È tutto verde

Ieri David Foster Wallace avrebbe compiuto cinquant’anni e la comunità dei lettori sul web ha dimostrato, con articoli celebrativi scritti ad hoc e hashtags su twitter, la profonda stima per questo autore scomparso nel 2008, che è stata una delle figure più importanti della letteratura americana degli ultimi trent’anni. Noi, che lo abbiamo conosciuto e amato, lo ricordiamo su minima&moralia pubblicando un suo breve racconto contenuto nella raccolta «La ragazza dai capelli strani». In «È tutto verde», non ritroviamo quel registro di scrittura affilato e cerebrale a cui Wallace ci ha abituati, ma piuttosto un concentrato evocativo e malinconico di tutto ciò che non è riuscito mai a spiegarsi. La foto è di Gabriel Lopez.

di David Foster Wallace

Lei dice non mi importa se mi credi o no, è la verità, poi tu credi pure a quello che ti pare. Quindi è sicuro che mente. Quando è la verità si fa in quattro per cercare di farti credere a quello che dice. Perciò sento di non avere dubbi.
Si rasserena e guarda dall’altra parte, lontano, ha l’aria furba con la sigaretta sotto la luce che entra dalla finestra bagnata, e io non so cosa mi sento di dire.
Dico Mayfly [1] con te non so più cosa fare o cosa dire o a cosa credere. Ma ci sono delle cose che so per certe. So che io sto diventando vecchio e tu no. E che ti do tutto quello che ho da darti, con le mani e con il cuore. Tutto quello che ho dentro di me te l’ho dato a te. Tengo duro e lavoro sodo ogni giorno. Ho fatto di te l’unica ragione che ho per fare quello che faccio sempre. Ho cercato di costruire una casa per te, una casa di cui facessi parte, e che fosse una bella casa.
Mi rassereno anch’io e getto il fiammifero nel lavandino insieme ad altri fiammiferi, piatti, una spugna e cose del genere.
Dico Mayfly il mio cuore ha fatto il giro del mondo e ritorno per te ma ho quarantotto anni. È ora che la smetto di lasciarmi semplicemente trascinare dalle cose. Devo usare quel po’ di tempo che ancora mi resta per cercare di sistemare tutto e stare bene. Devo provare a stare come ho bisogno di stare. In me ci sono delle esigenze che tu non riesci neanche più a vedere, perché ci sono troppe esigenze tue di mezzo.
Lei non dice nulla e io guardo la sua finestra e sento che lei sa che io so, e seduta sul mio divano fa un movimento. Ripiega le gambe sotto di sé, ha un paio di pantaloncini.
Dico in fondo non mi importa di quello che ho visto o che credo di aver visto. Non è più quello il punto. So che sto io diventando vecchio e tu no. Ma ora mi sento come se ci fosse tutto me stesso che va verso di te mentre di te in cambio non mi viene più niente.
Ha i capelli tirati su con un fermaglio e delle forcine e si tiene il mento con la mano, è mattina presto, sembra che stia sognando rivolta verso la luce pulita che entra dalla finestra bagnata sopra il mio divano.
È tutto verde, dice. Guarda com’è tutto verde Mitch. Come fai a dire di provare certe cose quando fuori è tutto così verde.
La finestra sopra il lavello del mio cucinino è stata ripulita dal violento acquazzone di stanotte e ora è una mattina di sole, è ancora presto, e fuori c’è un casino di verde. Gli alberi sono verdi e quel po’ d’erba che c’è oltre i dossi rallentatori è verde e allisciata. Ma non è tutto quanto verde. Le altre roulotte non sono verdi e il mio tavolino lì fuori con le pozzanghere allineate e le lattine di birra e le cicche che galleggiano nei portacenere non è verde, né il mio furgone, o la ghiaia della piazzola, o il triciclo che sta rovesciato su un fianco sotto un filo per il bucato senza bucato sopra accanto alla roulotte vicina, dove c’è uno che ha fatto dei bambini.
È tutto verde sta dicendo lei. Lo sta sussurrando e il sussurro non è più rivolto a me lo so.
Getto la sigaretta e volto bruscamente le spalle al mattino con il sapore di qualcosa di vero in bocca. Mi volto bruscamente verso di lei che sta sul divano in piena luce.
Da dov’è seduta sta guardando fuori, e io guardo lei, e c’è qualcosa in me che non si riesce a chiudere, nel guardarla. Mayfly ha un corpo. E lei è la mia mattina. Dite il suo nome.

[1] La polisemia di questo nome, e il suo valore simbolico, sono impossibili da rendere in italiano: mayfly è l’effimera, l’insetto che nella sua forma adulta vive un giorno soltanto; may fly, inoltre, significa «può volare via». [n.d.t.]

Commenti
5 Commenti a “È tutto verde”
  1. Roberto ha detto:

    Ieri, e solo ieri, ho fatto finta che non sia successo niente. Buon compleanno David. E grazie. Per questo racconto, straordinario, e per tutto il resto.

  2. ndr ha detto:

    Eppure ha un che di Good people, queso racconto, mi sembra. Mah. David non smette di scrivere.

  3. matilde ha detto:

    tramite mio figlio ho conosciuto Wallace ed ora cercherò di leggere tutto di lui
    grazie, riccardo

  4. Marco ha detto:

    Bellissimo, oltre il verde.

  5. Enrico ha detto:

    Il verde è il verde non è un Rosso! Adesso che ci sei passato in mezzo cerchi confusamente quale sia la direzione per andare…
    Non riesco ad avere la sicurezza di non aver sbagliato strada. Tra la mia insicurezza e una segnaletica ho confusamente scelto una strada e per quel tempo che mi è rimasto mi sono chiesto: -” dove devo andare!”.

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