Bravi e cattivi. Gli italiani, la guerra, la memoria

1943-1945: I «bravi» e i «cattivi» (Donzelli editore, 110 pagine, 24 euro) è un’interessante raccolta di cinque saggi, densa per contenuti pur nella foliazione limitata, che propone una comparazione del percorso compiuto dalla Germania e dall’Italia nell’elaborazione di una memoria condivisa e consapevole sugli ultimi anni della seconda guerra mondiale.

Il volume è stato curato da Massimo Castoldi, filologo e critico letterario, direttore della Fondazione Memoria della Deportazione di Milano. Thomas Altmeyer, direttore scientifico dello Studienkreis Deutscher Widerstand 1933-1945 e professore di didattica della storia presso la Goethe Universität di Francoforte, apre il libro con una riflessione sul complesso processo di recupero dei luoghi della memoria del nazismo e della fondazione dei memoriali, che solo dagli anni Sessanta ha conosciuto uno sviluppo intenso. Nel 1977 il ministero della Giustizia della Repubblica Federale riconobbe ufficialmente 1600 siti come campi di concentramento e unità esterne dei lager negli ex territori del Reich. La maggior parte dei memoriali fu inaugurata tra gli anni Ottanta e Novanta, quando si concretizzò l’istituzionalizzazione e il pubblico riconoscimento degli stessi e delle loro attività. Il ricordare è stato a lungo una lotta solitaria dei superstiti della Resistenza e delle persecuzioni. E oggi sono poste nuove sfide nell’ambito della divulgazione e della tutela di una memoria non limitata solo ai grandi campi di sterminio.