendere segnali interrogando quel veritiero specchio deformante che è ancora la letteratura d’invenzione?
Come non di rado accade, preziosi indizi sono disseminati dove non ci aspetteremmo di trovarli, cioè fuori dal nostro continente. Pensieri selvaggi a Buenos Aires, l’ultimo libro di Alberto Arbasino, è uno scrigno che contiene tra le altre cose un dialogo con Jorge Luis Borges risalente al 1977. Dopo aver ricordato Robert Louis Stevenson, che giunto in California dichiarò “eccomi alla frontiera della cultura occidentale”, lo scrittore argentino, incalzato da Arbasino (“Ma lei si aspetta qualcosa dall’Europa?”), spiazza il lettore e forse meno l’interlocutore: “Mi aspetto tutto dall’Europa. Cosa ci si può aspettare dalla periferia? Periferia sono anche America e Russia. Noi facciamo di tutto per aiutarvi. Spero che tutto l’Occidente sia un po’ uno specchio eterno dell’Europa. Tocca a voi salvarvi, e salvarci anche”.
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