Discorsi sul metodo – 4: Jonathan Lethem

Continuano i Discorsi sul metodo con gli ospiti del premio Gregor Von Rezzori – e, in questo caso, anche della sede fiorentina della NYU. Le precedenti interviste possono essere lette qui, qui e qui).

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Jonathan Lethem è nato a New York nel 1957. Il suo ultimo libro edito in Italia è I giardini dei dissidenti (Bompiani 2014)

Quante ore lavori al giorno e quante battute esigi da una sessione di scrittura?

Non conto più le ore né le battute, ma ho una regola semplice e inderogabile. La mia regola è: scrivi tutti i giorni. Se ogni giorno faccio qualcosa per il libro in lavorazione, che siano quarantacinque minuti o sei ore, che sia un paragrafo o due pagine, allora mi sento a posto con me stesso.

Discorsi sul metodo – 3: Emmanuel Carrère

Torna il Premio Gregor Von Rezzori, che ogni giugno porta a Firenze alcuni dei più bei nomi della letteratura mondiale, e con esso tornano i Discorsi sul metodo di Vanni Santoni. La serie di interviste di quest’anno comincia con Emmanuel Carrère, a cui seguiranno Jonathan Lethem, Georgi Gospinodov e Vendela Vida, e poi ancora Tom McCarthy, Dave Eggers, Maylis de Kerangal e Leopoldo Brizuela.

(Le precedenti interviste, a Cunningham, Keret, Winterson, Tóibín, Vásquez, Egan, McGrath e Greer, possono essere lette qui e qui).

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Emmanuel Carrère è nato a Parigi nel 1957. Il suo ultimo libro edito in Italia è La settimana bianca (Adelphi 2014, apparso in Francia nel 1995).

Quante ore lavori al giorno e quante battute esigi da una sessione di scrittura?

Non ho quantità fisse di battute o parole, dato che sia il tempo che la produttività dipendono molto, anzi completamente, dalla fase dei lavori in cui mi trovo.
Quando sono all’inizio di un libro, è tutto molto difficile e poco produttivo, devo letteralmente forzarmi per scrivere o anche solo mettermi alla scrivania, e anche quando ci riesco vado lentissimo e non riesco neanche a fare sessioni lunghe, faccio massimo tre o quattro ore, e producendo pochissimo.

Postludi dell’Ermanno

È nata da un mesetto una nuova collana di narrativa italiana, coordinata da Vanni Santoni. Con una decisione di quasi-incoscienza la Tunué, una piccola casa editrice di Latina, ha pubblicato i primi due libri, Stalin+Bianca di Iacopo Barison e Dettato di Sergio Peter. Questo che vi presentiamo è un estratto di Dettato.

di Sergio Peter

Si sa che i prodotti dell’alveare hanno delle proprietà benefiche nella loro assunzione, scrive l’Ermanno nella sua opera principale Le mie api nel tempo, mi sono sentito dire che non è detto, dice, prima di tutto non sono ciarlatanerie, ma in termini reali sono affermazioni da parte di studiosi in tutto il mondo, dice, in quanto le api sono ben duecento milioni di anni che esistono prima della comparsa dell’uomo sul pianeta Terra e nella natura ci sono continui mutamenti, è in evoluzione, scrive, e poi la pappa reale è prevenzione, agisce come vaccino, il che non è poco dato che non sai mai quello che ti può capitare, scrive l’Ermanno, e inoltre la propoli buca le cellule di tutti i tipi di tumore e li fora come un colabrodo tant’è che, altra cosa da valutare, così l’Ermanno, chi è protagonista come apicoltore della vita delle api, come lui, dice l’Ermanno e infatti così scrive nell’opera Le mie api nel tempo, raramente è attaccato da forme tumorali.

Per Ugo Malaguti

Aggiornamento del 14.11.13: Ugo Malaguti ha urgentemente bisogno di un tetto entro lunedì prossimo, per vicende troppo lunghe da spiegare verrà sfrattato. Chiediamo a tutti i bolognesi che ne hanno la possibilità di attivarsi per cercare una sistemazione dignitosa, e a tutti gli altri di contattare il sindaco di Bologna Virginio Merola (su twitter @virginiomerola o su Facebook) per chiederne un intervento. Ugo può essere contattato al 340-2215375. Grazie a tutti.

di eFFe

Sono la persona meno indicata per parlare di Ugo Malaguti. Non sono un lettore di libri di fantascienza e almeno fino a quando non uscirà il prossimo romanzo del mio amico Vanni Santoni, ho una sincera avversione nei confronti del fantasy. Ho avuto un’infanzia difficile, probabilmente.

Di Ugo Malaguti, e delle gravi condizioni in cui si trova, ho saputo da Gino Roncaglia su Facebook. Gino – di cui mi fido totalmente – ha pubblicato lo scorso 8 agosto il comunicato della casa editrice Elara in cui si spiegava come ai problemi di salute che affliggono Ugo si fosse aggiunta la necessità di trovare una sistemazione per la madre novantaseienne, bisognosa di assistenza ventiquattr’ore al giorno. E, come è facile comprendere, si diceva che la soluzione a questa emergenza passava per un aiuto finanziario.

