Beyond EPICA, il pianeta visto dall’Antartide
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Pubblichiamo un pezzo uscito sul Messaggero, che ringraziamo.
Nella enorme distesa di ghiaccio del plateau antartico, un gruppo di scienziati con la guida italiana sta scrivendo una pagina fondamentale della ricerca scientifica per la ricostruzione delle ere climatiche. Il clima del passato ci parla e proietta quello del futuro.
La quarta campagna antartica del progetto Beyond EPICA – Oldest Ice, finanziato dalla Commissione Europea, ha ottenuto un risultato fondamentale per le scienze del clima: ora il ghiaccio estratto, che conserva e restituisce un archivio senza eguali sulla storia climatica della Terra, fornisce informazioni dirette sulle temperature atmosferiche e le concentrazioni di gas ad effetto serra nell’arco di 1,2 milioni di anni.
A capo della spedizione c’è il professore dell’Università Ca’ Foscari Venezia Carlo Barbante, che approdò in Antartide per la prima volta trent’anni da giovane ricercatore. Il progetto ha raggiunto una profondità di perforazione del ghiaccio di circa 2800 metri, dove ha incontrato la roccia sottostante della calotta antartica. La carota di ghiaccio estratta consentirà di andare più indietro nel tempo di ogni altra volta. Finora con questi carotaggi si era arrivati a 800mila anni fa.
Le immagini del vostro campo remoto Little Dome C affascinano e impressionano. Quali sono le condizioni del luogo esplorato?
«Gli oltre 200 giorni di attività per la perforazione e le analisi delle carote di ghiaccio sono stati distribuiti su quattro stagioni di lavoro dal 2020 nell’ambiente ostile dell’altopiano centrale antartico, che si trova a un’altitudine di 3.200 metri sul livello del mare e con una temperatura media estiva di -35°C. Le campagne durano perlopiù nel periodo dell’estate australe (dicembre e gennaio). Prima e dopo è troppo freddo».
Che cosa s’intende per carota di ghiaccio?
«È un cilindro di ghiaccio dal diametro di dieci centimetri. Generalmente quando effettuiamo le perforazioni, a ogni discesa riusciamo a recuperare circa quattro metri e mezzo di campione di ghiaccio perfetto, molto cristallino. Poi tagliamo la barra di ghiaccio in spezzoni di un metro per il trasporto».
Dalla stazione base Concordia, che si raggiunge dalla Nuova Zelanda, quale strada avete percorso?
«Little Dome C, che può ospitare fino a 16 persone, dista circa quaranta chilometri dalla Concordia. Il tragitto dura circa tre ore e si percorre con gatti delle nevi e cingolati. Nel campo ci sono sia tende sia container abitativi. C’è tutta la strumentazione per scavare con queste trivelle fino all’interfaccia con la calotta glaciale. La logistica di questo progetto è imponente».
Come avete individuato il punto migliore in cui effettuare il carotaggio?
«Grazie all’applicazione di tecnologie avanzate di radio-eco-sondaggio e alla modellazione del flusso glaciale. È stato eccezionale trovare il record che copre il periodo da 800mila a 1,2 milioni di anni fa esattamente dove era stato previsto, nella fascia di profondità compresa tra 2.426 e 2.490 metri, estendendo il nostro precedente record del progetto EPICA risalente a vent’anni fa».
I campioni sono stati caricati sulla nave rompighiaccio Laura Bassi, che arriverà il 22 aprile a Ravenna. Che cosa è emerso dalle analisi preliminari del materiale raccolto?
«Abbiamo forti indicazioni che i primi 2.480 metri di ghiaccio contengano una registrazione climatica che risale a 1,2 milioni di anni: in un solo metro di ghiaccio si trovano compresse informazioni su ben 13mila anni di storia climatica. Una volta che queste carote di ghiaccio saranno smistate nei laboratori, sveleremo la storia climatica e atmosferica della Terra negli ultimi 1,5 milioni di anni. Monitoro quotidianamente la posizione della Bassi e le temperature dei freezer per assicurare che i campioni rimangano intatti. Quelli più importanti sono conservati a – 50°».
Queste carote glaciali dunque sono delle macchine del tempo formidabili?
«Scavare nella calotta polare significa scoprire non solo un archivio eccezionale dei fattori che hanno influenzato il clima del nostro pianeta – gas serra, cenere vulcanica, polveri sottili – ma anche trovare una guida preziosa per interpretare i fenomeni in atto e prepararci a quelli del futuro. È l’unico archivio climatico e ambientale che mostra sia le cause di ciò che provoca un certo cambiamento sia gli effetti».
Che cosa descrive Beyond Epica rispetto al cambiamento climatico?
«Quali erano le concentrazioni di gas serra nei periodi simili al nostro. Oggi abbiamo aumentato più del 50% le concentrazioni di gas serra che provocano il riscaldamento del pianeta. Questo è devastante per la crescita delle temperature future della terra».
L’Italia e l’Europa sono in prima fila nel mondo grazie alla vostra squadra di ricerca. Quali effetti può avere la geopolitica sulla ricerca scientifica?
«La ricerca polare offre una finestra straordinaria sulla diplomazia scientifica. Nessuno in Antartide può andare da solo: la collaborazione internazionale è alla base della nostra attività. L’Antartide deve essere una terra di scienza e di pace come è scritto nel trattato antartico».
I ghiacciai di tutto il mondo si stanno ritirando. Qual è la situazione in Antartide?
«Nella parte occidentale molte aree perdono ghiaccio ad alta velocità. Tuttavia è niente in confronto con i ghiacciai delle zone non polari. Negli ultimi tre anni le Alpi hanno perso il 10% della propria massa di ghiaccio e di conseguenza la memoria straordinaria del tempo che essa contiene».
Esiste davvero il “Mal d’Antartide”?
«L’attrazione per le regioni polari per chi vi è stato una volta è irresistibile. C’è un senso di libertà assoluta dello spirito. Spesso al ritorno, la prima domanda che mi pongo è quando ripartirò di nuovo per questi spazi sconfinati e incontaminati».