Il nostro bisogno di polizia

di Christian Raimo Non c’è nemmeno bisogno di citare René Girard e la sua psicologia delle folle (i suoi capri espiatori, la sua violenza mimetica…) per provare a commentare la narrazione tossica che ha avuto il suo incipit sabato 3 maggio con le notizie degli scontri vicino l’Olimpico ed è proseguita con la telecronaca Rai […]

Cento anni di Malamud!

Il 26 aprile 1914 nasceva Bernard Malamud. Pubblichiamo la prefazione di Alessandro Piperno a L’uomo di Kiev.

di Alessandro Piperno

Non avevo ancora compiuto nove anni quando mio fratello mi mise al corrente di ciò che Hitler, una trentina d’anni prima della nostra nascita, aveva fatto agli ebrei. Il dato strano è che quella spaventosa rivelazione non mi indignò. Forse perché l’indignazione è preclusa ai bambini. Ciò che provai fu soprattutto terrore. Un terrore vago che non aveva niente a che vedere con la paura della morte. A nove anni, la morte, tanto più se non ha ancora lambito il piccolo confortevole mondo che ti protegge, è un evento astratto e implausibile. A terrificarmi, almeno stando alla dettagliata relazione di mio fratello, era il calvario di cui la morte rappresentava l’epilogo. Un crescendo ineluttabile: la diffidenza degli altri, la delazione, la discriminazione, le confische, la perdita dei diritti civili, l’isolamento sociale, la clandestinità, la deportazione, l’esclusione dagli affetti indispensabili (mamma e papà), la nostalgia straziante per tutto quello che hai perduto, le privazioni materiali, le torture fisiche, il sacrificio dei capelli e della dignità, la fame, la sete, il freddo, l’emorragia di fluidi corporei.

O ti meno o ti proteggo. Ovvero parlare di violenza di genere tra sedicente femminismo e maschilismo benevolo.

Questo articolo è uscito sull’edizione online di Europa. di Christian Raimo La violenza di genere è diventata un argomento mainstream. Termini come stalking, femminicidio sono parole che oggi conoscono anche i ragazzini di dieci anni. I cartelloni sei per tre, le fiancate degli autobus anche negli ultimi mesi hanno ospitato una serie di campagne pubblicitarie, […]

Come facevamo a insultarci quando non c’era Twitter?

M’insultano ergo sum. Dopo le minacce a Laura Boldrini e le offese ricevute da Enrico Mentana su Twitter, da giorni si celebrano in Italia i funerali della “civil conversazione”. Sul tema sono intervenuti tutti: prima chiedendo a Mentana di restare su Twitter, poi replicando alla sua lettera d’addio. Giù trasmissioni, corsivi e talk-show. Nell’epoca dell’ingiuria, e soprattutto della sua riproducibilità tecnica, l’insulto scritto sembra diventato la struttura segreta dei social network. Domanda: prima com’era? Risposta: uguale. Sono decenni che sul web prima ci si provoca, poi ci si oltraggia. Da una parte gli anonimi, dall’altra firme più o meno famose, con la zona grigia tra i due insiemi che è l’area più vasta. Qualcuno rischia addirittura di fare la figura del neofita ad accorgersi con ritardo del tipo di galateo usato nel web.

Denaro e letteratura

Pubblichiamo una recensione di Carlo Mazza Galanti, uscita su «Alias», su «Resistere non serve a niente» di Walter Siti (Rizzoli).

Non conosco altri scrittori che abbiano raccontato in maniera così documentata l’ambiente dell’alta finanza internazionale e i suoi addentellati criminali, aggiungendo inoltre quel tocco “glocal” che la tecnica di cut-up sul parlato dialettale tipica della scrittura di Siti è così appropriata ad esprimere e che difficilmente un romanziere americano (un Easton Ellis, per dire), dall’alto del suo centralismo linguistico e culturale, saprebbe riprodurre. Come spiega il narratore: “se c’è una superiorità che Morgan sente come liberatoria è aver potuto constatare di persona quanto la periferia non sia più periferica: conosce il progetto spaziale ucraino in Brasile, la mini-Beirut commerciale e godereccia a Ciudad del Este, le banche iraniane in Albania e la maxifonderia cinese in Uganda” (dietro il nome di Morgan si nasconderebbe un personaggio centrale dell’ampio Sistema che controlla buona parte del mercato planetario, fine teorico dell’inevitabile, strutturale, porosità esistente tra finanza e violenza, tra globalizzazione economica e reti clandestine, tra legale e illegale).

L’immigrazione e le sue retoriche: intervista ad Alessandro Dal Lago

La redazione di minimum fax intervista Alessandro Dal Lago, per anni professore e rettore all’Università di Genova ed esperto sociologo impegnato nella ricerca sulle migrazioni internazionali e sul conflitto nella metropoli. Poiché ieri è stato approvato in via definitiva dal Senato il pacchetto sicurezza, che introduce nel nostro paese il reato di clandestinità (oltre a […]