Storia di una donna libera a Srebrenica

(nella foto, Valentina Gagić Lazić)

SREBRENICA. A ventitré anni dalla fine di una delle guerre jugoslave più efferate, nella terra di confine tra Serbia e Bosnia ed Erzegovina, disegnata dal fiume Drina, la città di Srebrenica è piena di barriere invisibili.

In quello che a Potočari, frazione alle porte di Srebrenica, era il quartiere generale delle Nazioni Unite, ora un cartello recita: «Il fallimento della comunità internazionale». L’ONU aveva dichiarato Srebrenica “zona sicura” e nel biennio 1994-’95 la presidiò con un contingente di Caschi blu olandesi, rivelatosi tragicamente non all’altezza e inerte nella missione di interposizione e di protezione dei civili.