Sanremo Reloaded

di Raffaella R. Ferré

Venne il giorno in cui le note finirono.

Perché le note sono così: sette, dodici contando le alterazioni, pensi di averne abbastanza per ogni dito della mano ma ti sfuggono le limitate possibilità di combinazione. Ma che la canzone si sia mossa in questo secolo sullo stesso sistema impiegato da Mozart e Beethoven è cosa nota, e si sperava, allora, nelle parole: ventisei lettere tra alfabeto italiano e inglese, miliardi di lemmi, eventualità combinatorie pressoché infinite, tutte sotto la lingua, a disposizione. Nei corridoi, compositori, musicisti e parolieri, ciascuno di loro fornito di cartelletta color carta da zucchero contenente la segretissima “Guida alle parole mai utilizzate in una canzone italiana” si davano pacche sulle spalle immaginando i loro artisti melodiare frasi come “La borragine tiene unita la compagine”. Ma fornire tante rassicurazioni ad un uomo non è mai cosa giusta e il dubbio, uno solo, s’era insinuato già a dicembre: che fossero finiti i pensieri?

Come non è morta mia madre

Abbiamo le prove è una rivista online di non fiction nata un anno fa da un’idea di Violetta Bellocchio. Pubblichiamo l’intervento di Raffaella R. Ferré ringraziando l’autrice e la rivista.
di Raffaella R. Ferré

Io non sapevo e non volevo sapere, ma quando mi chiusi in bagno, quella sera, sapevo già. L’istinto di cui parlano certi libri, il contatto con la “natura intuitiva”, la storia new age che poi, anni dopo, avrebbe riempito giornali, è qualcosa che abbiamo tutti e che non sta buono da un canto, ma ci avverte, ci chiama. Di solito prendiamo tranquillanti proprio per evitare di essere avvertiti e chiamati. Il punto è che all’epoca dei fatti avevo nove anni e le prescrizioni mediche erano un serio problema.