Il quiz come spaccato sociologico: su “A domanda rispondo” di Armando Vertorano
Con “A domanda rispondo. Divertimenti e ambasce di un autore di quiz” (nottetempo, 2025) Armando Vertorano, autore e domandiere di lungo corso, si addentra in uno studio approfondito dei quiz, offrendone una retrospettiva che è soprattutto un’analisi sociologica e scandagliandone i dietro le quinte, eminenze grigie e intenzioni.
Ridere e piangere con Zerocalcare (e Bo Burnham)
Mentre guardavo Strappare lungo i bordi ho pensato al suo protagonista come a una sorta di Fantozzi moderno. Nella serie Netflix come nei fumetti, Zerocalcare si racconta come un inetto destinato a soccombere, sempre a disagio rispetto alla vita, anche se a differenza di Fantozzi non ha un lavoro d’ufficio né una famiglia, e soprattutto […]
Di bullismo e verdure. Intervista a Valerio Lundini
Pubblichiamo un pezzo uscito sul Venerdì, che ringraziamo. di Giulia Villoresi Il titolo, Una pezza di Lundini, gliel’ha dato l’autore Giovanni Benincasa, guru della tv italiana (Carramba, Furore, Libero, Matrix…). Presenze fisse in studio l’attrice Emanuela Fanelli e i VazzaNikki, una band che fa rock ’n roll nonsense con influenze swing e surf. Il pubblico consiste […]
La fine della natura
di Simone di Biasio Può sembrare agée parlare oggi di televisione. Ancora? Ora che la televisione è già altro, è già oltre? S’è detto (di) tutto, e molto però s’è detto e scritto a sproposito, con pose da sociologia della cultura e della tutto/tautologia che hanno finito per fare di alcuni libri ottimi e rapidi […]
Teatro e televisione al tempo della pandemia
Photo by Martin de Arriba on Unsplash di Roberto Castello e Andrea Cosentino Partiamo da due impressioni, soggettive e non troppo ragionate, ma forse proprio per questo degne di approfondimento: la prima linguistica, la seconda sociologica, o socio-psico-introspettiva, se preferite. Ecco la prima: non è che a forza di sperimentare il teatro in televisione, stiamo […]
Perché anche la politica dovrebbe riflettere su Muccioli e San Patrignano
Pubblichiamo un pezzo uscito su Domani, che ringraziamo.
Parlare di tossicodipendenze è difficile, si oscilla fra logiche repressive e totale disinteresse, è molto raro leggere o vedere qualcosa sul consumo di droghe che porti a un ragionamento più ampio e vada oltre le nostre certezze. Questo, Sanpa, la serie Netflix su Vincenzo Muccioli, riesce a farlo, qualsiasi sia la posizione che abbiamo nei confronti di quella storia.
Una pezza di Lundini o come ti destrutturo la seconda serata
di Armando Vertorano
La tv generalista è da sempre – forse necessariamente – un medium assai poco tempestivo quando si tratta di recepire le nuove istanze, di assorbire i cambiamenti di una società che si evolve a velocità crescente. In questo panorama di rassicurante old-school è accaduto spesso negli anni che le piccole rivoluzioni siano state appannaggio dei programmi comici di seconda serata.
Cosa non funziona in “The English Game”
di Luca Todarello
Nel 1905 Alexander Bassano, fotografo dell’alta società inglese del XIX secolo (suo è anche lo scatto utilizzato da Alfred Leete per Lord Kitchener Wants You, manifesto britannico per il reclutamento di anime per la Grande guerra), immortala in uno scatto Lord Arthur Fitzgerald Kinnaird, ultimo discendente di una ricca famiglia di banchieri anglosassoni.
Si tratta probabilmente di uno dei primi lavori che un artista dedica alla celebrazione di un calciatore: Lord Kinnaird è stato infatti una stella del calcio dei pionieri e sarà anche presidente della FA, la Football Association inglese, per ben trentatré anni.
Da Truman Capote a Maggie Nelson, l’ascesa del true crime come genere
Pubblichiamo un pezzo uscito su Linus, che ringraziamo.
Appare sempre più evidente, per i lettori, spettatori e ascoltatori attenti a letteratura, cinema, serie tv e podcast americani, che il true crime sia diventato nel giro di pochi anni uno dei territori contemporanei più interessanti da esplorare. Podcast come Serial e serie tv come The Jinx, Making of a Murderer, o la più recente When They See Us diretta dalla regista americana Ava DuVernay, prodotta e distribuita da Netflix e dedicata alla storia dei cinque ragazzini di New York che negli anni ottanta vennero ingiustamente accusati e incriminati per l’aggressione e lo stupro di una donna a Central Park, ci hanno tenuto incollati agli auricolari degli smartphone e agli schermi di televisori e computer, affascinati più che dall’aspetto “crime” delle relative vicende, dalla possibilità che l’autorialità, l’audacia e la conquista di una forma che sia adeguata al contenuto guidi a una verità più autentica, profonda e giusta di quella cercata e trovata attraverso indagini della polizia e processi, o attraverso prodotti che inseguendo il mainstream perdono originalità e potenza.
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