Una settimana al Foro Italico

Vita quotidiana tra i campi degli Internazionali d’Italia, aspettando Parigi e le nuvole del Roland Garros

“Che sport di merda”. La versione nostrana dell’antico adagio “Tennis is unfair” viene pronunciata dagli spalti subito dietro di me, durante il match di secondo turno delle qualificazioni del singolare femminile tra la spagnola Anabel Medina Garrigues e la russa Yulia Putintseva. Avanti 5-1 e match point nel terzo set, la russa ha poi perso sei giochi di fila, finendo sconfitta in tre ore e quattro minuti in una partita che sembrava ormai vinta.

La Parigi del Roland Garros

È iniziata il 22 maggio e proseguirà fino al 10 giugno l’edizione 2012 del Roland Garros. Pubblichiamo un reportage di Francesco Longo, uscito su «Il Riformista» nel 2009, per raccontare l’atmosfera del torneo.

«So French, so Roland Garros», recita lo slogan di questa edizione. Il torneo parigino Roland Garros 2009 riproduce lo spirito della capitale francese che lo ospita. Al centro di Parigi, tra i boulevard, i bistrot e le montagne di ostriche, si incontrano solo visi pallidi, mentre nei quartieri arabi e neri ci si ritrova spesso ad essere gli unici occidentali. Nello stesso modo, fuori dall’impianto del torneo, già la mattina, esauriti i biglietti ufficiali, non si contano i bagarini africani che spacciano posti come bustine di crack. Nigeriani, tunisini, marocchini, tutto il Maghreb traffica oltre le transenne e smercia occasioni per il Phillipe Chatrier (il campo centrale) o per il Suzanne Lenglen (che i romani chiamerebbero «il centralino»). Prezzi da capogiro.