Underland, il viaggio nel tempo profondo di Robert Macfarlane

Che cosa sappiamo dei segreti che il mondo custodisce sotto ai nostri piedi? I viaggi affascinanti di esplorazione del sottosuolo dello scrittore Robert Macfarlane, nato a Oxford, classe 1976, critico letterario e docente all’Emmanuel College di Cambridge, sono animati da questa domanda.

Underland, un viaggio nel tempo profondo (Einaudi, 417 pagine, 22 euro traduzione di Duccio Sacchi), insignito del National Outdoor Book Award e inserito tra i migliori libri dell’anno dalle principali testate internazionali, è cominciato a nascere nel 2010. Macfarlane si è soffermato su quattro eventi, che in sequenza da quell’anno ci hanno ricordato la connessione ineludibile tra ciò che è sopra e sotto la superficie terrestre: il terremoto di Haiti, il disastro ambientale della piattaforma petrolifera Deepwater Horizon nel Golfo del Messico, l’eruzione del vulcano islandese Eyjafjallajökull e la vicenda dei trentatré minatori cileni intrappolati nella miniera di oro e rame di San José nel deserto di Atacama.

Di nuovo selvaggi: il fascino estremo dell’essenziale

Questo pezzo è uscito su Pagina 99. (Immagine: una scena del film Into the wild)

“Pensare alla nostra vita nella natura, quotidianamente trovarsi davanti alla materia, entrare in contatto con rocce, alberi, vento sulle gote. La terra solida! Il mondo autentico! Il senso comune! Contatto! Contatto! Chi siamo? Dove siamo?”. Sono parole di Henry David Thoreau, scritte nel 1857, ma potrebbero essere state scritte ora. Se all’epoca di Thoreau il divario tra uomo e natura cominciava a esistere, possiamo dire, senza timore di esagerare, che oggi sia diventato abissale. Perso il famoso contatto con il selvaggio, l’uomo è disorientato, infelice, povero. E allora una capanna nel bosco, un sentiero di montagna, una barca a vela in mezzo all’oceano diventano più che mai luoghi di cura, di fuga, di rinascita. Così come è sempre più diffuso il desiderio di sognare e di vivere, se non in prima persona almeno attraverso la letteratura e il cinema, esperienze estreme nella natura.

Leggere tracce: il viaggio salvato dalla letteratura

1. Che cos’è Google Treks e come viaggeremo su Marte

Philip Dick avrebbe alzato le sopracciglia.

Nel suo racconto Possiamo ricordarlo per te all’ingrosso (1966) il protagonista Douglas Quail si rivolge all’agenzia di viaggi virtuali REKAL per farsi impiantare le memorie di un viaggio su Marte che non potrà mai permettersi di fare. «Lei non può farlo veramente», riassume l’impiegata, «ma può averlo fatto». E lo rassicura sulla qualità del prodotto: la memoria impiantata è «più della cosa reale»; la memoria vera e propria, «con tutte le sue vaghezze, omissioni, ellissi, per non dire distorsioni – quella è la seconda scelta».[1]

Come slogan della Rekal, troviamo oggi questi imperativi sulla rete, che ci invitano a viaggiare restando seduti: «scatena il tuo esploratore interiore», «passeggia su una meraviglia del mondo», «scopri il laboratorio vivente di Darwin». Non provengono da un’agenzia di viaggi, ma dalla nuova pagina Google Treks, che presenta itinerari di foto navigabili in siti pittoreschi come il parco del Gran Canyon in Arizona e le Isole Galàpagos. Un progetto simile è quello italiano Trailmeup, che si propone di riprodurre sentieri e camminate in luoghi di interesse paesaggistico e culturale, accompagnando le immagini con commenti audio affidati a specialisti come geologi e antropologi.