Prima delle elezioni: razza e classe in Brasile

di Bruno Montesano

La situazione politica

SÃO PAULO. Domani ci saranno le elezioni. Bolsonaro dovrebbe essere sconfitto, almeno al secondo turno ma forse addirittura al primo (52% contro 32%, secondo l’ultimo sondaggio de l’Estado de S. Paulo). Ma non è detto che a ciò non segua un tentativo di golpe in stile trumpiano, come molti brasiliani temono e come alcune mobilitazioni democratiche di questi giorni denunciano. Bolsonaro ha fatto leva sull’insoddisfazione verso la corruzione endemica e, proponendosi come nuovo politico con il ruolo di moralizzatore e di leader che riporta l’ordine, è riuscito a cementare un blocco sociale intorno a lui – sostanzialmente evangelici e agrobusiness. Tuttavia, la gestione della pandemia, la corruzione che piaga anche il suo entourage, la sua visione postfascista del mondo e gli scandali – come l’omicidio di Marielle Franco a Rio in cui sono coinvolte miliziani vicini a lui e alla sua famiglia – lo hanno indebolito. Cruciale è stato anche il contrasto che è andato a determinarsi tra il quasi monopolista dell’informazione Globo e il governo Bolsonaro. La rete che rappresentava la borghesia brasiliana, dopo aver condotto la campagna contro il PT (Partito dos Trabalhadores) e aver contribuito all’elezione di Bolsonaro, ha rotto con l’ex militare. Lula ha stretto un’alleanza con il candidato centrista, Geraldo Alckmin, che avrebbe raccolto il consenso della rete Globo e così può evitare di avere il gigante mediatico contro. Neanche le mance elettorali che Bolsonaro ha disposto recentemente dovrebbero riuscire a salvarlo. Dopo il golpe giudiziario contro Dilma Roussef (2016) – a cui è seguito il governo Temer -, anche Lula è stato incarcerato su iniziative di un pm, Sergio Moro, che poi sarebbe diventato ministro nel governo Bolsonaro. Fortunatamente, Lula è stato poi liberato dal carcere e così può correre nelle elezioni. Intanto la pandemia ha fatto 667.000 morti (dati di giugno), l’Amazzonia viene deforestata a ritmi ancora più veloci di quanto avvenisse sotto i governi PT, la povertà è aumentata così come la repressione. In Brasile c’è il più alto numero di transicidi al mondo e l’aborto, con l’eccezione di casi di stupro o salute per la gestante, è proibito. La popolazione in emergenza abitativa e senza cibo è altissima. Tuttavia, ci sono movimenti molto forti, oltre al noto MST (Movimento senza terra), c’è il gemello MTST (Movimento senza tetto) che ha espresso leader importanti come Guilherme Boulos, arrivato secondo nella corsa per diventare sindaco di Sao Paulo nel 2020, in quota Psol – Partido Socialismo e Liberdade, il partito di estrema sinistra in cui militava anche Marielle Franco, ora alleato con il PT.

Classe e razza

Incontriamo un militante del Psol, Pedro Meade, della tendenza LSR – Liberdade, Socialismo e Revolução, nel ristorante e locale palestinese Al Janya a Sao Paulo. Il locale – segnalato anche nella guida del New York Times dedicata alla città – è stato attaccato con molotov da dei bolsonaristi. L’occasione dell’incontro è data del lancio di alcune candidature del partito. Meade ci descrive il rapporto tra razza e classe in Brasile: “Qui è impossibile non considerare la centralità della razza”. I neri vivono nelle aree più povere, e come negli Stati Uniti, hanno avuto il tasso più alto di mortalità durante la pandemia, mentre i bianchi, specularmente vivono in quelle più ricche. Un vero e proprio capitalismo razziale, in cui la vulnerabilità dei soggetti razzializzati a morte prematura è lampante, come molti hanno denunciato guardando a queste statistiche. Dopo Black Lives Matter, in Brasile c’è stato un movimento simile anche in Brasile “Vidas negram e faveladas importam”. C’è qualche problema di identitarismo, che si esprime anche attraverso il cd. colourism, la tendenza a discriminare in base alla tonalità della carnagione. Ad esempio, come racconta la giovane Julia del Psol, c’è stato un problema in merito sull’accesso all’università dove, dal 2001 in alcune università e dal 2013 per legge, sono previste delle quote per accedervi: ma come si decide chi ne ha il diritto se si ha un’idea di razza diversa da quella biologicista? La risposta dei movimenti si è focalizzata su stabilire delle commissioni che valutino se e in che modo il razzismo abbia determinato minori opportunità e forme di oppressione per i candidati. Più in generale, durante il governo Bolsonaro ci sono stati tre dei maggiori omicidi di neri della storia brasiliana. L’ultimo è stato quello del Jacarezinho, a Rio, il 6 maggio 2021, dove sono morte 27 persone. Con il pretesto del contrasto al traffico di droga si uccidono impunemente poveri e neri che vivono nelle favelas.

