GKN, storia di una mobilitazione – Intervista a Dario Salvetti

di Valeria Finocchiaro e Vittorio Ray Inizialmente non eravamo sicuri che fare questa intervista, in questo momento, fosse una buona idea. Con la lotta GKN ancora nel pieno del suo corso, 20 mesi di occupazione e fatica alle spalle, una raccolta fondi aperta e già oltre i risultati auspicati, un recupero e un piano industriale […]

Su “Una vita liberata” di Roberto Ciccarelli

Come pensare la liberazione in un’epoca in cui tutto appare irredimibile? Quando tutti, compresi coloro che sentono lo stato delle cose come un peso insostenibile, hanno preso per buona la vulgata del “there is no alternative” (al capitalismo)? Quando tutti, insomma, sono presi nel gorgo della disperazione, ovvero soggetti all’egemonia culturale di quel sistema di […]

È molto facile amare le cose belle, è molto difficile amare le cose brutte, però è una delle cose più belle di ciò che siamo – ovvero una lunga intervista a Matteo Grilli

In questa intervista vengono citati i nomi di alcune pagine Facebook. In corsivo, come di solito si fa con i titoli dei romanzi o di altri prodotti culturali più canonici. Prima che scrivesse Crocevia di punti morti, pubblicato da effequ qualche mese fa, conoscevamo Matteo Grilli per i suoi post, in cui inventa una lingua […]

“Caro avvocato degli italiani e dei diritti umani…”. Una lettera aperta a Giuseppe Conte

di Marco Mantello Gli ultimi e i primi Caro avvocato degli italiani e dei diritti umani Conosco diverse persone qui a Berlino, ma ce ne sono tante anche in Danimarca, in Inghilterra e in diversi paesi europei, che hanno vissuto con il sussidio e alla fine hanno detto di no a un sistema di dare […]

Una strada dedicata a Leogrande, ma in Albania

Questo pezzo è uscito su “Repubblica”, che ringraziamo di Nicola Lagioia Ad Alessandro Leogrande sarà intitolata una strada. Non in Italia, ma in Albania. Leogrande, scomparso all’improvviso lo scorso novembre all’età di quarant’anni, è lo scrittore e intellettuale che il nostro paese forse non merita ma a cui dovrebbe dare ascolto, anche ora che non […]

Forbici (Dopo il Crash)

Questa poesia segue il filo narrativo della precedente, “Un uomo guarda il suo computer”. Il titolo è tratto da una canzone di Rowland Howard, Shivers.

Ritorno a Portella della Ginestra

A Portella della Ginestra s’incontra la storia d’Italia, titolava un articolo de L’Unità. Era il trenta aprile del 1950. Nel giugno del 1983 Rocco Chinnici, un mese prima di essere ucciso dall’esplosione di un’autobomba, spiegò a Giuseppina Zacco, vedova di Pio La Torre, quanto fossero collegate le indagini su Portella della Ginestra e quelle sui delitti politici Reina, Mattarella e dello stesso La Torre.

“Ridare la parola all’impossibile per ottenere il possibile”. Conversazione con Alfredo Reichlin

(fonte immagine)

È morto ieri Alfredo Reichlin, partigiano e dirigente del Pci. Ripubblichiamo una recente intervista di Gabriele Santoro.

Il trenta settembre a Piazza Montecitorio, a pochi passi dal feretro di Pietro Ingrao, la voce di Alfredo Reichlin si è incrinata, rievocando la più grande passione laica, la politica come storia in atto. L’assillo del come non lasciare gli uomini soli davanti alla potenza inaudita del denaro condiviso con “la mente libera, cocciuta e assetata di conoscenza” dell’amico, che ora riposa nella sua Lenola.

La vita del novantunenne Reichlin è stata appassionata e piena. La passione per la vita sta ancora nel cucchiaino di zucchero per il caffè, che mi chiede di riempire per bene, non a metà, e nella pila di libri nuovi da leggere appoggiati sul divano. Qui ci interessa relativamente se è una storia di vinti o vincitori. Nato a Barletta nel 1925, si trasferì bambino a Roma, complice la crisi del ‘29 che aveva travolto la grande fabbrica chimica del nonno. Papà dannunziano, lui si scoprì l’eretico di famiglia. Al liceo divenne comunista. «Farai la fine di Cafiero mi diceva angosciata mia madre alludendo a quel suo parente anarchico, l’amico di Bakunin, di cui non sapeva niente, tranne che era morto pazzo, dopo aver regalato le sue terre ai contadini», ricorda. Non è andata così.

Di librerie e patatine fritte fredde

librerie indipendenti

Pubblichiamo un intervento di Giulia Marsilio apparso sul suo blog. (Fonte immagine)

di Giulia Marsilio

Io sono una libraia. Una libraia disoccupata, al momento. Ho fatto la libraia per anni, ho iniziato a 21 anni, ho continuato per due anni e mezzo, ho fatto la libraia ovunque, dalla libreria di casa mia, a una libreria indipendente di più di 150mq, in una libreria di catena in un ipermercato, in una piccola libreria indipendente di 70mq, ho un’esperienza in totale (basata sulle mie buste paga e su un calcolo degli anni, troppi, in cui una busta paga non l’ho avuta) di 6 anni e mezzo, non tanti, non pochi, non troppi, non abbastanza.

Biglietto lasciato prima di non andare via*

di Mario Fillioley

Ho passato tutta la mia vita adulta a cercare un modo per non andarmene da Siracusa. Anzi sono abbastanza convinto che la decisione di non andarmene da Siracusa sia venuta a coincidere con il momento in cui ho cominciato a diventare adulto, o forse solo con il momento in cui ho cominciato a capire che diventare adulti aveva a che vedere con decisioni di questo tipo.

Da lì in poi, mi è sembrato che risolvere quello che ancora avevo da risolvere con me stesso, le varie incertezze, gli ultimi tratti di personalità ancora da definire, insomma la tarda adolescenza, potesse essere risolto a partire da questo cardine, la città dove sono nato e cresciuto e da cui per un periodo ero stato assente.