Dreamwave, synthwave, new retro wave: appunti sulla nostalgia sintetica

Questo pezzo è uscito su “Artribune”: www.artribune.com. (Immagine: Miami Nights ’84 Turbulence, 2014)

Quasi per caso, qualche mese fa ho scoperto una strana sottocultura musicale. Strana, perché a differenza del passato non sembra fondarsi sulla prossimità fisica e in un luogo materiale (una città: Manchester, New York, Londra, Seattle, Chicago…), ma piuttosto sulla pura immaterialità. E su un tipo molto specifico di nostalgia sintetica.

La dreamwave (o new retro wave o synthwave che dir si voglia) è riuscita a ricreare una versione ideale degli anni Ottanta. Struggente – perché più vera del vero. Musicisti come i Timecop1983, i Miami Nights ‘84, Com Truise, Perturbator – singoli autori che suonano come gruppi, costruendo la loro musica integralmente al computer – si sono infatti impegnati a creare qualcosa che non esisteva (: se non, appunto, nel mondo dei sogni) a partire da elementi già dati. Un immaginario molto resistente, efficiente e potente. Nostalgia di un’era che contiene il vero inizio della crisi attuale, le sue premesse. Quando tutto era o sembrava più semplice. Un mondo fatto di molteplici riferimenti, che si integrano e si completano a vicenda: Ocean Drive della mente; Rocky sulla spiaggia con Apollo, o che medita triste sulla morte mentre guida la sua Lamborghini; la breakdance; Ritorno al futuro; i colori fluo; i pattini a rotelle e lo skateboard; la BMX; Mannie in Scarface; Miami Vice; le spalline.