Scrivere di cinema: “La forma dell’acqua”

di Leonardo Strano

Tra le molteplici associazioni visive scatenate nelle camere della mente durante e dopo la visione di “La forma dell’acqua” ce n’è una in particolare che si è rivelata agli occhi di chi scrive attraverso l’aspetto di un assunto dalla logica cristallina. Ha a che vedere con l’elasticità dei liquidi: materiali che si deformano facilmente sotto l’azione di una forza e riprendono immediatamente la forma primitiva appena cessa l’azione della forza deformatrice. Morbidi e resilienti tanto quanto la forma dell’acqua e le curve di una storia leggibile come la favola, la parabola di questa verità fisica invalicabile.

Scrivere di cinema: Personal Shopper

personal shopper

di Eugenio Radin

Ghost-story d’autore, thriller psicologico dalle sfumature soprannaturali, dramma esistenziale: se il ricorso a una pedante catalogazione “per generi” del cinema risulta essere già in generale un’operazione discutibile, a maggior ragione nel caso dell’ultimo lavoro di Olivier Assayas, intitolato Personal Shopper, tale manovra si fa impossibile.

Il cineasta parigino utilizza in effetti in Personal Shopper la figura metaforica dello spettro pur senza la minima intenzione di confezionare un’opera che si presti in qualche modo a essere contenuta all’interno degli stilemi e dei cliché di genere; egli sfrutta piuttosto la libertà del mezzo espressivo, divertendosi nel sottrarre allo spettatore la possibilità di inquadrare la pellicola in una concezione che sia univoca o unitaria, alla luce della quale poter leggere i fatti presentati.Ghost-story d’autore, thriller psicologico dalle sfumature soprannaturali, dramma esistenziale: se il ricorso a una pedante catalogazione “per generi” del cinema risulta essere già in generale un’operazione discutibile, a maggior ragione nel caso dell’ultimo lavoro di Olivier Assayas tale manovra si fa impossibile.

Il cineasta parigino utilizza in effetti Personal Shopper la figura metaforica dello spettro pur senza la minima intenzione di confezionare un’opera che si presti in qualche modo a essere contenuta all’interno degli stilemi e dei cliché di genere; egli sfrutta piuttosto la libertà del mezzo espressivo, divertendosi nel sottrarre allo spettatore la possibilità di inquadrare la pellicola in una concezione che sia univoca o unitaria, alla luce della quale poter leggere i fatti presentati.

Scrivere di cinema: Assolo di Laura Morante

Inauguriamo una rubrica in collaborazione con Scrivere di Cinema Premio Alberto Farassino, il concorso nazionale di critica cinematografica per gli Under 25 promosso da Pordenonelegge, Cinemazero e il SNCCI in collaborazione con Mymovies e minima&moralia: ospiteremo i contributi dei vincitori dell’edizione 2015. Vi segnaliamo inoltre il bando della nuova edizione: scriveredicinema.mymovies.it.
di Gianluca Giraudo

Dopo c’è una festa, musica alta, palloncini di tutti i colori e camerieri che traballano con lo champagne sul vassoio. Prima ci sono gli uomini: tutti quelli della tua vita, che uno dopo l’altro ti raggiungono, ti parlano, si fermano per un saluto, l’ultimo; in faccia il sorrisetto un po’ affranto un po’ complice per dirsi e dire alla loro coscienza: “È andata così”.