Stanotte Roma è il mio pigiama party

Pubblichiamo l’incipit del secondo capitolo di Bellissima, di Yasmin Incretolli, Stormo – Pidgin Edizioni, marzo 2025.

di Yasmin Incretolli

Stormo è la collana di Pidgin Edizioni dedicata alla letteratura breve underground, curata da Mattia Grigolo: storie dal carattere punk, borderline ed eccentrico. Novelle caratterizzate da una scrittura acida e tagliente e da ambientazioni urbane e suburbane.

Bellissima è la prima pubblicazione della collana.

Peach lascia la tana del Lupo, che stupida tossica. Ora vive con Pan, lo spaccia. Ha distrutto Peaches e temo faccia uguale con l’amo. Comunque Lupo se ne frega di Peach. Dagli amici impresari recupera ragazze a gogo. Come tutte le volte che viene Capodanno e il club carbura un demonio; la definiscono alta stagione. Chiacchiero spesso con Pamela. Ha un tatuaggio bellissimo, un uccello di fuoco che sorge sui reni, dice un profondo significato sulla morte. Boh. È preoccupata, pochi chiedono di lei ai privé. La capisco. I privé sono un’importante entrata. Abbiamo l’utile sul cliente e una percentuale sulle bevande. Che siano vino, spumante o champagne può variare. Alcune ragazze, perciò, gettano la spugna dopo una serata così così. Le appelliamo ragazze-comparse. Particolarmente suscettibili, il cuore troppo aperto.  In fin dei conti, serve una volontà di fuoco per farcela. Retaggio da stronze, speculata scaltrezza, savoir-faire e spirito d’adattamento.

È curioso trovare donne italiane nei locali notturni. Di solito arrivano da paesi dell’est come Romania, Bulgaria e Russia. Le straniere sono controllabili per via del contratto di soggiorno. Io sono un po’ romena e un po’ romana, ma non ho rapporti con la famiglia di mia madre, mi sento solo italiana.  Lei è nata a Cenad, comune romeno vicino all’Ungheria. Mio padre, invece, è aciliano: litorale romano. Ha stabilito che mia madre non può tornare in Romania. Tipo sequestro di persona sottogenere romantico, negandole il viaggio pure quando mia nonna era lì lì per scomparire. Non avendola conosciuta, quella morte mi è sembrata futile e mia madre ha sofferto tra sé e sé. Papà ha interrotto le botte, almeno finché la forza di vivere non le è tornata. Lui non è l’uomo perfetto che dovrebbe, ma nonostante ciò, come quasi tutte le donne, anch’io cerco un compagno che somigli a mio padre.

L’interesse di Pamela per i locali notturni viene da un documentario su Netflix. Vuole soldi facili per fare la plastica al seno e diventare finalmente maggiorata, niente altro. Dovrei dirle fermati, però. Accettati come sei, Pamela. Non sono nata sfregiata, ti ho mentito. È stato un segaossa a rendermi così. Ero un’adolescente brutta che voleva sentirsi bellissima. Perché anch’io avevo un buco dentro e mi servivano gli occhi di tutti addosso, per tapparlo. Ma nessun chirurgo se la sentiva di mettere le mani su una minorenne. Piangevo ogni sera. Non andavo più a scuola, avevo smesso pure di mangiare e fare i selfie. Poi ho scoperto che in un centro estetico fuori città un dottore avrebbe potuto esaudire il mio desiderio. Il prodotto che utilizzava era fatto in casa, ma chissene. Mi fidavo. Era la luce alla fine del tunnel. L’unica speranza che avevo. Dopo il riempimento la faccia si è fatta gonfia e livida. Al Pronto Soccorso me l’hanno bucata e una fontana di pus ha colpito la faccia del medico. Il filler è andato ovunque. Ha mangiato i tessuti intorno alla bocca. Finché una mattina mi sono svegliata con il labbro superiore in cancrena e il solco sopra strappato a metà.

Guardami, tesoro. Anch’io, proprio come te, cercavo la perfezione. Ma la chirurgia è una carogna bugiarda. Riempie la testa di puttanate. È un salto nel vuoto, la deriva delle favole. Una volta che inizi, vuoi andare avanti. Oh se vuoi andare avanti. Glielo voglio dire, eh. Ma sto zitta. Perché mi sa che un po’ non me ne frega e un po’, se va male pure a lei, possiamo commiserarci insieme.

L’amore che mangia il cervello in tutta fretta, restituendo una miscela di confusione e disprezzo. È un potente stimolatore e ce l’ho nel sangue: il moltiplicatore. Perché io lo chiamo così l’amore: moltiplicatore. Loris si arrabbia se scopre che sono uscita con Pamela. Per lui va bene solo se sto con lui e gli va bene se lavoro in un night a patto che gli dia dei soldi. Chiedo a Pamela di vederci per sfogare la tensione caricata nelle viscere. Siccome dentro di me accadono cose terribili quando sto da sola. Bella, ma lui che tipo è?, mi dice. Loris odia tutti perché l’hanno sempre trattato come lo scemo di turno. Allora è diventato insicuro e non si fida delle situazioni che non stanno sotto il suo controllo. La nostra storia è molto simile. La violenza che l’ha tirato su è la stessa che ha tirato su me e per questo ci siamo trovati. Poi esce un suono di sgomento appena ammetto: Quand’è così m’innamoro di più. Sarà che per me essere attratta da ragazzi con grossi problemi di cervello – e diventare insignificante – aiuta nel processo d’innamoramento. Vammi a capire…

Loris rivive il dramma della sua famiglia mangiando l’interno delle guance. Me ne sono accorta perché scorgevo quella zona infossarsi, rendendo i lineamenti rigidi e stanchi. Ha perso i genitori a tredici anni. Epatite C. La malattia dei poverelli. Tuttavia, conosce poco e niente d’entrambi. È stato affidato alla nonna materna quando era in fasce. Tossicodipendenza. Sono i suoi primi ricordi d’infanzia. Immagini recondite che resistono oltre il tempo dell’innocenza. Andava a trovarli e c’erano siringhe buttate sul pavimento, lattine aperte e il sapore di butano gli impastava la bocca. Succhia le labbra fino alla piega del mento. Venendo anch’io da un’estrazione tormentata, guardo con ammirazione lo sforzo che impiega per contrastare le cose che stanno in profondità. Mentre cercano d’ingoiarlo ce la mette tutta per non essere digerito, ma un po’ vorrebbe lasciarsi andare, orfano del passato che l’ha forgiato, lotta l’appartenenza per essere se stesso.

Mi ha fatto un pezzo strano. Gira voce che mi sono fatta una pelle con l’amico di un amico di uno del giro. Quasi non ci crede che è un’infamata. Ma oltre me con quanti sei stata?, è indignato proprio. Loris ma che ne so! Basta con questa storia!, io. Oddio… mica sto co’ ’na cagna, ve? Sei na ragazza seria, non è così?, dice con occhi da lemure e a me si ferma il cuore. Sì sì! La gente è invidiosa e vuole farci lasciare! Mah… tu che dici? Dico: Ti amo. Perché ci sta da panico.

__________

Yasmin Incretolli è stata nella rosa dei vincitori del Premio Italo Calvino. Ha pubblicato “Mescolo tutto” (Tunué) e altri racconti per diverse case editrici. Ha scritto sul Corriere della Sera, L’indice dei Libri del Mese, Nazione Indiana, Il Libraio e L’Indiscreto.

 

Aggiungi un commento