Piccoli Sindaci. Così lontani, così vicini

In Toscana c’è Stefano Scaramelli, sindaco di Chiusi, che dice: «Vorrei violentare la politica senza farmi violentare». Segni particolari: è renziano. In Liguria, ad Airole, c’è Fausto Molinari, che al secondo mandato non ha opposizione in Consiglio: «Penso che abbiamo amministrato davvero bene, infatti l’altra lista non si è presentata». Segni particolari: se nel suo paesino di 450 anime si fulmina una lampada per strada, la cambia lui. L’Italia è un rosario di borghi, piccoli centri, capoluoghi. E se in 46 città si superano i centomila abitanti, la conta non arriva a cinquemila in tre quarti dei comuni, che, in tutto, sono 8.048: amministrati da altrettanti sindaci (o commissari prefettizi, al momento 113). Salvo malversazioni, calamità, eroismi e stranezze, la maggioranza di questi signori, o signore, non sale agli onori delle cronache nazionali. Devono sentirsi così trascurabili, questi amministratori locali, che quando arriva a intervistarli un forestiero intenzionato a scrivere un libro su di loro può capitare che chiedano se bisogna pagare, per tanto onore. Il libro, L’Italia dei sindaci (ADD editore, pag. 256 €13), appunto, l’ha scritto Marco Giacosa, un blogger-narratore-giornalista che, tra iter e delibere, ha avuto la levità di piazzare domande del tipo: Che fa domani? Qual è la richiesta più strana che le è capitata? Il sindaco è solo?