Leggere e tradurre Helen Garner
Un racconto di esistenze che vengono liberate nell’aria, simili “a manciate di note”: Piccoli preludi di Helen Garner è innanzitutto questo. Le stesse esistenze che Ben Lerner, nella sua prefazione all’edizione inglese, definisce unheard melodies: melodie rimaste inascoltate o ancora troppo indistinte, ma anche rare e imprevedibili e quindi tanto più affascinanti. E pericolose. Siamo […]
Andata e ritorno da una distopia linguistico-culturale. Tradurre “Qui il sentiero si perde” di Peské Marty
di Daniele Petruccioli «La sera del ballo era una notte ciscaucasica». È la prima frase di un libro appena uscito per Adelphi nella mia traduzione, un romanzo di oltre quattrocento pagine scritto a quattro mani da Antoinette Peské e Pierre Marty, marito e moglie autori di tre romanzi in comune, di cui uno è questo. […]
Nel mondo di Peter Cameron
di Giuseppina Oneto Peter Cameron l’ho voluto conoscere io, dopo che dall’Adelphi mi era arrivato il file di quello che sarebbe diventato Un giorno questo dolore ti sarà utile. Ero tornata da poco da New York, dove avevo vissuto quasi dieci anni e con quel romanzo avevo New York fra le mani, fra le pagine: […]
Muori per me, fin dove termina la strada. Tradurre R. K. Morgan
La trilogia Cosa Resta degli Eroi di R. K. Morgan è appena uscita per Mondadori con la curatela e traduzione integrativa di Edoardo Rialti. Il ghiaccio di marzo Ancora invetria le pozze degli scogli, pareti di sabbia color tabacco si levano sopra un grande sperone petroso denudato da ogni marea calante e tu, su quelle […]
Ricordando Sergio Claudio Perroni
«Tradurre è un po’ tradire». Ogni volta che qualcuno lo diceva in sua presenza, Sergio Claudio Perroni gli riservava il rispetto/dispetto dovuto a un occasionale incontro fra Benjamin e Peynet, alticci entrambi al bistrot delle frasi fatte. Non ne conseguiva una delle sue proverbiali rampogne perché il privilegio era riservato al «Gialluca» di turno – nomignolo affibbiato agli amici più cari, uomini o donne che fossero – reo di aver messo una virgola nel posto sbagliato o di aver usato un termine improprio, tanto più se si trattava di un anglicismo non necessario (quando mai son necessari?).
La nuova traduzione di “Sotto il vulcano”
Questo pezzo è uscito su Robinson-Repubblica, che ringraziamo. di Nicola Lagioia “Può essere considerata una sorta di sinfonia, o un’opera, perfino un western. È una profezia, un monito politico, un criptogramma, una musica hot, una canzone, una tragedia, una commedia, una farsa e così via”. Con queste parole Malcolm Lowry descriveva Sotto il vulcano a […]
Tradurre Cheever, il meraviglioso
Dal nostro archivio, un intervento di Adelaide Cioni apparso su minima&moralia il 9 giugno 2014.
I due libri di John Cheever, i Racconti e i suoi diari (Una specie di solitudine), entrambi editi da Feltrinelli nel 2012, sono forse la cosa letteraria più bella uscita in Italia negli ultimi anni. L’aura che si sprigiona da questa sorta di doppia autobiografia letteraria, fiction e non fiction, non smette di irraggiare meraviglia. Dopodomani, 11 giugno, a Roma a Palazzo Incontro in via dei Prefetti 22, in un incontro per la rassegna di traduzione letteraria organizzata dalla Regione Lazio con il progetto ABC Cultura, Adelaide Cioni parlerà del suo lavoro di traduzione, per poi lasciare la parola alle letture di Daria Deflorian. Qui di seguito riportiamo la sua appassionata postfazione ai Racconti.
(L’immagine è un frame del film Il nuotatore, tratto dall’omonimo racconto)
di Adelaide Cioni
A volte fra traduttori e autori ci sono incontri che assomigliano a delle promesse. La prima volta che ho letto il nome di John Cheever è stata dodici anni fa, quando vidi Il nuotatore, appena uscito in Italia per Fandango. Ricordo distintamente che mi stupii allora nel provare un inspiegabile quanto profondo senso di nostalgia per quel nome a me nuovo, e per un attimo pensai che avrei voluto tradurlo. Perciò quando dieci anni dopo ho ricevuto la telefonata dell’editor di Feltrinelli che mi proponeva di tradurre i racconti e i diari ancora inediti in Italia, mi è suonata come una risposta. La nostalgia che avevo provato sfogliando Il nuotatore era la nostalgia di un evento futuro.
Seminario portatile di traduzione: “Anna Karenina”
In vista degli incontri con Claudia Zonghetti, traduttrice di Anna Karenina per la nuova edizione Einaudi, mi sono preparato leggendo qua e là commenti e interventi fatti a riguardo su blog e giornali, ho annotato un po’ di domande – alcune piuttosto sciocche, come per esempio: “Qual è la parola russa per dire “sottosopra?” – e, naturalmente, ho riletto Anna Karenina, rendendomi conto con un misto di malinconia e felicità, con struggimento quindi, che un romanzo così bello, temo, non mi capiterà più di leggerlo.
Non è il libro che ho amato di più, no, questo no, ma è il romanzo più romanzo che abbia mai letto. Anna Karenina è, per così dire, il principe azzurro dei romanzi; quello che sotto sotto ogni lettore spererebbe di incontrare ogni volta che comincia un libro.
Trilobiti: tradurre Breece D’J Pancake
Arriva in libreria per minimum fax Trilobiti di Breece D’J Pancake con la nuova traduzione di Cristiana Mennella, una prefazione di John Casey e una nota di Joyce Carol Oates. Pubblichiamo un intervento della traduttrice e un estratto dal libro, ringraziando l’editore. Vi segnaliamo che domenica 15 maggio alle 15.30 allo Spazio Babel del Salone del libro di Torino ci sarà un omaggio a Breece D’J Pancake con la traduttrice Cristiana Mennella, Violetta Bellocchio, Giorgio Gianotto e Vincenzo Latronico. (Immagine: particolare della copertina a cura di Stefano Vittori – Falcinelli&Co.)
Ti proibisco di scrivere di me. Intervista a Livia Manera Sambuy
Come si diventa autorevoli? Cosa significa essere una “firma giornalistica”? Il giornalismo culturale è finito? «Forse sì – afferma Livia Manera Sambuy – ma qualcos’altro sta nascendo, veicolato dai social network, con mezzi minori e molta precarietà». “Non scrivere di me” (edito da Feltrinelli) è uno scrigno di tesori, ricco di aneddoti, di vita vissuta, in cui gli scrittori sono resi con vividezza grazie ad una grande quantità di virgolettati che rispecchiano anni di conversazioni e di rapporti più o meno intimi, resi con sincerità, oscillando da Richard Ford a Philip Roth, da Mavis Gallant a Karen Blixen, da James Purdy a David Foster Wallace, passando dalla sincera ammirazione allo sconforto per le attese umane, talvolta, deluse. Livia Manera Sambuy firma di punta del Corriere della Sera, ha scritto sempre di libri e cultura, girovaga per il mondo, scoprendo e segnalando numerosi scrittori e fra questi ha tradotto, poco più che ventenne, “Di cosa parliamo quando parliamo d’amore” di Raymond Carver («la sua brevità è intraducibile in italiano, è letteratura alta con frasi brevi e parole semplici, con un ritmo da pugno nello stomaco») e anni dopo ha firmato due documentari su Philip Roth.
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