Un pazzo si aggira in questo romanzo: Darl Bundren in Mentre morivo di William Faulkner
di Adele Errico Cinque personaggi di un romanzo si muovono tetri e silenziosi come ombre su un carretto sventurato che va dalla campagna alla città, trasportando per dieci giorni una bara. La bara contiene Addie Bundren, madre di quattro di loro e moglie del quinto. Jewel, Darl, Dewey Dell e Vardaman sono i suoi figli, […]
Cronache pannocchiesche, più qualcos’altro
di Andrea Salvatore Nelle stanze della storia della letteratura, non infrequentemente capita di imbattersi in affreschi di gigantomachie minori, perlopiù sbalzati corrivamente con tratti di lustrata miserabilità, e tuttavia a loro modo rappresentativi. In uno di questi, un articolato cartiglio di mano nabokoviana, leggibile solo in parte, corre lungo la parete che richiama l’ultimo secolo, […]
Famiglia, natura e distruzione: “A volte una bella pensata” di Ken Kesey
Black Coffee traduce per la prima volta il romanzo di Ken Kesey “Sometimes a Great Notion” con il titolo “A volte una bella pensata”, un testo prezioso e un tassello mancante dell’opera di Kesey finalmente disponibile per i lettori italiani, per chiunque sia interessato al mondo beat e alla narrativa americana che costeggia le atmosfere di William Faulkner, John Steinbeck e dello straordinario Larry McMurtry dell’epico western Lonesome Dove.
Il destino di animali e uomini nel Vecchio e il mare di Hemingway
Questo pezzo è uscito sull’ultimo numero di Confronti, dedicato agli animali e al rapporto tra uomo e animale.
Pochi giorni fa, un’amica mi ha chiesto di accompagnarla in una pasticceria per cani. Lì per lì sono rimasto spaesato, quasi afono, e ho finito per seguirla. Ma, mentre i clienti giravano per il locale con i rispettivi cagnolini in braccio per evitare che si sporcassero le zampette offrendo loro scintillanti gelati, le ho detto con chiarezza che mi pareva il sintomo di un mondo malato. “E quale sarebbe un rapporto sano con gli animali?” ha domandato lei “forse quello che piace tanto a te? il torero che uccide il toro?”. Esatto. Nel momento in cui il torero si confronta con il toro per l’ultima volta, prima di dargli la morte, ossia in quello che è chiamato “momento della verità”, risiede oggi ancora uno spiraglio per guardare a una relazione alta dell’essere umano con gli animali e con se stesso.
Perché “Conversazione nella Catedral” è una bussola anche per il XXI secolo
Questo pezzo è uscito su “La Repubblica”, che ringraziamo. di Nicola Lagioia In che momento si era fottuta l’Italia? Nel 2019 compie cinquant’anni uno dei romanzi più importanti e attuali del secondo Novecento, Conversazione nella Catedral di Mario Vargas Llosa. Pubblicato per la prima volta in due volumi da Seix Barral, per imponenza, respiro, capacità […]
La nuova traduzione di “Sotto il vulcano”
Questo pezzo è uscito su Robinson-Repubblica, che ringraziamo. di Nicola Lagioia “Può essere considerata una sorta di sinfonia, o un’opera, perfino un western. È una profezia, un monito politico, un criptogramma, una musica hot, una canzone, una tragedia, una commedia, una farsa e così via”. Con queste parole Malcolm Lowry descriveva Sotto il vulcano a […]
Gli amori carnali di Faulkner
Dal nostro archivio, l’introduzione di Marco Missiroli alle poesie di Faulkner apparsa su minima&moralia il 31 agosto 2012.
C’è un piccolo malinteso che rivela l’indole di William Falkner e che risale ai tempi di una sua prima pubblicazione, quando un editore distratto storpiò in copertina il nome del futuro Nobel in Faulkner, aggiungendo al cognome una «u» di troppo. Appena lo scrittore se ne accorse, non protestò. Tutt’altro: scelse di mantenere la vocale che l’avrebbe distinto da una famiglia ingombrante (il bisnonno era già un celebre uomo di lettere) e da un passato in subbuglio, soprattutto da un avvenire che fino allora si annunciava in bilico. Quella «u» inventata di sana pianta custodirà il tratto più forte del narratore americano: saper ricreare un’identità sentimentale.
Gli inizi
Un piccolo apologo su alcuni esordi letterari. Questo pezzo è uscito su La Repubblica. Haruki Murakami scoprì di voler fare lo scrittore in un radioso pomeriggio di aprile del 1978, guardando una partita di baseball al Jingu Stadium di Tokyo. Prima di allora non aveva mai scritto un rigo. Lo racconta lui stesso nell’introduzione a Wind/Pinball, […]
Vita ribelle e irregolare di Jean Genet
Trent’anni fa moriva a Parigi lo scrittore e poeta francese Jean Genet: lo ricordiamo con un ritratto di Tommaso Giagni (fonte immagine).
di Tommaso Giagni
È una fatica, confrontarsi con un irregolare. Una fatica studiare la trama dei ricchi tappeti che Jean Genet stende, in prosa, per far camminare comodamente i marginali di cui racconta. La fatica che media fra il prima e il dopo, nella crescita delle persone, e per questo le respinge. Sì, Genet pretende uno sforzo. Dal lettore, al quale offre una scrittura densa, articolata in una perenne alternanza fra registro alto e argot di strada o di prigione. E soprattutto è all’uomo che chiede di sforzarsi, mettendo in discussione i dogmi che ha intorno.
I trent’anni che ci dividono, proprio oggi, dalla sua morte, segnano una distanza che è una frattura. Per come è stata deprezzata la considerazione dello sforzo, celebrare oggi la memoria di Genet sembra una battaglia contro i mulini a vento. Quando i suoi lavori, e la sua vita, sarebbero di vero aiuto per chiunque affronti la scrittura, e la vita.
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