Quando si parla di impegno: un’intervista a Giorgio Ragazzini

Pubblichiamo, ringraziando i protagonisti, l’intervista che Giada Ceri, che su queste pagine ha già curato una serie di interviste, ha fatto a Giorgio Ragazzini, che ha insegnato per molti anni, fa parte del Gruppo di Firenze per la scuola del merito e della responsabilità e l’anno scorso ha pubblicato per Rubbettino il libro Una scuola esigente. Educazione, istruzione, senso civico.

Oltre i cahiers de doléances. Una proposta per provare a cambiare la scuola

Movimenti, cantieri, manifesti. O anche, recentemente: Stati generali. Nel corso degli anni più volte e da vari soggetti è stato espresso il proposito di cambiare il sistema dell’istruzione pubblica dalle sue fondamenta. Nel frattempo, alcune questioni di fondo sono rimaste le stesse

“Tempo per piangere”: da “Insegnare il pensiero critico” di bell hooks

Pubblichiamo, ringraziando l’editore Meltemi, un estratto da Insegnare il pensiero critico di bell hooks (traduzione di feminoska). Questo libro, che segue Insegnare a trasgredire e Insegnare comunità tutti pubblicati nella collana “Culture radicali” di Meltemi, chiude una trilogia dedicata da hooks all’insegnamento dentro e fuori le aule scolastiche.

Storia della scuola a scuola: su “Voi siete il fuoco” di Vanessa Roghi

C’è una specie di paradosso per cui a scuola si parla ancora troppo poco di scuola, quasi fosse un tabù. Per questo motivo “Voi siete il fuoco” di Vanessa Roghi è un libro importantissimo, un libro di cui la scuola tutta ha bisogno.

Le lettere pubbliche di don Milani. Letture obbligatorie per le scuole per raggiungere una immunità non di gregge, ma dal gregge

di Federico Ruozzi La lettura quotidiana ad alta voce del giornale era diventata una abitudine da anni, in quella scuola. Il maestro e gli allievi, assieme, erano soliti commentare i fatti del giorno. Su una notizia, su un titolo, su un vocabolo, si innestava una lezione che poteva durare l’intera giornata o settimana. In quella […]

Sapere è potere

di Giovanni Castagno Si può amare la polemica, si può amare la critica. È anzi giusto provare a stanare le contraddizioni e puntare il dito per fare luce dove invece riteniamo ci siano delle ombre, ma nell’articolo L’asilo neoliberale nel bosco della crisi, firmato dallo scrittore, assessore, insegnante, ora a breve anche dottore di ricerca, […]

Il banco nazionale

Photo by Ivan Aleksic on Unsplash

di Simone di Biasio

Una quindicina di anni fa, al quarto anno di un liceo di provincia, con i compagni di classe decidemmo, nel breve intervallo che separa la fine di una materia dall’inizio dell’altra, di giocare un tiro alla prof d’inglese. Due di noi spostarono così la cattedra in fondo all’aula e altri sostituirono quello spazio vuoto con uno dei nostri banchi.

La scuola e il significato della distanza

Pubblichiamo un intervento andato in onda domenica 13 su Radio 3 al programma La lingua batte, a proposito della scuola, sul presente e sul futuro della Didattica a Distanza.

di Simone Nebbia

La storia non avverte prima di diventare tale. E gli uomini, che la interpretano, possono leggerla soltanto a posteriori. Io sono un insegnante di lettere e opero all’interno di una scuola media. Fin da quando siamo stati raggiunti dal provvedimento sulla DAD (Didattica a Distanza) ci siamo interrogati, con gli altri docenti, sul significato della parola “distanza”.

Immediatamente abbiamo fatto i conti con una duplicità: a una distanza didattica, di trasmissione del sapere, si aggiungeva una distanza di carattere fisico, emotivo.

Diario critico di una scuola a distanza. Fase #2

(qui la prima parte del Diario)

di Luca Lòtano 

2 marzo 2020 – (prima del lockdown)
via Ostiense 152, Asinitas, scuola di italiano per stranieri, rifugiati e richiedenti asilo

Oggi durante la lezione abbiamo ascoltato un audio e quando le ultime parole sono finite sono rimasto in silenzio. Eravamo seduti intorno al tavolo con una ventina di studenti. Non so perché l’ho fatto. All’inizio, per lasciar risuonare la storia che avevamo appena  ascoltato. Poi quando ho sentito che con il passare dei secondi l’aria diventava più densa, ho capito che sarei rimasto così, in attesa.

Quando quel tempo senza parole ha cominciato a diventare “innaturale”, due studentesse nigeriane che avevano il collo piegato sul telefonino hanno alzato la testa, altre due hanno mosso gli occhi controllando dove fossero i compagni, come se qualcosa si fosse spostato. Qualcuno ha cercato di incrociare il mio sguardo, qualcun’altro ha iniziato a sorridere, una mezza risata ha provato a rompere la tensione che si stava creando. Poi il silenzio ci ha riportato, uno alla volta, anche i più distratti rimasti con la testa in luoghi lontani, nel presente. Cosa stavamo facendo insieme, in quella stanza? Dopo due minuti eravamo tutti lì, a sporgerci, a chiederci cosa stesse succedendo tra noi, quale relazione ci legasse ora che il flusso abituale della lezione si era interrotto e non c’erano più ruoli o nascondigli.

Diario critico di una scuola a distanza

Photo by Feliphe Schiarolli on Unsplash

di Luca Lòtano

20 marzo 2020

Non sono mai stato molto bravo a riparare le cose, che sia un rubinetto, una camera d’aria o una presa della corrente. E ogni volta che ci provo mi torna in mente la frase di un amico: “non perdere tempo con strumenti sbagliati, cerca prima lo strumento giusto”.