[Armando Sato, Mural Marielle Franco (criaçao colectiva), Escadao Marielle Franco (criaçao colectiva) e Fumaça antifascista (criaçao colectiva), Museu de Arte de São Paulo (MASP)]

Razzismo strutturale e marxismo disteso

In colonia il marxismo va disteso (stretched): si è ricchi perché bianchi e poveri perché neri, scriveva Frantz Fanon. In Brasile è lo stesso, nonostante i miti sulla cd. ‘democrazia razziale’, ovvero su un’assenza di pregiudizio razziale nella società. Il paese delle cd. “tre razze tristi” – i nativi colonizzati, gli immigrati europei colonizzatori e gli africani deportati come schiavi -, come scrisse il poeta e giornalista Olavo Bilac, ha una maggioranza della popolazione non bianca. Ma ciò non impedisce che il paese sia segnato da quello che Silvio Almeida chiama razzismo strutturale. Almaida, in Racismo estrutural, pubblicato nella collana diretta da Djamila Ribeiro (a sua volta appena tradotta in italiano), spiega il razzismo come una cristallizzazione dei rapporti sociali. “Le istituzioni sono razziste perché la società è razzista”. L’impatto dello schiavismo in Brasile è paragonabile solo a quello avvenuto negli Stati Uniti. Abolita la schiavitù, servivano nuove braccia sia per raccogliere il caffè che per i nuovi impianti industriali e così si aprirono le porte alle migrazioni europee. Il progetto razziale delle èlite brasiliane consistette nell’utilizzare le migrazioni europee, oltre che per sostituire gli schiavi liberati, per sbiancare l’identità del paese.

La centralità del razzismo nella storia e nel presente del paese fa sì che siano pubblicati diversi testi radicali del pensiero nero e antirazzista. CLR James campeggia in diverse librerie, così come Fanon o bell hooks. I movimenti, i circoli culturali (come quello di Katuka a Salvador de Bahia), queste pubblicazioni, i quotidiani e le riviste progressiste – dalla Folha di Sao Paulo a Carta capital, fino a Jacobin Brazil, così come i musei del paese sembrano quindi contraddire Loic Wacquant e Pierre Bourdieu che, in un loro testo del 1999, qualificavano l’importazione del termine razza in Brasile come una forma di soggezione all’“imperialismo culturale” statunitense.

La coalizione intersezionale di classe, femminista, antirazzista e indigena, raccolta intorno a Lula per contrastare l’emergenza democratica, forse potrebbe farcela. Ma il conflitto sarà durissimo.

(si ringraziano Anderson Piva e Alberto Fierro)

 

[Anais Escaiona, Shambuyi Wetu e Zé Vicente, Bandeiras em tecido com tècnicas variadas, costuradas e bordadas por Emprendedoras sin fronteiras, Museu da Imigraçao, São Paulo]

[Museu de Arte de São Paulo (MASP), São Paulo]

*[immagine in apertura, di André Mantelli, Vidas Negras e Faveladas Importam, Rio de Janeiro, Museu de Arte de São Paulo (MASP), São Paulo]

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