Green Book. Occhi sulla strada
Green Book è un film sulla distanza, intesa in molti sensi.
Distanza come chilometri: quelli che Frank “Tony Lip” Vallelonga (Viggo Mortensen) e Don “Doc” Shirley (Mahershala Ali) percorrono in macchina, per otto settimane, nel 1962, partendo da New York per arrivare fino in Alabama.
Distanza come differenza di classe. Tony è un buttafuori italoamericano che sbarca il lunario campando perlopiù di espedienti; ha due figli e una moglie che si sente trascurata, a cui ridona il sorriso vincendo 26 dollari in una gara a chi mangia più hot dog. Don è un musicista afroamericano colto e benestante che suona il pianoforte in modo sopraffino. Ha bisogno di un autista che lo scorti per un tour nel Midwest e nel Deep South dell’America, dove ai neri non è permesso frequentare gli stessi posti dei bianchi.
Mai scuse per la noia. Intervista a Viggo Mortensen
Pubblichiamo un’intervista uscita sul Mucchio, che ringraziamo.
di Rosario Sparti
Viggo Mortensen non è il tipico attore hollywoodiano. Sarà per questo che Matt Ross l’ha scelto per il ruolo di Ben Cash, un padre anarco-primitivista che ha deciso di vivere con la famiglia nel cuore di una foresta, lontano dall’influenza della società consumista. Sguardo malinconico, barba 5 o’clock shadow e maglioncino da scampagnata domenicale, Viggo Mortensen è seduto su un divanetto nel giardino dell’Hotel de Russie. Sembra infreddolito, eppure risponde generosamente alle domande dei giornalisti. Il suono della pioggia autunnale accompagna le sue parole cadenzate, in cui l’inglese talvolta cede il passo a un buon italiano. Lo statunitense è nella Capitale per presentare Captain Fantastic: road movie diretto dall’attore Matt Ross, dove interpreta il ruolo di un padre fuori dagli schemi, un personaggio con cui condivide la fama di irregolare. Nato da madre americana e padre danese, Mortensen ha trascorso l’infanzia in una zona rurale dell’Argentina, dove ha imparato a pescare e cavalcare, dopo il divorzio dei genitori ha lavorato in Danimarca come camionista, fioraio e cameriere, per poi tornare negli Stati Uniti con il desiderio di studiare recitazione. Musicista, editore, pittore, poeta e fotografo, è un uomo che ama sorprendere innanzitutto se stesso, perché, come ha detto qualche tempo fa, “non ci sono scuse per sentirsi annoiati, Tristi, ok. Arrabbiati, va bene. Depressi, sì. Folli, anche. Ma non ci sono mai scuse per la noia.”
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