Roberto Bolaño è vivo
Roberto Bolaño è morto vent’anni fa – a cinquant’anni – troppo giovane, troppo presto, ma per la maggior parte di noi è nato più o meno a quel tempo. Lo abbiamo scoperto in quegli anni, a morte fatta, a cose già scritte, a scrittore già andato. Un Bolaño fisicamente dissolto – come immaginato per lo […]
Shylock 2018 – Un reportage veneziano
di Leonardo Merlini Lo riconosco da lontano, circondato da persone più giovani di lui, che sembrano essere sempre sul punto di fare lunghi discorsi. All’ultimo istante però si fermano, i loro occhi diventano sfuggenti, o timidi, non riesco a capirlo bene, e si bloccano, lasciando sospesi nell’aria tra i corpi stanchi dei mezzi suoni, a […]
I cordoni della poesia n. 3: That’s my home
Leggendo una poesia di Roberto Bolaño, per il canale streaming di «Decamerette», ho involontariamente sostituito in piedi ci sono solo i cordoni / della polizia con in piedi ci sono solo i cordoni / della poesia, mi è parso da subito uno dei più bei refusi di sempre. L’idea di una nuova rubrica è nata […]
I cordoni della poesia #2: Meccanismo a scomparsa
Photo by Elisa Calvet B. on Unsplash Leggendo una poesia di Roberto Bolaño, per il canale streaming di «Decamerette», ho involontariamente sostituito in piedi ci sono solo i cordoni / della polizia con in piedi ci sono solo i cordoni / della poesia, mi è parso da subito uno dei più bei refusi di sempre. […]
“L’università sconosciuta”: lo smarrimento nelle poesie di Roberto Bolaño
“Di sedie, di tramonti extra, di pistole che accarezzano i nostri migliori amici è fatta la morte”. Quando cominciamo a leggere le poesie di Roberto Bolaño dobbiamo essere disposti a fare due cose, a smarrirci come i suoi detective e a dimenticare tutto ciò che conosciamo, perché il primo a dimenticare è proprio chi ha […]
Fermarsi all’orizzonte degli eventi: i critici in 2666
di Leonardo Merlini
La cosa sta assumendo i contorni dell’ossessione, ed è giusto così. Probabilmente deve semplicemente essere così. L’ossessione dello scrittore, quella dei suoi personaggi per ritrovare un altro scrittore, l’aura di leggenda che circonda sia l’autore reale (ma cosa siala realtà continua a essere tema di sacrosanto dibattito) sia quello immaginato, il gorgo d’orrore di un luogo che è una specie di catastrofe dell’umanità. Rileggendo per l’ennesima volta 2666 di Roberto Bolaño – libro da cui sono partito e a cui periodicamente ritorno, con la stessa sensazione di non conoscenza illuminante che ha accompagnato la prima lettura – e in particolare La parte dei critici, personaggi con i quali una dichiarata vena di protagonismo mi fa sentire una certa vicinanza, finisco con avere delle epifanie sorde, minori, ma costanti e sempre diverse.
La realtà è un buco nero: perché (ri)leggere Chiamate telefoniche di Roberto Bolaño
di Camilla Marchisotti Durante la quarantena nelle sue varie fasi, la sensazione è che in molti abbiano approfittato del tempo sospeso per affrontare quei libri considerati imprescindibili, ma troppo lunghi per essere digeriti in un tempo ordinario fittissimo di impegni. Tra questi, spicca 2666 di Roberto Bolaño. Recentemente, la foto della copertina coloratissima di Adelphi, […]
The Last of Us Part II: odiare non serve a niente
“Un’oasi d’orrore in un deserto di noia.” Baudelaire/Bolaño [Con qualche spoiler] Finito The Last of Us Part II, di tanto in tanto mi tornano davanti agli occhi alcune scene del gioco. Joel alla chitarra, Ellie seduta a riva su una spiaggia desolata, Abby che sfida le vertigini sul ciglio di un grattacielo immerso nella nebbia. […]
Il giorno in cui Roberto Bolaño non incontrò Bernardo Bertolucci
Questo articolo è uscito su La Repubblica, che ringraziamo. di Nicola Lagioia Bernardo Bertolucci amava molto Roberto Bolaño. Ricordo, durante l’ultimo anno di vita del regista, delle lunghe chiacchierate sullo scrittore cileno. Bertolucci considerava giustamente I detective selvaggi tra le più grandi opere letterarie dell’ultimo quarto di secolo, e trovava formidabili i racconti di Chiamate […]
Intervista a Rodrigo Fresán, l’ultimo romantico tra Roberto Bolaño e Nicola Di Bari
Pubblichiamo un’intervista uscita originariamente su Altri Animali, che ringraziamo. (fonte immagine)
di Marco De Laurentis
Per parlare di Rodrigo Fresán è quasi inevitabile chiamare in causa lo spirito di Roberto Bolaño. Uno dei meriti collaterali dello scrittore cileno è stato quello di aver recuperato o addirittura introdotto alle nostre latitudini alcuni grandi scrittori latinoamericani poco o nulla conosciuti in buona parte del cosiddetto Occidente (si vedano Parra, Saccomanno, Lemebel, Pron, Alan Pauls, solo per citarne alcuni). Rodrigo Fresán fa parte a pieno titolo di questo gruppo. I due, come è noto, erano legati da una profonda amicizia.
Argentino, classe 1963, Fresán ha avuto successo in patria nel 1991 grazie alla sua raccolta di racconti Historia argentina. Al contrario del suo amico cileno però, Fresán ha un carattere mite e sornione, non è stravagante né usa iperboli ma è sempre schietto, ogni sua risposta finisce con una battuta ironica ma mai amara. A differenza di Bolaño ama la letteratura nordamericana, ma come lui è un bibliomane incallito, sembra DAVVERO che abbia letto di tutto. Un lettore prima che uno scrittore.
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