Discorsi sul metodo – II: Vásquez, Egan, McGrath, Greer

Continuano i “discorsi sul metodo” di Vanni Santoni con gli ospiti del premio Von Rezzori Juan Gabriel Vásquez, Jennifer Egan, Patrick McGrath e Andrew Sean Greer. Qui la prima parte, con le risposte di Michael Cunningham, Etgar Keret, Jeannette Winterson e Colm Tóibín.
Juan Gabriel Vásquez è nato a Bogotá nel 1973; il suo ultimo romanzo edito in Italia è Il rumore delle cose che cadono (Ponte alle Grazie 2012)
Quante ore lavori al giorno e quante battute esigi da una sessione di scrittura?

Alterno periodi in cui scrivo a periodi in cui non scrivo. Quando lavoro a un romanzo in genere faccio 8-10 ore al giorno. In quelle ore cerco di fare almeno due pagine, diciamo tremila battute, il più perfette possibile, e in ogni caso mai più di tre pagine. Quando ho fatto le mie due pagine mi fermo a metà di una frase, come consigliava di fare Hemingway, e riprendo il giorno dopo.

Discorsi sul metodo – I: Cunningham, Keret, Winterson, Tóibín

In questa prima parte, le risposte di Michael Cunningham, Etgar Keret, Jeannette Winterson e Colm Tóibín. Nella prossima, quelle di Juan Gabriel Vásquez, Jennifer Egan, Patrick McGrath e Andrew Sean Greer. * * * Michael Cunningham è nato a Cincinnati nel 1952. Il suo ultimo libro edito in Italia è Al limite della notte (Bompiani […]

L’idolatria del lunedì

Questo pezzo è uscito su Orwell.

Parlare di Zerocalcare può apparire già superfluo: sembra ormai noto a tutti e non passa giorno in cui qualcuno non ti consigli di comprare i suoi libri, non importa quante volte ripeti  che già li conservi nella medesima nicchia dei grandi. Che poi, io stesso sono uno scopritore tardivo: quando vidi la sua striscia (per ora il prodotto calcariano meno convincente, ma confido che debba solo prendere le misure al formato) sostituire l’onorata Red Meat su Internazionale, pensai, “embe’?”, salvo poi ritrovarmi qualche settimana più

Psychedelic party

Qualche giorno fa, passando da Roma Termini, ho colto con la coda dell’occhio qualcosa che ha richiesto attenzione immediata: una scritta “PSYCHEDELIC PARTY”, col tipico sfondo bianco-nero “optical” della vecchia scuola free tekno, occupava un enorme cartello appeso al soffitto della stazione. Purtroppo, ho scoperto qualche secondo dopo, mentre la osservavo a bocca aperta e notavo che in mezzo c’era la foto di una signorina che non aveva troppo l’aria della raver, era soltanto la réclame di una linea di cosmetici. La cosa, tuttavia, dà da pensare: quando avviene una simile appropriazione di immaginario da parte della pubblicità, vuol dire che tale immaginario è stato ritenuto fertile: che qualcosa di sotterraneo ha acquisito – o riacquisito – un significato mainstream. Siamo forse prossimi al ritorno sulla scena culturale e scientifica degli psichedelici? Le premesse ci sono.

Non è un paese per elfi

Questo articolo è uscito su Orwell, supplemento culturale del quotidiano Pubblico. (Modificazione corporea di Russ Foxx)

Metti di giocare a Dungeons & Dragons da vent’anni, ma di aver sempre tenuto la cosa distinta dalle tue letture; pudore, forse. Poi un giorno entri in libreria e ti avvicini, quasi per caso, alla sezione fantasy. Gli autori sono dozzine. Svariati i nomi italiani. Stai quasi per comprare qualcosa, per capire (in realtà, pensi che leggere una storia di magia ti andrebbe anche: di certo deve essere un’esperienza rassicurante – e poi la Terra di Mezzo ti manca così tanto…), tuttavia orientarsi non è banale. Ne sfogli un paio, ma hai la sensazione che ti manchino proprio gli strumenti per scegliere.

Rave me tender – il Teknival in 10 discipline

Questo articolo è stato originariamente pubblicato su Slipperypond e Mucchio Selvaggio. Nicola Lagioia mi ha chiesto di rivederlo e arricchirlo per la pubblicazione su minima&moralia, come parte di un trittico sulla psichedelia contemporanea che si comporrà, oltre che del presente pezzo, di un reportage dal Forum Psichedelico Mondiale di Basilea, che sarà pubblicato in agosto, e di uno dal prossimo Boom Festival di Idanha-a-Nova, che sarà pubblicato in settembre.