di Modestina Cedola
La vidi per la prima volta a un reading di poesie sperimentali in un locale a Trastevere. Ci presentò Pierluca D’Antuono, un amico comune che aveva fondato una rivista letteraria sulla quale avevo pubblicato un paio di testi. Poco dopo lei salì sul palco a recitare un suo sonetto dal simbolismo esoterico. Dopo l’ultimo verso venne applaudita calorosamente più per la sua popolarità nella cricca che per le rime in sé.
Verde, TerraNullius, L’Inquieto, Crapula, Rapsodia sono alcune delle riviste letterarie in cui negli anni sono apparsi i racconti di Alessio Mosca che arriva in libreria con “Chiromantica medica” per la casa editrice nottetempo.
Già tra le opere segnalate alla XXXIV edizione del Premio Calvino “per la visionarietà di una scrittura che con esiti talora magistrali affronta le inquinate terre laziali e l’inquinata psiche contemporanea, tra suggestioni religiose e pornografiche”, è una raccolta di racconti abile nel far stare scomodi i suoi lettori mescolando disgusto a fascinazione.
Nove storie ambientate tra il Lazio e l’Abruzzo, tra la natura rurale e la periferia decadente. Uomini che non hanno nome, tranne uno (Ortese), oscillanti tra episodi allucinatori e la dura realtà.
Un commissario protettore di alberi, un gruppo di uomini pronti ad immolarsi per cambiare le sorti del mondo, un ragazzo che non riesce a sfuggire ai propri errori, uno straniero prigioniero di una donna.
Alessio Mosca con una scrittura precisa e vivida riesce a creare un nuovo immaginario mischiando sacro e profano. È un’altra mattina ragazzo. Oggi ti sei svegliato col letto sozzo di sangue. C’hai due buchi sulle mani che puoi guardarci attraverso, la ferita è aperta e la carne è viva, sei spaventato, ma perché proprio a me? Ti domandi, poi bestemmi e ti incazzi, prendi un paio di guanti da lavoro di tuo padre, ci tagli i polpastrelli e te li infili, disfi il letto e ti metti a lavare le lenzuola prima che qualcuno se ne accorga. Spinaceto, spedizioni punitive e violenza. Un ragazzo di periferia un giorno all’improvviso si sente diverso, prova pietà, si scopre Cristo.
L’incontro tra un giovane dottore e una donna impazzita alla ricerca del marito scomparso. Le allucinazioni di lei e i segni sulla sua pelle a comporre mappe dei luoghi in cui invano ha cercato. Un quaderno fitto di appunti come segreto. Le croste erano come fondi di caffè e i loro contorni seguivano i perimetri della città vecchia di Tuscania, le ecchimosi erano come linee di una mano o tarocchi e rispecchiavano il Mitreo di Sutri, le vescicole di un herpes erano presagi di mappe sulle quali decifrare la rete fognaria di Fiesole, le pustole della psoriasi indicavano la posizione delle grotte di Orvieto, i tunnel e le gallerie, e giuro che unendo con una matita le petecchie di una vecchia vasculite si ricostruiva il labirinto di Porsenna e pure il perimetro delle mura ciclopiche di Vetulonia. I tumuli della necropoli di Tarquinia erano i pomfi o le bolle che le erano venuti quando la donna era ricoverata all’ospedale di Vulci, come se quei sepolcri rivelassero l’ustione della terra. Perché uomini e città hanno in comune il fatto di essere costruiti su rovine.
Il culto della transumanza che si intreccia con alcune considerazioni su Rocco Siffredi che diventa uomo mitologico adorato da contadini piegati da richieste di mercato sempre più aggressive e stagioni sempre più avare.
Il fallo di Pan divenne la clava di Ercole, il vello delle sue gambe caprine la pelle del leone che copre il suo corpo. Pan mutato in Ercole è la transumanza che piega la follia ai fini produttivi, la clava addomestica la psicosi e assoggetta i cicli di letargo-mania alle regole del bestiame.
Dei e santi, animali e uomini, ermafroditi e ragazzine annoiate, cartomanti e assassini, uomini albero e magazzinieri fascisti, borgate e gallerie d’arte. Tutto si gioca su contrasti più o meno accennati. Tutto è scontro e gioco di limiti.
Inquieta e affascinante appare la copertina, realizzata da Elisa Seitzinger, in cui figure dagli occhi vuoti si affollano e si sovrappongono tra loro.
A una scrittura rigorosa si accompagna, in molti casi, un’ironia di fondo che mostra i personaggi spogliati dalle ipocrisie dell’apparenza e dell’appartenenza a un gruppo sociale con codici serrati e sorpresi nello smascheramento di un bisogno di deviazione.
Nella quarta di copertina la casa editrice nottetempo si chiede“cos’hanno in comune degli oscuri santi abruzzesi, il re del porno Rocco Siffredi, il latte ovino e gli antichi culti satireschi dei pastori della Majella? Oppure l’Ikea di Porta di Roma, un remoto matriarcato norreno e un manipolo di estremisti che vogliono rigenerare l’Occidente dopo il suo tramonto? E cosa lega le angosce di un padre per la figlia adolescente che si riprende in pose osé su TikTok ai transessuali delle borgate e alla trementina di Caravaggio?
Ostinazione. Mosca narra di personaggi che restano arroccati su loro stessi mentre il mondo intorno cambia velocemente. Ci racconta delle loro certezze che vacillano, dei sensi di colpa quando si sorprendono a cambiare strada, della violenza per l’affermazione, della rabbia per restare in piedi, della paura di non avere punti fermi. Una divinazione delle patologie che ci affliggono.
Forse non c’era più niente da fare, forse non c’era mai stato niente da fare.
Minima&moralia è una rivista online nata nel 2009. Nel nostro spazio indipendente coesistono letteratura, teatro, arti, politica, interventi su esteri e ambiente

Chissà se Mosca ascolta Tutti Fenomeni